L’Italia vende armi a Israele? La verità e un asse commerciale da oltre 4 miliardi

Italia e Israele, un rapporto economico strategico che vale oltre 4 miliardi di euro: l'analisi e la questione della vendita delle armi

Con l’aggravarsi della situazione a Gaza, diventata ormai l’argomento principale sui tavoli dei governi di tutto il mondo, è finito sotto la lente d’ingrandimento il rapporto che lega ogni nazione a Israele. E anche l’Italia non ha fatto eccezione. I ProPal hanno chiesto di interrompere ogni rapporto con Israele a causa della guerra nella Striscia. Ma non è così semplice. Quello fra Italia e Israele è un asse economico strategico che nel 2024 ha superato i 4.3 miliardi di euro, cifra che determina l’Italia come 3° partner commerciale di Israele dopo Germania e Olanda.

L’Unione Europea, che non esita a condannare il comportamento di Israele, nel 2023 è stata il più importante investitore in Israele al mondo, con 72.1 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto ai 39.2 miliardi degli USA. L’Europa è anche il primo partner commerciale di Israele (42,6 miliardi di euro) superando, anche in questo caso, gli USA (31,6 miliardi). Un ammontare che, dopo gli eventi del 7 ottobre 2023, è addirittura cresciuto di 1 miliardo nel 2024.

A partire dal 2000, l’accordo di associazione fra UE e Israele garantisce rapporti politico-economici privilegiati. L’Europa non ha varato alcuna sanzione a Israele per la questione Gaza, nonostante lo scorso 15 luglio, durante l’incontro tra la Commissione europea e i ministri degli Esteri dei 27 Paesi membri, nazioni come Irlanda e Spagna abbiano chiesto la sospensione dell’accordo in virtù dell’articolo 2 che stabilisce il rispetto dei diritti umani come condizione imprescindibile. Proposta che non ha ottenuto l’unanimità necessaria.

Com’è facilmente intuibile, la questione dei rapporti con Israele non è solo economica. Approvvigionamento, innovazione tecnologica, stabilità nel Mediterraneo sono alla base di un asse bilaterale strategico, fruttuoso e importante che permette all’Italia e anche a Israele di avere vantaggi reciproci. Analizziamoli nel dettaglio.

L’Italia vende armi a Israele?

Nella serata di ieri, in diretta a “Dritto e Rovescio” su Rete 4, alcuni ProPal che protestavano a Napoli, urlavano la loro soddisfazione nell’aver fermato navi italiane che trasportavano armi verso Israele. Lo stesso era accaduto a Genova. Uno degli attacchi più feroci fatti al governo Meloni sulla questione Gaza è quello di essere complice di Netanyahu e di vendere armi a Israele. Ma è davvero così?

La questione è più articolata di quel che sembra. L’Italia non vende armi a Israele dal 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas ha dato ufficialmente il via al conflitto con il massacro di 1200 israeliani in territorio israeliano e il rapimento di 250 ostaggi, alcuni dei quali ancora nelle mani dei terroristi, diversi morti durante la prigionia.

Esiste una legge, presente nella nostra Costituzione, che vieta all’Italia di esportare armi verso armamenti verso paesi che sono in conflitto armato o che commettono gravi violazioni dei diritti umani.

L’Art. 1, comma 6 – Legge 185/1990 determina che:

sono vietate le esportazioni, le importazioni, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento, quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell’Italia, con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con altri obblighi internazionali, nonché quando il Paese di destinazione sia in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, o quando il Paese destinatario sia responsabile di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani“.

Essendo Israele in guerra con Hamas, l’Italia ha smesso di vendere armi a Israele dal 7 ottobre 2023. Il sottosegretario in Commissione Esteri alla Camera, Giorgio Silli, lo scorso 7 maggio, ha inoltre chiarito che le attuali spedizioni dipendono da licenze rilasciate prima dell’inizio del conflitto, sulle quali è stata fatta una “valutazione caso per caso“, aggiungendo che “sono stati inviati in Israele solo materiali che non potessero essere utilizzati contro la popolazione civile“.

L’Italia 5° fornitore di Israele a livello mondiale

Nonostante lo stop alla vendita delle armi, il rapporto economico fra Italia e Israele è talmente positivo che l’Italia è il 5° fornitore di Israele a livello mondiale. Parliamo di circa 3.5 miliardi di euro del totale annuale che provengono da esportazioni italiane. L’Italia fornisce soprattutto macchinari, prodotti ad alta tecnologia ottica ed elettronica, e domina nei settori del Made in Italy (food, furniture e fashion).

Le importazioni dell’alta tecnologia israeliana

Importante anche il dato sulle importazioni italiane da Israele, circa 1.3 miliardi di euro concentrati principalmente sul settore dell’alta tecnologia: prodotti farmaceutici, chimici avanzati e, in modo significativo, i sistemi di difesa e armamenti, un ambito in cui Israele è il secondo fornitore dell’Italia dopo gli Stati Uniti. In pratica, è Israele che vende armi all’Italia, essendo militarmente più avanzato nel settore difensivo.

1 miliardo di investimenti

Nel 2023, l’Italia ha investito 1 miliardo di euro in Israele. Una cifra consistente ma inferiore rispetto ai 4 miliardi della Germania, i 7 del Lussemburgo e, addirittura, i 50 dell’Olanda. Pressochè irrilevanti gli investimenti israeliani in Italia. Tel Aviv investe per 48 miliardi nei Paesi Bassi, 6.5 in Cipro, 4.3 in Germania. L’Europa nel 2023 ha ricevuto investimenti israeliani per 66 miliardi di euro, sette volte quelli diretti agli Stati Uniti.

Il gas del Mediterraneo e l’hub energetico italiano

Israele gioca un ruolo di primo piano nella strategia italiana per diventare un hub energetico nel Mediterraneo. Nell’ottica di diversificare i propri approvvigionamenti energetici dalle forniture russe, il governo italiano punta al gas naturale liquefatto proveniente dai giacimenti dell’Est Mediterraneo. Sono attualmente in corso importanti trattative riguardanti accordi di cooperazione energetiche che potenzierebbero import e logistica attraverso l’Italia, mirate a rinforzare il ruolo di Roma come ponte tra Mediterraneo Orientale ed Europa.

Tecnologie per acqua e agricoltura

Ritornando sul discorso dell’alta tecnologia israeliana, fondamentale la cooperazione in settori che riguardano l’acqua (desalinizzazione e gestione idrica) e l’agritech. Fra cambiamento climatico e stress idrico nel Mediterraneo, l’asse Italia-Israele risulta fondamentale e strategico per il Meridione e le Isole.

Accordo su ricerca e innovazione

Fra i due Paesi esiste, da decenni, un accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica che continua a finanziare congiuntamente progetti di ricerca e sviluppo in ambiti come le scienze della vita e l’ambiente. Sono parecchie le startup italiane che hanno aperto sedi in Israele per sfruttarne l’innovazione tecnologica, mentre aziende israeliane vedono l’Italia come porta d’accesso al mercato europeo.

Interessante, inoltre, la questione legata agli investimenti che Israele fa in ricerca e sviluppo (oltre il 4% del Pil). L’Italia sta lavorando per sfruttare questa avanguardia tecnologica in aree critiche: dalla cybersecurity alle scienze della vita, dall’intelligenza artificiale alle tecnologie aerospaziali.