Emergenza lupi in Calabria: “allevatori in tragedia ignorati dalle istituzioni”

Mentre le greggi vengono decimate, il C.U.P.A.C. chiede risposte concrete per salvare l'economia rurale e la zootecnia calabrese

“In Calabria, nelle campagne della provincia di Reggio, le notti sono diventate un incubo. Greggi devastate, capi sbranati, allevatori allo stremo delle forze. Il dramma ha un nome e una causa precisa: branchi di lupi, ibridi e cani inselvatichiti che da anni attaccano senza tregua le aziende zootecniche. Eppure, a fronte di un problema gravissimo e strutturale, le istituzioni locali e regionali continuano a mostrare un atteggiamento a dir poco indifferente, quasi estraneo a una tragedia che sta cancellando l’economia rurale calabrese”. Lo afferma in una nota il dott. Domenico Tripodi, portavoce del C.U.P.A.C. – Comitato Unione Protezione Allevatori Calabria.

“I numeri sono impietosi: in un campione di 40 aziende della provincia reggina, si contano oltre 2000 capi persi, tra ovi-caprini. Dietro questi numeri non ci sono solo animali: ci sono anni di lavoro, sacrifici, mutui, famiglie e identità territoriale. Ogni pecora e ogni capra sbranata è un pezzo di Calabria che muore, un pezzo di economia reale che si spegne. In questa emergenza che ormai si trascina da anni, una voce continua a levare forte la protesta: quella del dott. Domenico Tripodi, portavoce del C.U.P.A.C. – Comitato Unione Protezione Allevatori Calabria”.

“Tripodi ha messo da sempre la faccia, la presenza e il cuore. Ha incontrato allevatori colpiti ogni giorno, ascoltato le loro storie di sconforto e catalogato perdite che in molti casi superano decine e decine di capi a testa. Non ha mai parlato per slogan: ha presentato dati, richieste, proposte concrete. Ha ricordato a chi governa che la zootecnia non è un passatempo folkloristico, ma un settore produttivo strategico per la Calabria: lavoro, reddito, tradizione, presidio del territorio, filiera alimentare”.

“Eppure la risposta è sempre la stessa: silenzio, rimpalli, promesse e indifferenza. Nei giorni scorsi, a Bova, si è tenuta una riunione molto partecipata con i soci allevatori, alla presenza del presidente del C.U.P.A.C., Salvatore Latella. Una serata carica di amarezza, ma anche di dignità e rabbia costruttiva. I presenti hanno testimoniato le perdite subite, la fatica quotidiana, il senso di abbandono istituzionale. Latella ha ricordato ancora una volta che il territorio sta collassando: tra burocrazia, lentezza amministrativa e totale disinteresse politico, chi produce cibo e presidia il territorio viene lasciato a morire. Eppure — e questo è il punto — gli allevatori non chiedono regali: chiedono diritto alla protezione, diritto alla sopravvivenza, diritto al lavoro”.

La Calabria produttiva viene colpita… e ignorata!

“Nonostante petizioni, protocolli, lettere alla Prefettura e alla Regione, tavoli con gli assessorati e audizioni istituzionali, nessuno ha preso in mano il problema.

Il CUPAC ha avanzato richieste chiare:

  • Risultati ufficiali delle analisi del DNA dell’ASP sulle carcasse attaccate;
  • Fondo di emergenza per ricostruire le greggi danneggiate;
  • Centro di selezione e allevamento della capra aspromontana;
  • Fornitura di cani da guardiania con copertura delle spese di mantenimento;
  • Strumenti di deterrenza e difesa attiva.

Richieste semplici, realizzabili, perfettamente in linea con le norme nazionali e comunitarie. Eppure, da chi governa, nessuna risposta concreta. Nel frattempo gli allevatori contano le carcasse, chiude chi non ce la fa più, giovani e famiglie intere si vedono costrette ad abbandonare un mestiere che non è semplicemente un lavoro: è radice, eredità, identità. Ora basta: la politica deve rispondere!”

“La situazione ha superato il limite della sopportazione. È arrivato il momento che l’Assessore competente e il Presidente della Giunta Regionale si siedano al tavolo con gli allevatori, con il CUPAC e con i loro rappresentanti. “Chiediamo pubblicamente un incontro urgente, immediato e risolutivo. Non accetteremo altri silenzi. Non accetteremo altri rinvii. Non accetteremo altre promesse vuote”. Se la convocazione non arriverà, se la politica continuerà a ignorare un’emergenza che riguarda tutti, allora si passerà alla protesta di piazza. Perché la dignità di chi lavora la terra, accudisce gli animali e mantiene viva la Calabria non è negoziabile”.