Reggio Calabria, polemica sulla spiaggia riservata al kitesurf: “privatizzazione mascherata da sicurezza”

Un cittadino denuncia l’ordinanza comunale che esclude i bagnanti da un tratto di litorale: “favorisce pochi operatori senza trasparenza né confronto pubblico”

“Francamente, questa ordinanza solleva più di una perplessità. Capisco l’esigenza di garantire la sicurezza in zone particolarmente esposte alla pratica del windsurf o kitesurf — attività potenzialmente rischiose se sovrapposte alla balneazione — ma qui si va oltre. Il provvedimento sembra di fatto riservare in via esclusiva un tratto di spiaggia pubblica a uso sportivo, escludendo del tutto i bagnanti da una porzione significativa di litorale, senza spiegazioni tecniche approfondite”. E’ questa la lettera di un cittadino di Reggio Calabria.

“Quello che appare ancora più problematico è che proprio in quel tratto insistono attività economiche legate agli sport acquatici; E guarda caso, la spiaggia viene “interdetta” alla balneazione e resa funzionale quasi esclusivamente a loro. Si tratta a tutti gli effetti di un vantaggio competitivo conferito attraverso un atto amministrativo, che va ben oltre la tutela della sicurezza. Di fatto si crea una zona franca ad uso selettivo, dove alcuni soggetti economici godono di un privilegio che altre attività simili, in altri punti della costa cittadina, non hanno mai ricevuto”.

“Questo è il punto più delicato: la spiaggia è un bene demaniale, quindi pubblico per definizione, e ogni intervento che ne limiti l’uso deve essere proporzionato, temporaneo e motivato. Qui, invece, si rischia di legittimare un uso quasi privatistico del demanio marittimo, senza alcun confronto pubblico, senza bando, senza trasparenza in barba alla Bolkenstein. E mentre alcune aree urbane vedono i bagnanti convivere (magari con difficoltà) con l’assenza di servizi e manutenzione, qui si impone un’attenzione selettiva, che appare come un trattamento di favore a beneficio di pochi”.

“Non si discute il valore delle attività sportive, ma quando queste iniziano a coincidere con un’esclusione della collettività, bisogna avere il coraggio di chiamare le cose col loro nome: privatizzazione strisciante di uno spazio pubblico, mascherata da esigenze di sicurezza o tutela ambientale. Se davvero esistono motivi di pericolo, allora lo si dimostri con dati oggettivi, e non con ordinanze opache che sembrano tutelare più gli interessi di qualche operatore che quelli dell’intera cittadinanza”.

“Onestamente, qui la questione è persino più semplice di quanto la si voglia far apparire: se il problema sono i lanci e gli atterraggi dei kitesurfer, basta applicare – integralmente – l’articolo 3 della stessa ordinanza, che prescrive l’obbligo di corridoi d’uscita e rientro in mare (che non necessitano di certo di 237 metri di spiaggia)”. 

“Invece, si pretende di “riservare” un intero tratto di litorale al kitesurf senza che esistano i corridoi previsti, trasformando di fatto quella fetta di demanio in unaconcessione camuffata, oltretutto concessa senza alcun bando pubblico. È un paradosso: si brandisce la sicurezza come scusa, ma si dimentica proprio la misura minima (i corridoi) che eviterebbe incidenti e, soprattutto, le polemiche”.

“Se davvero si vuole tutelare l’incolumità e la coesistenza tra bagnanti e sportivi, si faccia rispettare l’articolo 3, si traccino i corridoi, si facciano rispettare distanze e segnaletica. Fine della storia e fine dei privilegi di fatto. Continuare su questa strada, invece, significa sancire ufficialmente la privatizzazione strisciante della spiaggia, regalando un vantaggio competitivo a pochi operatori a scapito del diritto collettivo di accesso al mare.

Riporto la regola che dovrebbe essere rispettata: 

  • corridoi devono:
    • Avere una larghezza minima (solitamente 15–25 metri).
    • Estendersi dalla battigia verso il largo per almeno 200 metri.
    • Essere delimitati da boe galleggianti, visibili da terra e dal mare.
  • All’interno del corridoio è vietata la balneazione.

In assenza di corridoio, il kitesurf non può essere svolto in prossimità della riva”.