Gli incontri, le telefonate e i messaggi ai parenti, agli amici, ai cugini, ai conoscenti, agli amici degli amici, sono già partite: Falcomatà ha deciso. Il Sindaco di Reggio Calabria si candiderà alle Elezioni Regionali, e sta già cercando voti, sostegno e supporto elettorale. Il primo cittadino ha fatto di tutto, nell’ultimo anno, a volte anche in modo un po’ eccessivo al punto da diventare imbarazzante, per diventare il candidato alla presidenza della Regione del Centrosinistra: il modo migliore per assicurarsi un orizzonte politico, adesso che l’esperienza a Palazzo San Giorgio volge in ogni caso al tramonto.
In realtà in precedenza Falcomatà aveva agognato in modo altrettanto imbarazzante la legge che consentisse il terzo mandato, affinché potesse ricandidarsi ancora e rimanere Sindaco in stile podestà. In questa partita ha persino sostenuto le iniziative legislative della Lega dell’odiato Salvini, alla faccia degli slogan delle ultime elezioni e delle grandi e nobili ideologie politiche.
Stavolta, però, Giuseppe non è stato fortunato e nell’arco di poche settimane è saltata sia l’eventualità di una legge sul terzo mandato (in realtà mai concreta), che la possibilità di una candidatura alla Cittadella, che gli avrebbe garantito – anche in caso di una scontata sconfitta con Occhiuto – un ruolo di leadership nell’opposizione in Consiglio Regionale, e soprattutto un’elezione blindata senza dover passare dalle preferenze.
Ma lo scacchiere non si è messo bene per l’esponente del Partito Democratico che guida il Comune di Reggio Calabria da undici lunghissimi anni, tra rinvii elettorali per la pandemia di Covid-19, sospensioni per le condanne giudiziarie e soprattutto tante altre inchieste più gravi su brogli elettorali e scambio elettorale politico-mafioso svanite in bolle di sapone. Adesso, però, siamo alla resa dei conti: a maggio 2026 si voterà anche per il Comune e Falcomatà non potrà più ricandidarsi per legge. Che fare, quindi?
La scelta di candidarsi al consiglio regionale unica alternativa per non sparire dalla politica
Il rischio di finire nell’oblio, completamente fuori dai giochi, era enorme. E l’idea di candidarsi al Consiglio Regionale, come un Antonio Billari o un Giuseppe Giordano qualunque, precedentemente ampiamente snobbata con i suoi e mai presa sul serio in considerazione, è diventata l’inevitabile via di fuga per rimanere in politica. Per evitare di dover fare le valigie e prendere quel posto da impiegato semplice al Comune di Milano per cui aveva vinto (135° in graduatoria su 200 posti disponibili) il concorso a tempo indeterminato per diplomati con la qualifica di istruttore dei servizi amministrativi contabili – categoria C, nel capoluogo meneghino.
Negli ultimi giorni, superate le tribolazioni e digerito l’amaro boccone della realtà, Falcomatà ha quindi strizzato gli attributi, tirato un sospiro enorme e si è buttato a capofitto in questa nuova sfida. Che non sarà semplice, perchè in caso di probabile sconfitta della coalizione, la lista del Pd nella circoscrizione Sud eleggerà un solo candidato. Il primo. E Falcomatà dovrà prendere i voti di preferenza, uno ad uno, battendo l’agguerrita concorrenza e facendosi votare dai cittadini. Con un problema enorme: in città, dove tutti lo conoscono, non lo stima e apprezza nessuno proprio per come ha gestito il Comune in questi 11 anni. In provincia lo conoscono davvero in pochi: non si è mai fatto vedere o sentire, non ha mai fatto davvero il Sindaco Metropolitano, ruolo in cui persino il suo vice – ex facente funzioni – Carmelo Versace, si è dato maggiormente da fare.
E tra Carmelo Versace, ma soprattutto il Sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio e un voto popolare d’opinione che sarà maggiormente spostato sulle liste di Movimento 5 Stelle e Tridico Presidente, non sarà facile per il Sindaco racimolare le preferenze necessarie a farsi eleggere.
I numeri nelle precedenti elezioni regionali
Nel 2021 il più votato (e unico eletto) è stato Nicola Irto con 10.333 preferenze. L’anno prima, nel 2020, sempre Irto spiccava (più votato e unico eletto) con 12.417 voti. Nel 2014 arrivò primo Sebi Romeo con 12.288 voti, seguito sempre da Irto con 12.014 voti e poi Mimmetto Battaglia con 10.450 voti, tutti eletti grazie alla vittoria di Oliverio e al premio di maggioranza.
Falcomatà, quindi, dovrà superare 10 mila preferenze. E se dovrebbe essere qualcosa di scontato per la figura politica che da 11 anni copre il ruolo di Sindaco della principale città della Regione, non è affatto così facile anche alla luce della situazione del partito. L’establishment del Pd non è nelle mani di Falcomatà e, anzi, potrebbe persino sostenere un altro candidato. Ad ingarbugliare maggiormente la situazione, infatti, c’è la rottura maturata negli ultimi giorni tra Falcomatà e il suo storico amico Giovanni Muraca.
La rottura con Muraca e l’ennesimo amico perduto
Giovanni Muraca è molto più di un compagno di partito, oggi nuovo rivale politico interno, per Giuseppe Falcomatà. E’ l’ennesimo amico perduto in una breve carriera politica fatta di liti, tradimenti e abbandoni proprio con gli amici di una giovinezza perduta. Proprio con quelle amicizie dei tempi puri e genuini in cui ci si conosceva e ci si divertiva insieme senza pugnalate alle spalle per interessi personali.
Falcomatà, infatti, non è riuscito a gestire la situazione e dopo aver rotto malamente con tutti i vice (tranne uno, il nome lo sapete già) della sua esperienza da Sindaco (Saverio Anghelone, Riccardo Mauro, Armando Neri, Tonino Perna, Carmelo Versace), molti assessori e consiglieri spesso e volentieri volti storici del partito o in altri casi da lui personalmente individuati e voluti per il suo percorso amministrativo (Angela Marcianò, Agata Quattrone, Rocco Albanese, Nino Zimbalatti, Angela Martino, Demetrio Delfino), adesso ha chiuso anche con il consigliere Regionale Giovanni Muraca che lui stesso aveva mandato a Palazzo Campanella nel 2021, sostenendo la candidatura per misurarsi elettoralmente. Con 5.840 voti, Muraca era arrivato secondo prendendo poi il posto di Irto quando quest’ultimo veniva eletto Senatore alle politiche di settembre 2022.
Adesso, con la necessità di Falcomatà di candidarsi al consiglio regionale, Muraca si è sentito tradito e pugnalato alle spalle. Ed è arrivata l’inevitabile rottura. “Ma come, mi avevi garantito che non lo avresti fatto, che sarei rimasto io“. “Sì, ma le cose sono cambiate e adesso io ho questa necessità. Tu sei lì solo ed esclusivamente per merito mio, senza di me te lo saresti sognato“. “Ma scusa, e che alternativa mi dai? Io cosa faccio adesso?“. “E che ne so, puoi tornare a fare il consigliere comunale a Reggio“. “Ma per quello non ho bisogno di te, ci ero riuscito anche prima da solo, è un passo indietro, una bocciatura, eppure ti sono sempre stato vicino e fedele. Non è giusto. Io mi ricandido alle Regionali per conto mio“.
E così Muraca è l’ultimo nell’elenco degli ex-amici con il dente avvelenato nei confronti di Falcomatà. E alle Regionali gli toglierà voti. Bisognerà capire quale sarà la composizione delle liste: il Pd ne avrà due, quella del partito e quella denominata “Democratici e Progressisti” con il problema di raggiungere il quorum del 4,5%. Per capire cosa succederà, sarà determinante la scelta di Irto e del partito: chi sostenere, come e quanto? Ecco perchè il partito è in subbuglio.
Cosa succederà al Comune
Questa situazione si intreccia inevitabilmente con il destino di Palazzo San Giorgio. Falcomatà non deve dimettersi per candidarsi, quindi non cambierà nulla fino al 7 ottobre (almeno). O meglio, cambierà che come al solito ci rimetteranno i cittadini: per un mese e mezzo il Sindaco penserà esclusivamente alla sua campagna elettorale e tutte le attività amministrative si fermeranno nuovamente, con inevitabile coinvolgimento di tutta l’Amministrazione. Quello che succederà dopo dipenderà dall’esito delle elezioni: se Falcomatà non verrà eletto, non cambierà nulla se non una totale e definitiva delegittimazione politica. Rimarrà Sindaco senza prospettive per gli ultimi 7 mesi con tanto tempo a disposizione per preparare quella valigia per Milano. Se invece verrà eletto in Consiglio Regionale, sarà nominato decaduto da Sindaco dopo la proclamazione. Quindi verosimilmente a fine ottobre. E al Comune di Reggio ci sarà bisogno di un nuovo facente funzioni che guidi l’Ente per 7 mesi fino alle elezioni. Un ruolo che spetterà al vice Sindaco, che oggi è Paolo Brunetti, ma appare inverosimile che il Pd lasci a un esponente di un altro partito questo incarico così importante. Il partito prenderà in mano la situazione. Bisognerà individuare una nuova figura, e bisognerà ponderare bene la decisione: appare lapalissiano che il traghettatore, dopo 7 mesi, ambirà a candidarsi a Sindaco alle elezioni comunali di maggio 2026. Ignorarlo significa ripetere lo stesso errore commesso con Muraca. La soluzione ideale sarebbe quella di individuare il candidato a Sindaco e lanciarlo già ora come facente funzioni, dandogli così un evidente vantaggio elettorale in termini di popolarità e azione politica. Ma i nostri eroi riusciranno a farne una giusta o sbaglieranno ancora? Visti i precedenti…




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