Elezioni Regionali Calabria, tra Occhiuto e Tridico sarà una competizione all’ultimo voto

Elezioni Regionali Calabria, tra Occhiuto e Tridico sarà un duello all’ultimo voto. Ecco la disamina tra i due concorrenti principali

Col passare dei giorni il duello politico in Calabria tra i due più forti candidati presidenti, Occhiuto e Tridico, si fa più equilibrato. Il terzo candidato, Toscano, nelle previsioni appare troppo staccato per entrare realisticamente in gioco. La distanza tra i due maggiori protagonisti si accorcia e le previsioni diventano più verosimili. La mia sensazione è che sarà una competizione all’ultimo voto. Mi sforzerò quindi in questo articolo di fare una disamina, per quanto possibile, obiettiva della forza che sprigionano i due concorrenti, ricordando che oggi è in gioco, come non mai, il destino di un territorio ormai sull’orlo della disperazione.

Occhiuto

Il presidente uscente può esibire un dato sicuramente positivo, ma più d’uno gravemente negativo. Se vincesse le elezioni, almeno sulla carta governerebbe per un quinquennio, quindi avvalendosi di una più larga conoscenza dei problemi del territorio, che non è, specie in Calabria, un elemento sottovalutabile. Potrebbe continuare a occuparsi dell’ambiente, una vera piaga della Calabria, i cui problemi sono così mastodontici da apparire nel tempo breve irrisolvibili. L’assessore degli ultimi anni della giunta da me presieduta era Silvio Greco, uno dei biologi marini più bravi d’Italia, tecnicamente utilizzato, immagino, anche dall’attuale presidente. Ciò non di meno non riusciamo ad uscire dall’immane ingorgo ambientale in cui la regione da troppo tempo si trova incagliata.

Occhiuto nell’ipotesi di una seconda esperienza, voglio sperare non si caricherebbe di deleghe, come, sbagliando, ha fatto nella prima. Nella nostra regione una delle sciagure più grandi è quella di esibire l’atteggiamento del “fas tut mi” che notoriamente non appartiene al costume calabrese, ma alla sua degenerazione. Un atteggiamento psicologico che ha a che fare con il potere e con le sue demoniache spire. Ancora. Sono convinto che, vista la situazione disastrosa vissuta nella sanità in questi quattro anni, questa volta Occhiuto affiderebbe sotto una paranoica sorveglianza – per governare la Calabria con i suoi tanti problemi, la paranoia non rappresenta un limite psichico, ma una risorsa provvidenziale – tale delicato settore ad un grande organizzatore sanitario.

Un personaggio non volto a disegnare i massimi sistemi, come ha fatto Occhiuto in questi quattro anni, ma a cominciare ad occuparsi della sanità spicciola, la più dolente. Dai pronto soccorso, alle ambulanze (che suscitano immagini d’inferno nei calabresi) alla qualità professionale dei medici in corsia. Tutti elementi che in alcuni ospedali del territorio, dopo circa quindici anni di commissariamento, appaiono avvilenti. Occhiuto dovrebbe quindi affrontare un tema eminentemente politico. Dovrebbe spiegare ai nostri corregionali il vero motivo, in tutta evidenza politico e non giudiziario, per cui si è dimesso immobilizzando un territorio per altri quattro-cinque mesi. Non vorrei apparire impietoso, ma quelle dimissioni così inusuali, non sembrano avere nulla a che fare con i problemi dei calabresi. Esse appaiono incentrate per intero all’interno della coalizione di centrodestra. Se infatti – sembra ragionare il presidente – a causa degli sviluppi dell’azione giudiziaria fossi costretto a rinunciare alla presidenza, in quale porto potrei indirizzare la mia scialuppa? Non certo in Parlamento dove ad ostacolarla troverebbe la presenza ingombrante del fratello. Non gli rimaneva che una nuova presidenza rilanciata dalle elezioni. Un rifugio esistenziale del tutto avulso dal sentimento profondo dei calabresi.

La realtà, come si vede, è assai più impietosa dei trionfali passaggi del presidente dimissionario sui Social, dove vige una regola aurea inventata da un presentatore televisivo del passato “Fatti una domanda e dai una risposta”. Non si dimentichi che i Social, nella maggior parte dei casi, altro non sono che un proscenio allestito per un’umanità che intende apparire ciò che non è.

Tridico

Diamo a questo punto uno sguardo alla sponda opposta. Il candidato è Pasquale Tridico. Ha una bella storia di famiglia ed è un professore universitario, ordinario di politica economica. Proviene dal M5S, di cui per fortuna non porta le stimmate delle origini. Non direbbe mai che “uno vale uno”. E’ l’autore storico del reddito di cittadinanza, E’ stato presidente dell’Inps. Conosce a menadito il problema sociale che angustia pesantemente la nostra regione, dove un calabrese su due è a rischio povertà. Per tale motivo vuole, se vince, introdurre un reddito di dignità. Sembra dunque avere le carte in regola per andare a genio almeno ad una grande schiera di calabresi poveri.

So che sulla questione del reddito molti nostri corregionali, specie benestanti, storcono spesso il naso. Perché quando fu a suo tempo adottato fu innegabilmente gestito male. Bisogna però considerare che se è vero che un calabrese su due è a rischio povertà, il problema non riguarda solo i diseredati del territorio. Riguarda, anche in forma pesante, per motivi politici e di allarme sociale, anche coloro che, tale rischio, non lo corrono. Tridico tenterà di inoculare nel territorio questi concetti semplici. Ha dunque bisogno di un’informazione penetrante, incessante, ripetuta all’infinito per farla soprattutto arrivare a un mondo rassegnato che non crede più a nulla, che non legge i giornali, non usa i Social e non guarda la televisione. Un mondo che di anno in anno gonfia il bacino dell’astensionismo. Se Tridico questa volta riesce a convincerlo a non disertare, per il proprio bene, le urne, il centrosinistra vince le elezioni.