Forte San Jachiddu, un simbolo di Messina tutto da scoprire

Da baluardo ottocentesco del sistema dei Forti Umbertini a parco ecologico e centro culturale, il Forte San Jachiddu domina lo Stretto di Messina unendo memoria storica, natura e innovazione sociale

Tra le colline che circondano Messina, situato a 330 metri sul livello del mare, è possibile ammirare il Forte San Jachiddu, un elemento molto importante nella storia militare italiana del XIX secolo. La sua posizione evidentemente strategica permette di godere di una vista spettacolare sullo Stretto di Messina, rendendo l’edificio un punto di osservazione invidiabile per ammirare la bellezza naturale di tutta la Sicilia nord-orientale.

Cos’è Forte San Jachiddu e perché si chiama così

Il nome della fortezza deriva da San Jachiddu, un eremita basiliano che visse in epoca bizantina nella zona. La struttura si caratterizza per una forma trapezoidale simmetrica, divenendo così uno degli esempi di ingegneria militare ottocentesca in grado di combinare efficacemente le funzionalità strategico – difensive con una buona dose di eleganza architettonica tipica delle strutture di quel periodo.

L’accesso principale presentava fin dalle origini un antico ponte levatoio che superava il fossato difensivo, permettendo a chi avesse fatto ingresso nella struttura di visitare un complesso articolato su tre livelli, collegati da rampe centrali.

Il Forte San Jachiddu e i Forti Umbertini

Il Forte San Jachiddu è uno degli elementi che fanno parte del sistema difensivo dei “Forti Umbertini“, così chiamati in onore di Re Umberto I di Savoia: un ambizioso e imponente progetto militare che prese forma negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, quando il giovane Regno doveva ancora consolidare la propria organizzazione difensiva nazionale.

Nel contesto della Belle Époque, contraddistinta dalla presenza di crescenti tensioni internazionali e da una corsa alle conquiste coloniali, l’Italia comprese l’importanza strategica dello Stretto di Messina come passaggio obbligatorio verso il Mediterraneo settentrionale. Ne derivò l’accelerazione per la costruzione di questo sistema fortificato, iniziata nel 1882 e terminata nell’arco di un decennio, tra il 1885 e il 1892, insieme a ventiquattro strutture militari distribuite tra Sicilia e Calabria.

Il progetto prevedeva in particolar modo la realizzazione di quindici fortificazioni sul versante siciliano dei Peloritani, tra cui San Jachiddu, Petrazza, Serra La Croce, Campone e Puntal Ferraro, mentre le rimanenti nove furono costruite sul versante calabrese dell’Aspromonte. A margine, una distribuzione strategica che permetteva di garantire il controllo totale del traffico marittimo attraverso lo Stretto.

Tuttavia, apparve chiaro come l’evoluzione tecnologica militare nei decenni rese obsoleto questo sistema difensivo in tempi relativamente rapidi: concepiti per l’artiglieria da costa e dotati principalmente di obici, i forti furono progettati per essere invisibili dal mare ma vulnerabili agli attacchi aerei. E così, l’avvento dell’aviazione militare all’inizio del XX secolo trasformò in modo significativo le strategie belliche, rendendo questi imponenti investimenti in gran parte inutilizzati durante i conflitti mondiali.

Oggi è un parco ecologico e centro culturale

Dopo decenni di abbandono successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il Forte San Jachiddu ha vissuto un periodo di grande rinascita grazie all’impegno di associazioni culturali e istituzioni locali, che hanno contribuito a trasformare la struttura in Parco Ecologico e assicurando così all’edificio la possibilità di acquisire una nuova funzione sociale e culturale.

Dal 1997, la gestione del sito è affidata a cooperative sociali e associazioni di volontariato che hanno saputo coniugare la conservazione storica con l’innovazione sociale. Il progetto di riqualificazione ha coinvolto però anche numerosi partner, incluso l’Orto Botanico Pietro Castelli di Messina, creando sinergie tra istituzioni accademiche e realtà del territorio.

Oggi, chi vuole può visitare il parco godendo di un’esperienza multisensoriale che combina storia, natura e arte contemporanea, e si apre con fiducia a tutti i visitatori: i percorsi didattici che sono qui presenti consentono infatti non solo di comprendere l’evoluzione storica del sito, quanto anche di partecipare ai laboratori artigianali, che valorizzano le tradizioni locali.

È inoltre possibile ammirare alcune installazioni artistiche contemporanee, ideale filo di connessione tra il passato del Forte e il presente. Una fusione tra conservazione e innovazione che ha trasformato il forte in un centro culturale dinamico, capace di attrarre visitatori di tutte le età.

È altrettanto evidente come la posizione strategica del Forte permetta di rendere questo punto una base di esplorazione per le escursioni sui Monti Peloritani, offrendo così a tutti gli appassionati del trekking l’opportunità di esplorare sentieri che attraversano paesaggi di straordinaria bellezza naturale e alimentando un crescente turismo sostenibile in tutta la zona.