Vittorio Feltri ed il Ponte sullo Stretto: “ho cambiato idea, non è solo un’opera ingegneristica ma è una dichiarazione di intenti”

Vittorio Feltri ed il Ponte sullo Stretto: "ho cambiato idea, non è solo un'opera ingegneristica ma è una dichiarazione di intenti. È la promessa di un Paese che non accetta il declino"

Con l’ok del Cipess manca veramente poco all’inizio dei lavori del Ponte sullo Stretto dopo un iter iniziato subito con l’insediamento del Governo Meloni. In un articolo Su “Il Giornale”, il direttore editoriale, Vittorio Feltri, dedica un articolo sulla questione dell’infrastruttura stabile tra Calabria e Sicilia. “Ho cambiato idea sul Ponte di Messina. Se essa vuole essere adeguata al passo che sta tenendo sul piano internazionale Giorgia Meloni, l’Italia deve allungare lo Stivale, smetterla di temere che grandi appalti (una decina di miliardi) coincidano con grande corruzione, e ingrassino per forza la mafia. E che terre sismiche debbano tenerci alla larga dal costruire infrastrutture atte a scavalcare ostacoli fin qui ritenuti insormontabili”, sottolinea Feltri.

“Dopo che ho detto sì al Progetto Ponte, non pochi mi hanno rinfacciato incoerenza”

“Dopo che, nella mia ‘stanza’, ho manifestato il mio sì al progetto che, dopo essere stato di Berlusconi oggi è di Salvini, non pochi mi hanno rinfacciato incoerenza. Non è l’opinione su un ponte, nemmeno quello dentale, figuriamoci quello di Messina, a spostare l’asse delle mie convinzioni. Chi non è vedovo di qualche idea? Sono mutati i tempi. La comunicazione ha cambiato parametri, non solo si sono aperte con Internet vie nuove nell’etere per parole e immagini, ma strade marittime prima impensabili attraverso l’Artico per cui si battono America, Russia, Cina e pure timidamente l’Europa scandinava impongono a noi che ne siamo lontani di creare alternative valorizzando come una piattaforma logistica incomparabile la Sicilia. Non si capisce perché dovremmo lasciarla lì come se fosse quella dei fichi d’India: può essere la nostra California”, rimarca Feltri.

“A me è morta la convinzione che opere gigantesche nel Sud Italia fossero un suicidio economico”

“A me è morta la convinzione che opere gigantesche nel Sud Italia fossero un suicidio economico. Che quel ponte sullo Stretto poi, in bilico sopra mafia e terre ballerine, nei pressi di un manipolo di vulcani alquanto nervosi (Etna, Stromboli, Vulcano) fosse una provocazione temeraria. Due grandi economisti miei amici come Piero Cantoni e Antonio Martino provarono invano da vivi a farmi ribaltare il parere: li faccio contenti post mortem. Mi hanno infine convinto non solo gli argomenti, ma la passione morale dell’ingegner Pietro Lunardi. L’ho visto all’opera, quando nello scetticismo del mondo intero, con poche mosse geniali, ha salvato la Valtellina da un’alluvione catastrofica. Sulla sicurezza e convenienza del Ponte, Lunardi si gioca la reputazione di una vita, che per uno come lui equivale alla testa di Giovanni Battista. Di uno così fidarsi è ragionevole”, puntualizza Feltri.

“Il Ponte sullo Stretto è una dichiarazione di intenti”

“Il Ponte di Messina non è solo un’opera ingegneristica; è una dichiarazione di intenti. È la promessa di un Paese che non accetta il declino, la sua riduzione a periferia dell’impero americano, ma vuole crescere, connettersi, prosperare. Guardiamo agli esempi internazionali: il Golden Gate di San Francisco (che ha retto a terremoti terrificanti), il ponte di Øresund tra Danimarca e Svezia (costruito da aziende italiane), i viadotti cinesi che sfidano la gravità. E il tunnel sotto la Manica? Ogni grande opera ha affrontato critiche, dubbi, paure. Ma i simboli sarebbero lussi per popoli grassi se lo scavalcamento dello Stretto con un’opera di tecnologia non nascesse da una necessità esistenziale di questi tempi (vedi Draghi), cioè di sopravvivenza dignitosa e magari prospera“, spiega Feltri.

“Il Ponte sullo Stretto crea posti di lavoro”

“Oggi le grandi navi mercantili ignorano i nostri porti per dirigersi a Rotterdam o Amburgo. Perché? Perché mancano infrastrutture efficienti. Il Ponte di Messina, insieme allo sviluppo dei porti siciliani, invertirebbe questa tendenza, attirando investimenti e creando posti di lavoro. Mi risulta che ci siano Paesi arabi che sarebbero pronti a prendersi carico di questo Ponte in cambio di un dominio sui porti. Come la Cina al Pireo. No grazie, non siamo colonie. Non facciamoci portare via la Gioconda delle infrastrutture, che diventerebbe persino una grande meta turistica. Mi fermo qui. E comunque sia chiaro, non mi sposto da Milano”, conclude Feltri.