Regionali Veneto, primo confronto tra Stefani e Manildo su welfare e risorse

L'incontro è stato aperto dalle risposte del candidato del centrosinistra Giovanni Manildo, mentre il deputato leghista Alberto Stefani, all'indomani dell'ufficializzazione della sua candidatura, si è collegato dal suo studio romano di presidente della Bicamerale sul federalismo fiscale

Primo confronto pubblico tra i due principali candidati alle prossime elezioni regionali in Veneto, nell’ambito dell’incontro promosso dalla galassia del privato sociale che fa capo a Anfffas e Legacooperative tenutosi a Limena in provincia di Padova. L’incontro è stato aperto dalle risposte del candidato del centrosinistra Giovanni Manildo, mentre il deputato leghista Alberto Stefani, all’indomani dell’ufficializzazione della sua candidatura, si è collegato dal suo studio romano di presidente della Bicamerale sul federalismo fiscale.

Il botta e risposta Manildo – Stefani

“Vogliamo passare dal Veneto di uno al Veneto di tutti – ha affermato Giovanni Manildo – bisogna trovare delle risorse aggiuntive poichè già quest’anno mancano 30 milioni all’appello tra il monte delle coperture garantite al privato sociale da Stato e Regione e quanto erogato alle famiglie in termini di servizi. Il ragionamento ovviamente non va fatto soltanto per il passato ma anche guardando al futuro quando questo delta, dato l’invecchiamento della popolazione, aumenterà. Il tema di come reperire le risorse è necessario farlo in due modi: con una attenta spending review sulle spese regionali e togliere il tabù della pressione fiscale. Ritengo che non si possa dire aprioristicamente si mette o non si mette una addizionale Irpef”.

Stefani replica: “il sociale sarà al primo punto del mio programma di Governo del Veneto ed ho ben presente la necessità di reperire i 30 milioni che mancano e prima di immaginare un’addizionale Irpef credo sia utile istituire un fondo regionale per veicolare l’avanzo di spesa valutando anche accordi con lo Stato per veicolare fondi provenienti dalla non autosufficienza a livello di fondo sanitario nazionale, proprio per riequilibrare questi servizi”.