Il tasso di interesse sul debito francese a 30 anni ha superato il 4,50%, per la prima volta dal 2011, in un contesto di crescente incertezza sulla situazione di bilancio francese, in attesa del voto di fiducia del Primo Ministro François Bayrou all’Assemblée Nationale l’8 settembre. Intorno alle 10.10, questo tasso, considerato un barometro della fiducia degli investitori a lungo termine, ha raggiunto il 4,50%, rispetto al 4,45% di chiusura del giorno precedente. L’ultima volta che aveva superato questa soglia era stato nel novembre 2011, nel pieno della crisi del debito sovrano dell’eurozona. Il tasso è in aumento da lunedì, quando si attestava al 4,42%, poiché appare sempre più probabile che il governo di François Bayrou non riesca a ottenere la fiducia l’8 settembre.
Il tasso di riferimento sui titoli a 10 anni ha raggiunto il 3,57%. È in rialzo da diversi giorni, avvicinandosi a quello dell’Italia. Questo aumento è “un segnale molto negativo di sfiducia” degli investitori nei confronti della Francia, ha spiegato all’Afp Aurélien Buffault, gestore obbligazionario di Delubac Am. Gli investitori, spiega Jim Reid, economista di Deutsche Bank, “temono che una nuova paralisi politica renda più difficile un bilancio di austerità, il che è preoccupante dato l’attuale livello del deficit francese”. François Bayrou ha avviato lunedì una serie di consultazioni politiche, una settimana prima del voto di fiducia alla Camera dei Deputati francese. Le incertezze in Francia stanno avendo un impatto anche sul debito a lungo termine in Europa. In Germania, il rendimento dei titoli di Stato trentennali si aggira intorno al livello più alto dalla crisi dell’Eurozona del 2011. Nel Regno Unito, il tasso di interesse sui prestiti a 30 anni ha raggiunto il livello più alto dal 1998, attestandosi al 5,69%.
Mario Monti e i paragoni con l’Italia del 2011
“Il giudizio di Bayrou sull’Italia? Poco pertinente. Un governo che in questo momento ha le difficoltà del governo francese farebbe bene a cercare la collaborazione e l’apporto di tutti, più che dare luogo a queste piccole querelle”. Lo afferma in una conversazione con il Corriere della Sera e Le Monde, il senatore a vita Mario Monti. Lei è stato il premier che ha affrontato la grave crisi dell’Italia nel 2011. Quali punti in comune con la situazione della Francia oggi? “L’Italia di allora e la Francia di oggi – risponde – si assomigliano nel forte squilibrio di finanza pubblica e nella necessità di interventi sul piano del budget e delle riforme strutturali, con grande preoccupazione in tutta Europa. I due presidenti francesi Nicolas Sarkozy e François Hollande temevano che se l’Italia fosse caduta, qualche conseguenza grave ci sarebbe stata anche per la Francia. L’Italia allora ha avuto il grosso inconveniente, che si è rivelato paradossalmente un beneficio, di essersi confrontata con una vera emergenza, come ricorderete, con la crescita spaventosa dello spread. La necessità di intervenire era più visibile a tutti di quanto non lo sia nella Francia degli ultimi tempi. Poi, noi abbiamo chiesto sacrifici in modo equilibrato, credo, a destra e a sinistra, in modo che ciascuno si sentisse chiamato a dare il proprio contributo per salvare il Paese, mentre il presidente Macron ha insistito per anni su una cosa sola, le pensioni. E poi c’è una differenza di sistema politico che in teoria dovrebbe giocare a vantaggio della Francia, ma in pratica no”.
“Se l’Italia si muovesse nella direzione del premierato, che non è la repubblica presidenziale ma le assomiglia, sarebbe difficile gestire situazioni del genere” prosegue Monti. “L’attuale governo italiano – aggiunge – ha colpito gli osservatori in modo molto positivo dal punto di vista della sua prudenza nella gestione del bilancio. Nonostante la maggioranza di governo sia composta da partiti che per anni hanno aspramente criticato gli interventi di bilancio e le riforme strutturali attuate nel 2011-2012, sia la premier Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia sia il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti della Lega hanno condotto una politica di bilancio molto prudente, che ha dato i suoi frutti nei mercati finanziari. Il problema non risolto in Italia è la crescita da tempo inadeguata”. Che cosa potrebbero fare insieme, oggi, Italia e Francia? “Dovrebbero mettere da parte questi piccoli litigi che non portano da nessuna parte e agire insieme, ad esempio per guidare il fronte contro l’esenzione dalla tassa minima globale che gli Stati Uniti hanno ottenuto al G7”, conclude.
Renzi: “Bayrou ha sbagliato ad attaccare l’Italia”
“Bayrou ha sbagliato ad attaccare l’Italia. Questa legge, come pure quella sul rientro dei cervelli, porta soldi nelle casse dell’Erario e riporta giovani talenti in Italia. Concorrenza sleale la fanno i paradisi fiscali a noi, francesi e italiani. Suggerimento non richiesto al mio amico Bayrou: occupati dei tuoi problemi veri, che non sono l’Italia e gli italiani”. Lo ha detto il leader di Italia viva, Matteo Renzi, intervistato dal Messaggero, ricordando che “quelle leggi le ho volute io. E funzionano. Salvini non c’entra nulla. Io sono all’opposizione di Giorgia Meloni ma non sarò mai all’opposizione del mio Paese”. A giudizio dell’ex presidente del Consiglio, “nel clima rovente internazionale Italia e Francia hanno gli stessi problemi: i dazi di Trump, l’incertezza geopolitica, le guerre, il calo demografico. Il mio è un suggerimento che vale per entrambi i governi: la smettano di farsi i dispetti. E lavorino insieme – ha concluso – per un’Europa più forte”.



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