Protestare è un diritto sacrosanto. Premesso che si possa essere contrari a qualsiasi cosa, anche alla creazione di posti di lavoro, al miglioramento dei trasporti, all’impulso all’economia per l’intero Sud Italia, all’incremento del turismo e a tutti i vantaggi collaterali per i territori di Calabria e Sicilia che il Ponte sullo Stretto può portare. Se si vuole restare “Cavernicoli”, continuare magari ad attraversare lo Stretto in zattera e soppesare da un lato l’importante migrazione degli adorni con tutti i vantaggi socio-economici dell’opera, si è liberi di pensarla (o non pensare proprio) come si vuole. Però le proteste vanno fatte bene.
Anche perchè, diversamente, non solo sviliscono il senso stesso della protesta, ma ottengono l’effetto contrario. E il corteo No Ponte di ieri a Messina è un grandissimo manifesto per il SI‘. Un disastro su tutto la linea, a partire dalle condizioni meteo fra pioggia e freddo, che per prime hanno messo alla prova i manifestanti e le loro idee, bagnate e infreddolite. Secondo gli scettici: in molti non se la sono sentita di manifestare. Complimenti per la coerenza con cui vengono portati avanti i propri ideali a secondo della meteorologia.
E comunque, 15.000 persone in piazza secondo gli organizzatori eh. Ma dove di preciso? Compresi passanti, cittadini presenti nella abitazioni costeggiate dal mini corteo e quant’altro? Perchè per le forze dell’ordine i manifestanti erano 3500. Numeri gonfiati di circa 4 volte rispetto alle presenze reali, nonostante sia stata tirata in ballo la Palestina che ormai è già passata di moda nell’agenda della sinistra, visto che la destra mondiale ha trovato l’accordo di pace mentre la sinistra si ritrova con Bologna (a guida PD) devastata dai ProPal, così come la sede de “La Stampa” (giornale di sinistra e critico con Israele).
E analizziamoli questi numeri. Si è parlato di 100 gruppi, divisi in 5 comitati, 47 associazioni ambientaliste, 36 movimenti, 7 partiti, 5 sindacati. A spanne, 35 persone in media. Tutto questo insieme eterogeneo di forze “No Ponte” è riuscito a portare, in media, solo 35 persone alla protesta spacciata per lo specchio della volontà di calabresi e siciliani. Contando che la Calabria fa circa 1.800.000 residenti e la Sicilia circa 4.800.000, se ne deduce che su 6.6 milioni di persone, i No Ponte sono 3500 (e non è detto che siano tutti delle due Regioni). La restante parte di 6.596.500 o è troppo pigra per protestare, o è favorevole.
Neanche l’effetto Schlein è servito a migliorare la situazione generale. A parte l’assenza di Conte e Landini, criticata addirittura da un No Ponte intransigente e convinto come Accorinti, la sinistra ha puntato su quella che dovrebbe essere la sua carta vincente, l’alternativa a Meloni come presidente del Consiglio, Elly Schlein. Il segretario PD ha portato in piazza 3500 persone per dire No al Ponte, giudicato un progetto vecchio, dannoso, dispendioso. Un progetto che però nasce proprio per volontà del PD, prima che la sinistra pur di andare contro alla volontà di realizzarlo espressa da Silvio Berlusconi, facesse inversione a U passando da favorevole a contraria.
Divisi, incapaci di fare squadra, bugiardi sui numeri, guidati da una politica incoerente: tutti gli ingredienti di un flop storico.



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