Sono ore di ansia e attesa, le ennesime, per la Messina calcistica. Mentre l’ACR – costruita in fretta e furia in qualche giorno – è scesa in campo in Serie D alla prima, pareggiando contro l’Athletic Palermo, il futuro della società si gioca nuovamente fuori dal rettangolo verde. Ieri, infatti, il Tribunale ha espresso nuovamente parere negativo in merito alla richiesta legata al piano di rientro dei debiti, su cui era stata posta una iniziale proroga fino al 10 ottobre, opzione su cui hanno spinto i legali del club anche ieri. Lo hanno fatto sfruttando l’accordo tra AAD e Peditto, oggi DG ma in futuro possibile proprietario (l’obiettivo è che il suo gruppo acquisisca il 100% delle quote), che si sta impegnando per garantire la continuità aziendale. Come? Costruendo l’organico, permettendo la disputa delle gare, occupandosi di tutte le spese, tra cui il pagamento degli stipendi di settembre.
Tuttavia, per il commissario, la strada è quella di un no perentorio, con richiesta di liquidazione giudiziale, ovvero fallimento. Quest’ultima strada rappresenterebbe l’inizio della fine di un calvario che per mesi – forse in realtà è tutt’ora così – per la piazza si è rivelato incubo, con i vergognosi comportamenti messi in atto da AAD, Sciotto e non solo. Si resta in attesa della decisione dei giudici, che potrebbe arrivare anche oggi. O si confermerà la proroga al 10 ottobre, dando al club un mese di tempo per presentare il piano di rientro dei debiti, o potrebbe essere fallimento.



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