Landini e i “compagni”, alla faccia della tutela: i veri lavoratori a casa, i finti lavoratori in guerriglia. Ma dov’erano ai tempi del Green Pass?

Il sindacato del caos: dai blocchi stradali alla guerriglia urbana. Dichiarazioni, episodi, intenzioni, avvenimenti, che si fa fatica a comprendere

Sarò pazzo io. O forse sono distratto. Resta il fatto che ci sono alcune dichiarazioni, alcuni episodi, alcune intenzioni, alcuni avvenimenti, che fatico a comprendere, oggi, in queste ore, in questi giorni. Mi hanno detto tante cose, ma proprio non riesco a capire.

Mi hanno detto che uno dei principali sindacati dei lavoratori in Italia ha “forzato” uno sciopero che nulla ha a che fare con il lavoro degli italiani e con la loro tutela.

Mi hanno detto, anzi, che con questo sciopero i lavoratori non solo non li tutela, ma li danneggia pure.

Mi hanno detto che tanti lavoratori, oggi, venerdì 3 ottobre, sul luogo di lavoro (e ne ho testimonianza diretta) non ci sono potuti arrivare. Alla faccia della loro tutela…

Mi hanno detto che sono state bloccate strade, stazioni, con la forza, con la violenza. Ma il Governo non era fascista?

Mi hanno detto che i soliti facinorosi, un mix tra anarchici, gente dei centri sociali, “fattoni” della peggior specie, ne hanno approfittato – di nuovo – per trasformare lo sciopero e la manifestazione in guerriglia. Ripeto: ma il Governo non era fascista?

Mi hanno detto che questi, gli anarchici e i “fattoni”, probabilmente non lavorano, non hanno un’occupazione. Passano il tempo a sfasciare le vetrate dei negozi perché sta bene a Conte, Schlein, Bonelli e Fratoianni, che gli porgono una mano. E allora capisco tante cose…

Mi hanno detto che sempre loro, questi facinorosi, non hanno bisogno di tutele, proprio perché non lavorano.

Mi hanno detto che un commerciante, magari proprietario di una piccola bottega a conduzione familiare, si alza una mattina e si vede sfasciata la vetrata del proprio negozio sempre dai soliti. Boom! 10 mila euro di danni. Chi li ripaga? Landini?

Mi hanno detto che oggi, a Torino, alle Ogr (Officine grandi riparazioni), erano attesi il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyer, John Elkann e Jeff Bezos. Avrebbero dovuto inaugurare un luogo che darà lavoro – nel futuro – a migliaia di persone. Lavoro. Già. Parolina magica. Quegli spazi sono stati distrutti, ieri sera. Di nuovo: alla faccia della tutela dei lavoratori.

Mi hanno detto che i lavoratori, in realtà, andavano tutelati cinque anni fa, quando il Governo di allora imponeva loro di stare a casa se non vaccinati, oppure apriva e chiudeva i ristoranti a piacimento, di giorno di sera, a orari alterni, con la luna piena, nei giorni pari dei mesi dispari e mi fermo qui. Ma mi chiedo: allora, Landini, dov’era? Dov’era quando bisognava camminare con il Green Pass?

Mi hanno detto che a quei tempi, quelli del Covid e del lockdown, i facinorosi di estrema Sinistra non c’erano, non erano in piazza, non li ha mai visti nessuno. Gli unici a protestare erano i ristoratori, gli imprenditori proprietari di bar, pizzerie, ristoranti e attività simili. Erano lavoratori. Che protestavano. Perché chi oggi non li tutela, non li tutelava neanche allora. Coerenza perfetta.

Mi hanno detto, però, che allora il Governo li fermava con gli idranti e li rincorreva coi droni. Quel Governo che oggi grida al fascismo ma che all’epoca era il simbolo della democrazia liberale (sigh!)…

Mi hanno detto che cinque anni fa i violenti di oggi, quelli che stanno trasformando l’Italia in guerriglia, non protestavano perché al Governo c’erano i loro “compagni” di Sinistra.

Mi hanno detto che in Italia i dati su occupazione e lavoro sono in crescita, con questo Governo. E allora, giustamente, il sindacato dei lavoratori cosa deve tutelare?

Mi hanno detto che un “giornalista” d’assalto, Saverio Tommasi, paladino dei vaccinati e del Green Pass ieri, e paladino della Palestina oggi (era su una delle barche della Flotilla), quattro anni fa scriveva questo, a proposito della tessera verde. E allora io mi fermo, rifletto, alzo le mani e penso: forse però il pazzo non sono io…

saverio tommasi