Dodici anni di differenza, stesso talento, stessa ascesa, stessa lungimiranza, stessa determinazione, stesso successo, ma destino diverso. Ma chissà se ora, i due, si ritroveranno a battagliare – in una sana rivalità – per vestire gli angeli lassù nel cielo. Da qualche ora è scomparso Giorgio Armani, uno dei grandi simboli della moda italiana. Il pensiero, dalle parti di Reggio Calabria e non solo, in queste ore non può non andare a Gianni Versace. Lo stilista reggino, altro grande simbolo della moda italiana e poi internazionale, pur iniziando la sua carriera dopo – per motivi di età – era arrivato a concorrere per lo “scettro” di “capo” della moda.
Negli anni d’oro, per addetti ai lavori e non solo, era praticamente una rivalità vera e propria. Ma sana, rispettosa. Di quella che fa da stimolo e competizione, che porta a migliorarsi senza invidia. Una rivalità che forse, in fondo, alla fine piaceva – e faceva bene – ad entrambi. Anche perché se ne parlava, i giornali cavalcavano, il chiacchiericcio veniva alimentato. Una rivalità che è stata resa pubblica da Santo Versace, fratello di Gianni, nel libro “Fratelli. Una famiglia italiana”. Come quando, a metà anni ’70, nasceva la convinzione che “il talento di Gianni ci avrebbe portati lontano”, svela Santo. “Erano gli anni più effervescenti del Made in Italy. Giorgio Armani era partito già da qualche tempo e a Milano non si parlava d’altro. Commentando i primi successi di quello che sarebbe diventato, negli anni, il “rivale storico”, io dissi: ‘Secondo me è arrivato il momento anche per noi. Dobbiamo lanciare la Gianni Versace’. E aggiunsi: ‘Se avremo un minimo di fortuna, faremo meglio di Yves Saint Laurent’. Carlo (Tivoli, compagno di allora di Gianni, ndr) si girò verso Gianni e, ridendo, commentò: ‘Tuo fratello è pazzo’. E Gianni, di rimando: ‘Se lo dice Santo, sarà così'”.
Le prime differenze: “Armani veste le ‘sante’, Versace le ‘puttane’
Altro passaggio è quello sulle prime differenze, negli stili, tra i due. “Non si può parlare di quel periodo – rivela Santo Versace – senza menzionare la nostra rivalità con Armani, ottimo materiale giornalistico in questo Paese che ama sguazzare nei derby, non solo sportivi: Milan-Inter come Coppi-Bartali, Milano-Roma e ovviamente Armani-Versace. Si diceva che Armani vestisse le mogli e Versace le amanti. O, più spudoratamente, all’uno le ‘sante’, a noi le ‘puttane’. Un’amica e nostra cliente, Lalla Spagnol, diceva che i tailleur di Giorgio le aggiungevano dieci anni mentre gli abiti di Gianni glieli toglievano. Si diceva che chi vestiva Versace si voleva mettere sfacciatamente in mostra, mentre la donna Armani si nascondeva discretamente. Folclore giornalistico, magari con un pizzico di verità, alimentato da qualche frecciatina sfuggita da entrambe le parti. La migliore, per me impagabile, fu questa: chiesero ad Armani che cosa invidiasse a Gianni Versace e lui rispose: ‘Suo fratello Santo'”.
Quando i due si ritrovarono insieme all’evento di beneficenza “Convivio”, organizzato da Gianni
Una rivalità sana, dicevamo. Come quando, raggiunto il successo, Santo rivendicava con orgoglio: “Il nostro negozio era tra quelli di Armani e Valentino”, il riferimento all’apertura di una nuova boutique a New York. Eravamo un po’ tutti, in quel momento, davvero irresistibili. Armani era stato sulla copertina di ‘Time’, noi ci saremmo andati nel 1995″ racconta in un altro passaggio. Una rivalità che li ha portati a partecipare insieme a un’iniziativa interessante organizzata da Gianni: Convivio. Si trattava di un evento di solidarietà tra stilisti legato a un altro evento, precedente, a cui Gianni aveva partecipato, riguardante la raccolta fondi per la ricerca contro l’AIDS, malattia che in quegli anni (era il 1992) aveva portato alla morte di grandi artisti, anche stilisti, tra cui Perry Ellis e Halston.
Convivio si svolse al Castello Sforzesco e, di quell’evento (“la sera prima ci fu un temporale violentissimo che fece cedere delle impalcature”), Santo ricorda: “C’è una bellissima foto dove sono ritratti insieme Valentino, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré e naturalmente Gianni, l’unico in giacca chiara e senza cravatta. Fu indimenticabile, c’era una bellissima energia e c’erano Elton John e Sting che cantavano. raccogliemmo più di settecento milioni”.




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