“Caro Direttore,
In questi giorni abbiamo assistito alla solita offensiva di associazioni ambientaliste, che puntano il dito contro il Ponte sullo Stretto citando presunti danni ambientali, presunte violazioni delle normative europee e la devastazione della Rete Natura 2000. Ma dove erano queste stesse organizzazioni quando, lungo le coste italiane: venivano costruite case abusive a ridosso del mare, villaggi turistici illegali, interi tratti di costa deturpati da cemento selvaggio? Si cementificavano interi quartieri urbani in città come Milano, con l’espansione delle aree metropolitane senza controlli reali, e al contempo gli ambientalisti rimanevano silenti”. Così in una nota il Prof. Simone Veronese, dell’associazione “Amici del Ponte”.
“Parliamo di un vero paradosso ambientale. Chi oggi oppone resistenza a un’opera pubblica strategica e sostenibile, non ha alzato un dito contro la speculazione che ha trasformato migliaia di ettari di suolo agricolo in cemento. Milano, ad esempio, è seconda in Italia per consumo di suolo a livello comunale e registra una cementificazione così intensa da coprire quasi il 60% del territorio metropolitano, con oltre 75 ettari consumati solo nell’ultimo anno – un disastro ambientale ignorato nel silenzio dell’associazionismo ambientalista professionale.
“Grave il silenzio su Reggio Calabria”
Ancora più grave è il silenzio su Reggio Calabria: il 57% dei punti campionati lungo la costa è risultato inquinato da agenti fecali, perché i depuratori sono inefficienti o non funzionano. Su sei punti monitorati da Goletta Verde, nessuno è risultato balneabile, e in molti casi gli scarichi sono proprio davanti al lido comunale o alle foci dei torrenti. Eppure queste associazioni – Legambiente in testa – restano immobili, mentre riversano tutti i loro attacchi sul Ponte. Un’opera che porta legalità, trasparenza e controllo, progettata con oltre 60 prescrizioni ambientali, stretta sorveglianza amministrativa e procedure VAS/VIA. Un’opera che ricorre all’uso della rigenerazione e della compensazione ecologica, non al consumo indiscriminato di suolo”.
La posizione dell’Associazione Amici del Ponte sullo Stretto e del suo Presidente, il Prof. Simone Veronese, è più chiara che mai: “Il Ponte non rappresenta un danno ambientale, ma un’opportunità per ridurre traffico marino e stradale, abbattere emissioni da traghetti, migliorare la connessione territoriale”. È un investimento strutturale in un piano infrastrutturale da 70 miliardi di euro, pensato per rilanciare il Sud attraverso ambiente, turismo, logistica e alta velocità. “Rifiutiamo con forza gli attacchi ideologici e strumentali, che non propongono alcuna alternativa seria ma tutelano solo l’immobilismo. Il Ponte sullo Stretto è il simbolo concreto di un Mezzogiorno che vuole risorgere, lasciarsi alle spalle isolamento e declino. È il ponte tra chi vive nel mito del no e chi sceglie il futuro”.



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