Ponte sullo Stretto, intervista al prof. Bruno Sergi: “sarà un vero e proprio shock economico, esattamente come accaduto a Istanbul”

Il Prof. Bruno Sergi, economista di fama internazionale e sostenitore del Ponte sullo Stretto, ci racconta la sua visione sull’impatto economico e sulle sfide del progetto, dopo anni di dibattito e incertezze politiche

Il prof. Bruno Sergi è un economista dell’Università di Messina: insegna corsi sulle economie emergenti anche negli Stati Uniti, ad Harvard, e ha una lunga serie di autorevoli incarichi internazionali, tra i quali nella governance dell’Accademia internazionale per la lotta alla corruzione a Vienna. Co-fondatore del Comitato “Ponte Subito”, è stato uno dei primi illustri accademici peloritani, se non il primo, a schierarsi in modo favorevole alla realizzazione del Ponte sullo Stretto in tempi non sospetti, oltre 20 anni fa, quando al governo del Paese c’era Silvio Berlusconi e il Ponte era visto come fumo negli occhi, un investimento berlusconiano da dover criticare senza indugio. Con un profilo solo accademico e nessun appiglio politico, l’economista peloritano è stato il primo a schierarsi a favore di questo investimento, senza mai entrare in merito al dibattito politico che allora impazzava contro Berlusconi.

Lui che vive a Reggio Calabria e viaggia quotidianamente per le sue attività accademiche a Messina, conosce bene i disagi drammatici causati dall’assenza del Ponte che ha creato un enorme vuoto infrastrutturale e limitato la crescita del territorio calabrese e siciliano. Sergi è stato allora il primo a parlare di “shock economico” come miglior risultato della realizzazione del Ponte, studiando accuratamente gli altri esempi vicini, in particolare il ponte sullo stretto dei Dardanelli in Turchia.

Adesso il CIPESS ha dato il via libera e ascoltare il suo punto di vista è doveroso e, diremmo noi di StrettoWeb, quasi obbligatorio. Trovandosi ad Harvard in queste settimane lo intervistiamo giocoforza telefonicamente proprio sul tema del Ponte.

Caro professore, cosa pensi dell’azione del governo Meloni sul Ponte sullo Stretto?

Il governo di Giorgia Meloni ha dimostrato una determinazione rara nell’accompagnare il progetto fino al suo stadio conclusivo. Benchè altri governi nel passato non si siano mai opposti all’opera, tranne il governo di Mario Monti, l’idea del Ponte era rimasta per anni ancorata a una sostanziale inerzia. Il governo Meloni, con una visione d’insieme direi, ha impresso al progetto una decisiva spinta verso l’approvazione, portando avanti l’iniziativa con decisione, anche nelle sue fasi più delicate”.

Quanto è importante, a tuo avviso, l’imput del ministro Salvini per arrivare a questo passaggio storico?

Non v’è alcun dubbio che il ministro Matteo Salvini abbia giocato un ruolo chiave nell’iter decisionale e ha contribuito a imprimere al progetto quella spinta necessaria alla sua concreta approvazione. Tuttavia, è importante sottolineare che tali risultati si sono realizzati all’interno di un contesto politico favorevole, grazie al sostegno convinto del governo e della maggioranza parlamentare che hanno creduto nel valore dell’opera. Mi lasci dire che parallelamente, le due regioni direttamente interessate dalla costruzione hanno fornito un appoggio politico e istituzionale fondamentale”.

Quali sono i principali benefici del Ponte sullo Stretto per il territorio?

Un impegno finanziario di oltre quattordici miliardi di euro rappresenta ben più di una semplice iniezione di capitale, è un autentico volano per l’economia dell’intera area dello stretto. Questo stanziamento, che è frutto di un’appassionata visione strategica per le infrastrutture, apre a nuove sinergie tra settore pubblico e privato, ad attrarre altri investimenti che valorizzeranno il territorio, a facilitare alter opere pubbliche come ad esempio l’alta velocità. Allo stesso tempo, l’entità dell’opera richiederà il concorso di migliaia di maestranze e restituirà ossigeno al tessuto occupazionale. Confido che Webuild possa facilitare un consistente ritorno di cervelli, professionisti dell’area oggi costretti a lavorare altrove. Ad esempio, ingegneri civili e ambientali, tecnici specializzati, operai edili con esperienza nei cantieri di grande scala”.

Perché è un’occasione così irripetibile?

Ho sempre evocato l’idea di un autentico shock economico positivo capace di proiettare il territorio verso una rinnovata prosperità. Un’onda lunga di sviluppo che, partendo da investimenti infrastrutturali, si riverbera su molteplici fronti: dall’incremento delle piccole e medie imprese locali, alla florida industria del turismo, e tanto altro. Le potenzialità di questo slancio sono paragonabili a quanto osservato in megalopoli come Istanbul, dove massicci interventi su ponti, aeroporti e altre infrastrutture hanno innescato un vero e proprio volano economico. Questo shock positivo non deve limitarsi a riempire cantieri durante la fase di realizzazione del Ponte, ma dischiude scenari di crescita duratura e restituire al nostro territorio slancio competitivo”.

Non vedi dei rischi?

Assolutamente sì, numerosi. Un impegno finanziario dell’ordine di 13,5 miliardi di euro porta con sé l’ombra della corruzione, dei ben noti ritardi di consegna dell’opera, dei ben noti superamenti di budget che hanno contrassegnato molte opere pubbliche nel nostro Paese. Garantire il rispetto del tetto di spesa diviene dunque un imperativo assoluto, così come è indispensabile evitare ogni dilatazione dei tempi di consegna. Poiché si tratta di un progetto osservato con grande interesse a livello internazionale, occorre tutelare con ogni mezzo la fiducia di futuri investitori e cittadini. Tutto ciò richiede piani di monitoraggio continui, un controllo delle diverse fasi esecutive unito ad una trasparenza totale nelle procedure. Queste sono le premesse fondamentali per trasformare l’investimento in un autentico modello di efficienza e rigore”.