di Francesco Marrapodi – È piuttosto possibile che la Calabria stia davvero per riscrivere la propria storia. In quale direzione — in bene o in male — è ancora presto per dirlo. Resta, però, un interrogativo che dalla fascia ionica si eleva con crescente ansietà: che ne sarà della Locride? La Locride, meglio conosciuta come la Costa dei Gelsomini. Una terra che — detto in gergo locrideo — “S’abbacau i llonga u collhu” nella interminabile lista delle attese! Cionondimeno, è proprio nella Locride — da Locri a Brancaleone — che la vittoria della coalizione Occhiuto ha assunto i tratti di un plebiscito. Qui ha raccolto percentuali che hanno superato il 70%, talvolta l’80%. Qui, in questo piccolo lembo di terra dimenticata da tutti, perfino da Dio, il popolo ha creduto in Lei, presidente Occhiuto. È stato un atto di serio coraggio: rivolto alla Sua persona, certamente, ma che include anche la speranza di un futuro migliore. Non ci deluda!
La franchezza è la compagna della verità
Presidente — mi perdoni per l’essere ripetitivo — ma, con rispetto e con la franchezza che deve accompagnare la verità, Le ribadisco che il popolo della Locride ha riposto in Lei le proprie speranze. Ora a Lei il compito di non deludere chi, tra le macerie dell’abbandono e dei trascorsi silenzi, ha osato illudersi ancora, o per meglio dire, crederci ancora! Il popolo locrideo ha visto nella Sua persona un condottiero: un uomo che sogna, che affronta, che non china il capo davanti al fatalismo e alla rassegnazione. Perché governare la Calabria — e più ancora questa particolare fascia della Calabria — non deve assolutamente essere esercizio di potere, ma atto di coraggio e di battaglia morale, di sfida quotidiana e di amore territoriale.
Oggi, grazie al Suo impegno, la Calabria sta scrivendo una nuova pagina di storia. Una pagina che parla di efficienza, viene da credere; di orgoglio e di riscatto. Ma sarà così anche per la Locride? Una Locride che non vuole essere più fanalino di coda, ma faro acceso nel Mezzogiorno; che non cerca più pietà, ma rivendica il diritto di coesistere. Insomma, signor Presidente, da questa terra giunge fino a Lei una voce ferma e sincera: la Locride esige più rispetto. Perché ancora vive tra le rovine dell’abbandono, tra le moltitudini delle promesse interrotte e delle speranze sospese.
Non chiediamo elemosine ma…
La SS 106, arteria vitale, resta una ferita che taglia il cuore della nostra terra. La Bovalino–Bagnara è un sogno che non ha mai trovato strada. Il bergamotto, simbolo di produttività, marcisce sui rami nell’indifferenza generale. I cantieri forestali chiudono, l’agricoltura arranca, il turismo è un “mai nato” per mancanza di infrastrutture e di programmazione.
Presidente, la Locride non pretende miracoli: chiede solo un po’ di considerazione in più, chiede di poter sognare di pari passo alle altre province, chiede un minimo di speranza e di futuro. La Locride vuole essere Calabria — non più periferia. Vuole poter dire ai propri figli: “Restate qui, perché oggi inizia la rinascita della vostra amatissima terra.” E allora, Mr. President, accolga questo appello non come un rimprovero o come sfida, ma come un compito di ulteriore fiducia.
La Locride Le augura un buon cammino di governo, ma Le ricorda — con voce decisa e devota — che è la terra che più di ogni altra ha contribuito al Suo trionfo. Questo affinché, in questo piccolo lembo di Calabria antica e testarda, il popolo inizi davvero il cammino verso la propria rinascita.



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