Falcomatà preoccupato dal nuovo quadro pluriennale dell’UE: “annulla il ruolo delle Regioni”

Fondi europei, Falcomatà: "la levata di scudi di tutte le regioni, certifica quelle che erano le nostre preoccupazioni. Auspichiamo posizione forte di Occhiuto.

Giuseppe Falcomatà parla già da Consigliere Regionale, anche se – difatti – ancora non lo è. Anzi, in tal senso c’è ancora da attendere la Corte d’Appello di Catanzaro e gli eventuali ricorsi. Intanto il Sindaco di Reggio Calabria ribadisce la preoccupazione su quello che sarà il Piano Pluriennale (2028/2034) dell’Ue“Lo avevamo annunciato perché lo avevamo previsto: il disegno della Commissione Europea rischia di compromettere irrimediabilmente il ruolo propositivo e di assoluta importanza delle Regioni, nella governance dei fondi europei” ha detto in una nota.

Critiche arrivano soprattutto dall’organo di rappresentanza delle regioni europee, il Comitato europeo delle regioni, che addirittura definisce la bozza del documento “un tuffo nel passato di oltre 30 anni. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, capo della delegazione italiana – sottolinea Falcomatà – è il più critico e a lui va riconosciuta l’onestà intellettuale di essersi fatto portavoce delle istanze delle regioni che vedrebbero svilito il loro fondamentale ruolo nella gestione di strumenti indispensabili per alcuni settori chiave dello sviluppo dei nostri territori, nonostante la riforma della coesione inserita nel Piano pluriennale, porti la firma del suo collega di partito, il Vicepresidente Fitto”.

“L’auspicio è che il Presidente Roberto Occhiuto, anche lui ovviamente presente a Bruxelles – conclude la nota – faccia sentire la sua voce, perché il regolamento che sarà approvato, cambierà per sempre le funzioni di dispositivi programmatici ideati per accorciare il gap economico delle regioni più svantaggiate in termini di infrastrutture piuttosto che in termini di sviluppo economico e sociale, e saranno regioni proprio come la Calabria a soffrire maggiormente di questo processo di centralizzazione, che rischia di stralciare pilastri della programmazione europea come POR, PAC, FESR, FSE per far largo al cosiddetto NRP (National and Regional Plan), un unico piano nazionale, che avoca a livello statale le decisioni su governance e strategie di spesa dei fondi europei. Una scelta che contrasta apertamente con le battaglie che le regioni hanno condotto in questi anni e che, questo nuovo Regolamento, dimostra di ignorare”.