“Chi fici Falcomatà? Non c’è nessuno che lo sa”: così il sindaco mischia politica e sacro, la scorrettezza elettorale (davanti al quadro della Madonna) non passata inosservata

Dopo aver mischiato la politica con lo sport, con il calcio, per via della vicenda Reggina, Giuseppe Falcomatà ci ricasca e questa volta mescola la politica con il sacro, con un vero e proprio comizio elettorale nel corso del discorso a margine della consegna del cero votivo

Vi ricordate quando, sotto campagna elettorale, il sindaco di Reggio Calabria promosse il libro “Chi fici Falcomatà”?. La prima reazione in città fu: “lui se la canta e lui se la suona”. Ora, senza dover ribadire che probabilmente il libro sulle “Barzellette su Totti” riscosse maggiore credibilità, c’è una prerogativa, quasi un obbligo, una sorta di forza superiore, che guida il primo cittadino reggino nel dover sempre e comunque ribadire ed enfatizzare ciò che – in questi anni – ha compiuto per la sua città (sigh!). Anche nei momenti meno opportuni. Perché passi anche un libro simbolico, ma il comizio elettorale davanti al quadro della Madonna, anche no.

Dopo aver mischiato la politica con lo sport, con il calcio, per via della vicenda Reggina, Giuseppe Falcomatà ci ricasca e questa volta mescola la politica con il sacro. Non contento dei segnali mandati “dall’alto” dalla Madonna stessa, con le due disavventure tra sabato e martedì, per fortuna senza conseguenze (l’inclinazione della Vara e la parte alta del quadro impigliata in alcuni cavi), il sindaco si è lasciato andare a una sorta di “chi fici Falcomatà” nel corso del discorso a margine della consegna del cero votivo di martedì.

Ma c’è un elemento grave, passato sotto traccia e fatto notare da molti solo nei giorni successivi. Quello che doveva essere semplicemente un discorso profondo sulla fede, sulla tradizione e sul significato di questa ricorrenza, storica e culturale per la città, Falcomatà ha portato avanti un vero e proprio comizio elettorale. Tra l’altro, proprio in pienissima campagna elettorale, a poco più di due settimane dalle elezioni regionali in cui lo stesso primo cittadino è impegnato come candidato al consiglio regionale. Fatto grave, ribadiamo. Abbastanza grave. Oltre che scorretto politicamente e istituzionalmente. E poi dimostra, ancora una volta, una volta di più, come il sindaco della città abbia l’eccessiva smania di dover ricordare ai suoi concittadini cosa ha compiuto in questi anni, una sorta di forma di insicurezza e protezione verso coloro che lo hanno ormai sfiduciato.

Nel discorso all’interno del Duomo, Falcomatà ha parlato di PNRR, di giovani che scappano, di classifiche sulla qualità della vita, di risorse spese, di asili, parchi pubblici, illuminazione, di Palazzo di Giustizia, di Tempietto, di Europa, di turismo, di Museo del Mare. Di tutto, praticamente di tutto. Un’accozzaglia di argomenti sparsi in un contesto fuori luogo, accompagnati da lacrime che – a leggere i social – in tanti hanno definito “di coccodrillo”. Ma, per rispondere alla domanda su “chi fici Falcomatà?”, ci verrebbe da riprendere proprio una famosa canzone sul coccodrillo: “non c’è nessuno che lo sa…”.

Qui di seguito il discorso integrale: