Il 14 luglio di 55 anni fa scoppiava in riva allo Stretto, nella parte più meridionale della Penisola italiana, la rivolta urbana più lunga del novecento nel vecchio continente europeo. Ma ciò che accadde a Reggio Calabria ha origini più antiche, quando a seguito di incursioni turchesche e vari terremoti che sconvolsero il territorio della provincia, diversi uffici vennero trasferiti altrove e non ritornarono in riva allo Stretto. Il problema del capoluogo di Regione fu posto per la prima volta con la pubblicazione di un opuscolo redatto dall’avvocato Paolino Malavenda in una pubblicazione del 1947, poi ripresa l’anno successivo in un altro saggio avente come titolo “Reggio Capitale della Calabria” ed il prefetto S.E. Disma Zanetti ne sostenne la divulgazione presso tutti i Comuni della Provincia reggina.
Nell’ottobre del 1948 venne presentato un disegno di legge che indicava Reggio Calabria come “capitale”, cui, non fu dato seguito a seguito dello scioglimento della Commissione Affari Interni della Camera, presieduta dall’on. Achille Marazza, che doveva valutarne i contenuti e, successivamente esprimersi, rimandando così quelle argomentazioni che poi scoppiarono nel 1970. Nel biennio 1948-1949 la questione venne affrontata dal democristiano Giuseppe Romeo, sindaco del periodo di Reggio Calabria, che rimase in carica per un arco di tempo di circa dieci anni: dal 1947 al 1956. Militò nei gruppi giovanili dell’Azione Cattolica prima del regime fascista ed era conosciuto come uomo di forte personalità e rispettoso degli avversari. Il suo fu un periodo di grande stabilità, necessario per affrontare la crisi del dopoguerra ed i problemi dei quartieri periferici.
Successivamente alle sollecitazioni del primo cittadino Giuseppe Romeo venne costituito un Comitato di agitazione presieduto dall’ex sindaco Diego Andiloro. Il 21 ottobre del 1948 la problematica venne affrontata con un apposito ordine del giorno che venne votato nel Consiglio Comunale di Reggio Calabria, non fu da meno l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria che affrontò la questione in diverse occasioni. Sono passati cinquantacinque anni da quel 14 luglio 1970, giorno in cui una città del profondo Sud, segnava il suo nome nella storia dei moti di protesta più significativi, per durata ed intensità della storia dell’Italia unita.
Inizio Rivolta
Quel giorno iniziò la “Rivolta di Reggio”. Per un lungo periodo la città fu teatro di un’intensa guerriglia urbana e di repressioni da parte delle forze dell’ordine, ma anche l’uso di tritolo e di armi da fuoco che fecero registrare centinaia di feriti e dieci morti. Il Partito Socialista Italiano (PSI) ebbe un ruolo ambiguo e, in gran parte, di opposizione alla rivolta di Reggio Calabria del 1970. Pur non aderendo ufficialmente alla protesta, che era motivata dalla decisione di spostare il capoluogo regionale da Reggio a Catanzaro, il PSI non sostenne apertamente la rivolta, e parte del partito si dissociò dalla protesta. La rivolta fu invece cavalcata da altre forze politiche. La rivolta di Reggio Calabria (1970-1971) è uno dei moti di protesta più significativi della storia dell’Italia unita, per durata e intensità: diversi mesi di guerriglia urbana e di repressione poliziesca, con frequente uso del tritolo e delle armi da fuoco, centinaia di feriti e cinque morti. Essa fu innescata nel luglio 1970 dalla disputa tra Reggio e Catanzaro per il titolo di capoluogo del nascente ente Regione, che ne fu l’imprescindibile motivo originario.
La rivendicazione reggina fu sostenuta con riunioni, comizi, cortei e scioperi, promossi da esponenti locali della Democrazia cristiana, alla guida del Comune e della Provincia. Accanto a essi si schierarono progressivamente membri dei partiti laici di governo, del Movimento sociale italiano, del sindacato e dell’associazionismo (cattolici, in particolare) e della Chiesa. Il Partito socialista italiano e il Partito comunista italiano, pur con qualche dubbio, non aderirono alla protesta, basata su un trasversale senso di appartenenza territoriale che assunse la forma di blocco socio-politico localistico.
Nel corso della nuova conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, si registrano le presenze di Giovanni Minniti ed Ercole Nucera. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte dei graditi ospiti del sodalizio culturale reggino). La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 14 luglio.



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