di Francesco Marrapodi – C’è un mondo che vive nei silenzi e nella essenza della luce, fragile più della rugiada del mattino. È il magico mondo dell’arte nei bambini, dove ogni segno diventa rivelazione, ogni colore respiro, come una quasi invocazione che si eleva sempre e all’infinito. È in questo contesto che nasce la storia di Carmen Pedullà, figlia diletta di Bianco. Da questa estremità del Sud della Calabria, sospesa tra nostalgia e speranza, Carmen ha raccolto la forza del vento e la tenacia del tempo, trasformandole nel suo straordinario cammino. È partita da qui, da Bianco; ha attraversato la propria terra e gran parte del resto d’Italia per approdare a Torino, dove oggi risiede e insegna la sua arte ai bambini. Oggi Carmen insegna disegno e pittura a d’olio presso l’associazione culturale Impresa & Territorio di Torino. Impartisce anche lezioni private, e realizza dei laboratori didattici educativi ai bambini nelle scuole e nelle associazioni.
Talento
Il suo talento è grande e le qualità che lei offre non sono semplice tecnica né ordinaria simbologia pedagogica: sono l’incarnazione stessa dell’esistenza umana. Nei suoi laboratori l’arte diventa, infatti, via di salvezza, atto di riscatto. Perché i suoi allievi non imparano solo a dipingere: imparano a conoscere la propria anima, a dialogare con la fragilità del mondo e a ridipingere la vita con i colori della vita.
I loro disegni sono una sorta di mappa interiore: oceani che pulsano dentro l’immenso mare delle nostre anime, cieli che urlano speranza, paesaggi che cercano un senso oltre l’orizzonte. E Carmen, nel silenzio dell’aula, diventa colei che trasforma la vulnerabilità in forza, l’arte in parola, il sogno in testimonianza. Così, dalle mani dei bambini scaturiscono epifanie dell’essere, opere che non si limitano a descrivere ma creano, rivelano, scuotono.
Ed è proprio in questo miracolo quotidiano che si svela la forza più autentica:perché la loro arte arriva al cuore delle persone, attraversa le barriere del tempo e delle ferite interiori, e sa trasmettere un senso profondo di riscatto morale. È come se in ogni pennellata i bambini dicessero al mondo che la bellezza non è un lusso, ma una necessità, e che anche nei fogli o nelle tele può nascere e crescere il canto solenne della rinascita.
Linguaggio universale
In queste tele improvvisate vige un linguaggio universale, capace di oltrepassare i confini del mondo conosciuto. È la voce della vita che ricomincia, della purezza che resiste, della speranza che non si arrende.
Il percorso di Carmen è allora un ritorno a quelle aurore esistenziali che ogni giorno fioriscono grazie ai suoi allievi. E attraverso questo processo, seppure in modo riflesso e paradossale, anche la Calabria viene rigenerata, ritemprata dall’arte di Carmen e dai bambini che portano in sé la luce del futuro e dell’innocenza. E così, da questa punta estrema, da questo paradiso sospeso tra mare e cielo, è scaturito un insegnamento che ora appartiene all’umanità intera: l’arte come destino esistenziale. Perché Carmen Pedullà non trasmette soltanto saperi: custodisce e restituisce un segreto che i bambini già conoscono di sé, ma che gli adulti abbiamo dimenticato. Ovvero che la vita stessa è un’opera d’arte, e dipingerla è un atto di fede che potrebbe ergersi all’infinito perfino!





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