Regginate – Per la Reggina gli allarmismi sono altri

Si è all’inizio del terzo campionato dilettantistico per la Reggina, e il rischio è che a certe cose, a furia di starci dentro, ci si cominci ad abituare

In tutta sincerità non condividiamo gli allarmismi che stanno travolgendo la tifoseria reggina dopo appena poche giornate. Anche se per la prima volta, non bastasse lo squallore di un campionato dilettantistico a cui ci stiamo, ahinoi, abituando, abbiamo anche assistito allo spettacolo tristissimo che si portano dietro di litigi interni tra la stessa tifoseria. Ma succede anche questo quando le buschi in casa da una squadra che per capire da dove viene devi consultare la carta geografica. Ma nonostante tutto continuiamo a non avere dubbi che questo campionato, al di là di facili nervosismi, sarà condotto in porto, e per un motivo semplicissimo: mancano degli avversari seri. Ma il problema verrà dopo. E mi spiego: perché a sembrare alti quando si affrontano dei nani non ci vuol molto, e questa dirigenza, che ha giocato in alta classifica tra i dilettanti (ma poi, e questo dice la sua categoria, si nasconde appena perde) non sappiamo poi cosa saprà combinare quando i campionati si faranno appena un po’ più seri.

Terzo campionato dilettantistico per la Reggina

Si è all’inizio del terzo campionato dilettantistico per la Reggina, e il rischio è che a certe cose, a furia di starci dentro, ci si cominci ad abituare. Alla fine dell’estate, in preda alla delusione ancor più cocente perché fino all’ultimo s’era accarezzata l’idea di uscirne, s’era invocata una corazzata di quelle che il campionato lo uccidano fin da subito. Abbiamo avuto invece, più semplicemente, una buona squadra di vertice. Ma probabilmente per vincere questo campionato una corazzata non sarebbe neanche necessaria vista la qualità degli avversari: non serve un cannone per abbattere uno steccato.

Avversari modesti

La modestia degli avversari, al di là della qualità dei giocatori, sembra essere la cosa più favorevole degli amaranto di quest’anno. Ma non è una cosa di cui andare particolarmente fieri. Fino a che questa Reggina qualche avversario di valore se lo è trovato di fronte, alla fine se lo è sempre trovato piazzato davanti. Adesso certo non sapremmo proprio chi dovremmo temere in un campionato che dovrebbe essere vinto senza grandi problemi. Naturalmente, certo, poi è il campo a decidere i risultati e la classifica e non le considerazioni di quanti stando seduti su una poltrona fanno  riflessioni astratte, altrimenti poi le partite non le si giocherebbe neanche. Ma questo vale per contendenti equilibrati. Per il resto poi il campo ha regalato sempre meno sorprese di quanto qualche imperterrito idealista vuole far credere. Fin qui qualche tremore, certo, lo abbiamo avuto.

Girone

Ma qui c’è un girone dove alcune squadre hanno come obiettivo riuscire a concludere il campionato, altre semplicemente giocarlo con dignità, e solo due o tre guardano da lontano alla serie C come a un sogno lontano. Insomma, riecheggiando una vecchia pubblicità, ormai c’è solo da vincere facile, e se non ci si riuscisse neanche così allora davvero non si capisce in che altra condizione mettere questa Reggina che da anni deve fare il salto di qualità davanti a squadre il cui stadio può contenere meno spettatori dei suoi abbonati (e questo la dice lunga su dove siamo andati a finire).

Riflessione sul dopo

Dando quindi per scontato che questo sarà l’ultimo campionato dilettantesco (ma vincerlo dopo che tutti gli altri se ne sono andati non è un successo ma una mezza sconfitta) ci permettiamo di fare qualche riflessione sul dopo. Noi consideriamo questi tre anni di dilettantismo calcistico, conditi di una buona dote di presunzione (non ultima la promessa della serie B immediata, che è la spocchia di chi si presenta senza aver mai messo il piede su un campo) uno dei più vistosi fallimenti di questa amministrazione comunale che fece una scelta a suo tempo che  lasciò molti dubbi e su cui pesano tantissime ombre. Da allora la squadra ha continuato a vivacchiare in posizioni di vertice ma senza mai dare realmente l’impressione di potere mai realmente vincere un campionato dilettantesco, nonostante avesse alle spalle, sebbene negli inferi del calcio, una cospicua tifoseria. Insomma, ha sempre dato l’impressione di essere una squadra con grandi potenzialità sia come bacino urbano, sia come strutture, sia come seguito e quant’altro imprigionata da una dirigenza che le faceva fare dei buoni campionati dilettanteschi, magari di vertice, senza rendersi conto che non era quella la sua dimensione. Che è un poco come avere una Mercedes e usarla per andare in ufficio e tornare a casa.

E infatti non è riuscita a farla uscire dal pantano della serie D, mettendo insieme una formazione che era buona ma poco più, e costringendo un largo seguito di tifosi, che non di rado per la gioia dei cassieri erano più di quelli autoctoni, a seguirla in improbabili viaggi in oscuri anfratti dove non trovavano neanche abbastanza posti a sedere. Molti imprenditori si sono accorti di questo potenziale inespresso e hanno fatto la loro offerta, che è stata sempre respinta: la Reggina è la mia e me la tengo io.

La Reggina è un patrimonio sociale

Il che è ineccepibile dal punto di vista giuridico, se non fosse che la Reggina, appunto, non è un semplice bene privato, ma rappresenta anche un patrimonio sociale (come ben sa, per esempio, chi chiede poi a migliaia di persone di sottoscrivere un abbonamento), che è stata svenduta con la complicità dell’amministrazione che doveva vegliare e non ha vegliato, come ci venne assicurato per giustificare una decisione che a tutti sembrò quantomeno stravagante. Adesso finalmente si apriranno (lo diamo per scontato) i cancelli che ci faranno uscire da questo guado. Noi dubitiamo che una società che non è riuscita a vincere un campionato dilettantistico quando aveva di fronte avversari seri poi in serie C riuscirà non diciamo a vincere il campionato (quest’anno, per dire, se lo contenderanno squadre come Catania o Benevento) ma finanche a galleggiarci, visto che lì le squadre inarrivabili per noi adesso sono quelle da metà classifica e non ci si troverà più di fronte il San Cataldo o il Sant’Agata, con tutto il rispetto. Non sarebbe il caso forse per questa dirigenza, con l’umiltà di chi si guarda allo specchio, cominciare fin da adesso a chiedersi cosa si vorrà fare in un mondo che forse non è alla sua portata?