“Lavoreremo per valutare l’ipotesi, e ripeto è solo un’ipotesi, di realizzare qui il polo nazionale del Dri nel caso in cui a Taranto, a cui spetta la prima scelta per motivi morali e storici, economici e sociali, non ci fossero le condizioni di realizzarlo. Questo verosimilmente potrebbe essere il sito alternativo perché fornirebbe tutte le condizioni necessarie alla competitività”. Parole e musica di Alfredo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, presente oggi al Porto di Gioia Tauro per un sopralluogo alla presenza del Governatore Occhiuto e dei sindaci di Gioia Tauro e San Ferdinando. Quella del Ministro, va detto, rappresenta una vera e propria bomba.
Ad oggi, e lo ha precisato anche lui, è solo e soltanto ipotetica. Ma, qualora a Taranto non dovessero presentarsi le condizioni, allora sarebbe Gioia Tauro protagonista della realizzazione dell’impianto del preridotto di ferro (Dri), nell’obiettivo di decarbonizzare l’acciaio italiano. Reggio Calabria, e nello specifico il paese della piana, al centro di tutta la decarbonizzazione dell’acciaio italiano. Cosa significa? Che il territorio diventerebbe difatti il centro della siderurgia nazionale. Un’occasione grandiosa di rilancio per un’area che – attraverso uno dei Porti strategici – dovrebbe produrre molta più ricchezza. E in tal senso Occhiuto è stato chiaro: “il porto di Gioia Tauro è il primo in Italia per numero di container movimentati, 4,2 milioni, ma le esternalità positive sono davvero poche, nel senso che un porto di transhipment non genera ricchezza per la Calabria”.
Il progetto degli impianti Dri e i numeri sull’occupazione
Il progetto prevede quattro Dri in otto anni e un investimento di circa 6-7 miliardi di euro. In termini di posti di lavoro, sarebbe un vero e proprio shock, che si unirebbe a quello – oggi non più un’ipotesi, ma da mercoledì 6 agosto realtà – per l’avvio dei cantieri del Ponte sullo Stretto. Con la realizzazione di questi impianti, infatti, si prevede un’occupazione di circa 2.500 addetti nella sola fase di realizzazione.
“I primi 2 Dri – ha detto Urso – dovranno essere realizzati nei prossimi 4 anni in contemporanea allo spegnimento del primo altoforno a Taranto e alla realizzazione dei primi due forni elettrici, uno a Taranto e l’altro a Genova. Poi il terzo Dri nei successivi 2 anni, quando si spegnerebbe il secondo altoforno e a Taranto sarebbe realizzato il secondo forno elettrico, e il quarto Dri nei successivi 2 anni. Nell’arco di otto anni – ha rilevato Urso – gli interi impianti siderurgici dell’ex Ilva saranno pienamente decarbonizzati”.



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