È una decisione destinata a far discutere quella annunciata oggi dal Comune di Reggio Calabria: l’Albergo Miramare, storico edificio affacciato sul lungomare, sarà messo in vendita con base d’asta fissata a 13 milioni e 900 mila euro. Le offerte dovranno essere presentate entro le ore 12:00 del prossimo 20 ottobre 2025. Un fatto che, al di là della procedura amministrativa, assume un peso politico enorme.
A firmare la delibera è infatti il sindaco Giuseppe Falcomatà, esponente del Partito Democratico, lo stesso che da consigliere comunale di opposizione, durante la Giunta Arena nel biennio 2011-2012, si scagliava con forza contro il centrodestra accusandolo di voler “svendere i gioielli di famiglia”. Allora il giovane consigliere criticava duramente i tentativi di cessione o di trasformazione del Miramare, ritenendo l’operazione un tradimento del patrimonio collettivo della città.
Oggi, dopo oltre 11 anni di amministrazione targata Falcomatà, è proprio lui che vuole vendere l’albergo! E il paradosso è evidente. In questo lungo arco di tempo, il Miramare non ha conosciuto alcuna riqualificazione sostanziale. L’unico tentativo, rimasto celebre, fu quello dell’assegnazione “creativa” a un amico, vicenda che aprì la strada a denunce, processi e condanne in primo e secondo grado, con l’effetto di allontanare Falcomatà dalla carica di sindaco per 18 mesi. Solo la Cassazione, successivamente, lo ha assolto. Un percorso travagliato che, però, non ha prodotto alcuna rinascita per l’immobile simbolo della città.
E così, dopo 15 anni di attese, promesse e rinvii, il Miramare torna al centro della scena, ma non come luogo restituito alla collettività: semplicemente viene messo in vendita, proprio come volevano fare le Giunta di Scopelliti e Arena più di 15 anni fa, quando l’opposizione del Pd si scandalizzava per questo. L’amara realtà per la città è che in tutto questo tempo non si è costruita un’alternativa, non si è avviato un progetto di recupero credibile e condiviso, e adesso si torna esattamente al punto di partenza. Evidentemente Scopelliti e Arena avevano ragione? E vendendo il Miramare 15 anni fa si sarebbe potuto evitare il disavanzo che portò a processi legati allo scioglimento del Comune nel 2012? Forse era quello l’unico vero obiettivo del Pd e di Falcomatà, che oggi fanno esattamente ciò che i loro predecessori avevano pianificato 15 anni fa, e a cui loro si opponevano duramente?
La vicenda non è solo una questione amministrativa, ma anche politica e simbolica. Il Miramare è parte dell’identità di Reggio Calabria, un edificio che racchiude valore economico, culturale e storico. Cederlo può significare rilanciarlo tramite investimenti privati, ma il punto è: perchè la politica che si è opposta e ha impedito questa virtuosa azione 15 anni fa, oggi la ripete? Quali sono gli interessi dietro queste manovre così ardite? Sembra di rivedere la storia del Waterfront con il Museo del Mare di Zaha Hadid, bloccato da Falcomatà per scelta politica nel 2015 e oggi rilanciato con i lavori in corso dopo dieci anni di stop.
La città, intanto, assiste incredula. Dopo tredici anni di attesa, il sindaco decide di percorrere la stessa strada che aveva bollato come sbagliata quando era all’opposizione. Un cortocircuito politico che lascia l’amaro in bocca e che inevitabilmente aprirà un nuovo fronte di polemiche.



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