“Criminalità Socializzata”, il libro di Claudio Cordova presentato a Gambarie

Un evento che ha messo al centro un tema fondamentale per il territorio: la criminalità organizzata e il suo impatto sulla società, anche attraverso le nuove forme di comunicazione

Il libro “Criminalità Socializzata”, scritto dal giornalista e direttore de Il Dispaccio, Claudio Cordova, è stato presentato presso l’hotel Miramonti di Gambarie d’Aspromonte. Un evento che ha messo al centro un tema fondamentale per il territorio: la criminalità organizzata e il suo impatto sulla società, anche attraverso le nuove forme di comunicazione.

Di cosa parla il libro

Criminalità Socializzata si presenta come un’opera che analizza in modo approfondito il fenomeno della ‘ndrangheta e come essa sia riuscita a radicarsi e a intrecciarsi con la vita quotidiana delle comunità. Claudio Cordova, con la sua lunga esperienza da cronista, esplora il funzionamento delle organizzazioni criminali calabresi, le dinamiche di potere e la permeabilità delle istituzioni, mettendo in luce il modo in cui la criminalità organizzata sia riuscita a infiltrarsi in vari settori della società. Il libro non è solo un’indagine giornalistica, ma anche una riflessione su come la cultura della ‘ndrangheta abbia trovato terreno fertile in una regione dove la disoccupazione, la povertà e l’isolamento geoeconomico hanno reso più vulnerabili i cittadini.

Gli interventi

Il sindaco di Santo Stefano d’Aspromonte, Francesco Malara, ha introdotto l’incontro sottolineando la rilevanza del tema trattato nel libro, evidenziando quanto sia fondamentale unire le forze per combattere la criminalità e promuovere un cambiamento culturale. Malara ha parlato anche della difficile lotta quotidiana delle amministrazioni comunali per mantenere l’ordine e la legalità, ma ha invitato a un cambiamento di prospettiva comunicativa sul territorio calabrese.

Daniele Cananzi, professore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha poi preso la parola per analizzare il libro dal punto di vista accademico, focalizzandosi sulla sociologia del crimine e sull’interconnessione tra la criminalità organizzata e le dinamiche sociali ed economiche delle comunità calabresi. Cananzi ha lodato l’approccio del giornalista, capace di unire l’inchiesta giornalistica con una riflessione sulle conseguenze sociali ed economiche della criminalità organizzata.

La presentazione del libro, inserita nel ricco calendario di eventi dell’estate di Santo Stefano in Aspromonte, è stata un’occasione di grande riflessione, ma anche di impegno civile, anche grazie al confronto con il pubblico presente. In un periodo in cui la Calabria sta affrontando importanti sfide legate alla lotta alla criminalità, eventi come quello di Gambarie d’Aspromonte servono a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di difendere i valori della legalità, della giustizia e della solidarietà. La cultura mafiosa, come sottolineato da Cordova nel suo libro, non è solo un fenomeno criminale, ma un cancro che corrode le fondamenta stesse della società.

Cordova ha parlato della necessità di una consapevolezza collettiva per liberarsi dalla morsa della criminalità, mettendo in luce anche la resistenza di chi, ogni giorno, si batte contro la ‘ndrangheta e per una Calabria migliore. Una Calabria che, secondo l’autore, deve riscoprire il proprio potenziale, al di fuori delle ombre delle organizzazioni mafiose, per costruire un futuro di speranza e sviluppo.

La presentazione di Criminalità Socializzata a Gambarie d’Aspromonte ha offerto spunti di riflessione non solo sul presente, ma anche sul futuro della Calabria. Sia il sindaco Malara, che il professore Cananzi, hanno invitato i cittadini a non arrendersi, a continuare a combattere contro la criminalità, con la consapevolezza che il cambiamento è possibile, ma richiede un impegno continuo da parte di tutti: dalle istituzioni ai cittadini, dai media all’università. È una battaglia che passa anche dalla cultura e dall’informazione, strumenti fondamentali per smantellare il sistema mafioso e costruire una società giusta e libera.