Reggina, Luca Gallo e le patenti morali

La trattativa di Luca Gallo per la Reggina, le parole di Ballarino e le reazioni in città
StrettoWeb

E’ successo di nuovo. Sulla trattativa di Luca Gallo per (ri)prendersi la Reggina, Nino Ballarino ha smentito la sua smentita. E cioè ha confermato la notizia di StrettoWeb che lui stesso aveva etichettato come “falsa” appena pochi giorni prima. Il proprietario della Reggina si era già comportato così tante volte, ecco perché solo i più fessi avevano creduto che la verità fosse nel suo “comunicato ufficiale” e non nella notizia di StrettoWeb: parliamo dei soliti noti che “Sceccoweb“, “fake news“, “bufala” (sempre e solo su Facebook, da leoni da tastiera quali sono). Continuare a definirli “allocchi” sarebbe scorretto, perché ormai sulla Reggina anche gli allocchi hanno aperto gli occhi. Rimangono soltanto coloro che – poveretti – non sono stati dotati dalla natura degli strumenti per capire, ecco perchè sarebbe ingiusto alimentare una discussione che sarebbe una raffica di colpi di mitragliatrice sulla Croce Rossa. E quando eravamo piccoli ci hanno insegnato che i diversamente abili vanno trattati con rispetto e naturalezza, evitando pietismi, eccessi di attenzione e tantomeno offese e prese in giro.

Torniamo ai fatti. La trattativa con Luca Gallo è adesso confermata anche da Ballarino, che ha ammesso il contatto tra le parti. Ed è un fatto che ha cancellato l’ultimo alibi di questa società: adesso la proprietà non potrà più dire di non avere mai ricevuto alcuna offerta per rilevare la Reggina. Sono caduti tutti i castelli di sabbia di una narrazione a cui nessun tifoso dotato di un briciolo di intelletto ha mai potuto credere anche solo per un secondo. “Senza di me la Reggina non esisterebbe, non ci sono alternative a me medesimo, non ho mai ricevuto alcuna offerta, dovete dirmi Grazie“. E invece la Reggina sarebbe esistita comunque, Ballarino non l’ha salvata da nulla, l’ha avuta gratis dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria che due anni fa l’ha preferito ad una super cordata guidata guidata da un multimiliardario come Bandecchi in società con altri imprenditori reggini che ognuno, da solo, aveva un fatturato superiore a quello di Ballarino. Non è certo colpa sua se Brunetti ha compiuto quest’assurda scelta politica chiaramente contraria agli interessi della squadra e della città, ma le alternative al maestro di scuola elementare di Catania, quindi, c’erano prima, ci sono state durante questi due anni e ci sono anche adesso. E’ una realtà che nessuno potrà più nascondere.

Cosa c’è dietro le parole di Ballarino

Leggete bene le parole testuali di Ballarino: “Dopo la smentita pubblicata qualche giorno fa, ho ricevuto due telefonate da parte di una persona di Reggio che mi prospettava una compartecipazione societaria con Luca Gallo“. Viene subito da chiedersi se ci è o ci fa. Perché se ci è, cioè se davvero ha ricevuto la proposta di Luca Gallo dopo la smentita a StrettoWeb, allora significa che StrettoWeb era a conoscenza della trattativa prima di Ballarino. E non essendo StrettoWeb il proprietario della Reggina, sarebbe davvero assurdo immaginare che qualcuno chiedesse di rilevare il club al direttore di StrettoWeb prima che al proprietario della Reggina. Davvero Ballarino non sapeva di Luca Gallo quando l’ha scritto StrettoWeb? Se non è così, significa che ha pubblicato la smentita dicendo per l’ennesima volta il falso in pubblico, mentendo spudoratamente alla città, alla piazza e ai tifosi. Se invece è davvero così, cioè se Ballarino ha saputo della trattativa in corso per la cessione del suo club dopo che la notizia fosse nota a StrettoWeb, allora è molto ma molto peggio… E intanto dopo due settimane non ha ancora chiesto scusa per quella falsa smentita.

Ma l’elemento più raccapricciante delle parole di Ballarino riguarda la sua reazione all’offerta di Gallo. “Ovviamente” – ha detto Ballarino come se fosse una scontata banalità – “ho opposto alcune mie forti perplessità, in considerazione della situazione processuale in cui è attualmente coinvolto“. Luca Gallo, insomma, non avrebbe da Ballarino quella sorta di patente morale necessaria per sostituirlo alla guida della Reggina. Ma chi è Ballarino per parlare delle situazioni processuali altrui? E come ha fatto a conoscere le “situazioni processuali in cui Gallo è attualmente coinvolto“? Ha forse chiesto all’imprenditore romano una copia del certificato ex art. 335 c.p.p., e cioè il documento che certifica le iscrizioni a proprio carico nel registro delle notizie di reato?

A prescindere dal fatto che Luca Gallo è stato scarcerato (dai domiciliari) più di due anni fa, e che è un incensurato, un innocente, e ha ogni facoltà di agire da libero cittadino in tutto e per tutto, tra l’altro anche da cittadino onorario di Reggio Calabria per decisione – mai revocata – del sindaco Falcomatà; a prescindere da tutto questo, dicevamo, le parole di Ballarino cavalcano l’unico sentiment di quella minoranza di tifosi che nelle ultime settimane si è espressa contro il ritorno di Gallo alla guida della Reggina. Perchè la tifoseria si è divisa, ci sono stati una serie di sondaggi e tanti commenti che hanno evidenziato come la maggioranza fosse favorevole al ritorno di Gallo seppur non come soluzione ideale per la Reggina ma esclusivamente come alternativa certamente meno peggiore rispetto alla permanenza di Ballarino. Quelli che invece si sono schierati contro, hanno sottolineato proprio l’elemento giudiziario come se fosse ostativo per il ritorno di Luca Gallo alla Reggina. Insomma, torniamo alle patenti morali.

Ma chi è che rilascia queste patenti morali? Quale super mega Pretore può sindacare sulle facoltà di un cittadino di diventare proprietario di una società? Nell’Iran degli Ayatollah esiste la “Polizia Morale“, e allora torniamo a Reggio Calabria quale città degli Ayatollah senza Ayatollah. Immaginiamo che tutti questi tifosi scandalizzati dai processi di Gallo, nella loro quotidianità reggina si preoccupino del casellario giudiziario del fruttivendolo dove vanno ad acquistare la verdura, del panettiere dove comprano il pane, del tabaccaio di fiducia o dell’officina in cui portano a riparare l’automobile. O ancora del proprietario del bar dove vanno a fare colazione, del titolare della pizzeria e dei locali che frequentano la sera e così via… Questi integerrimi cittadini che basano la loro vita sull’etica dell’onestà non hanno alcun problema quotidiano nel denunciare i soprusi della ‘ndrangheta e mostrano un coraggio da gladiatori contro ogni forma di criminalità e delinquenza, compresa la cattiva gestione pubblica e ogni ingiustizia sociale.

Con le patenti morali non sarebbe esistito il calcio italiano

Nel mondo del calcio, poi, quale è la regola di ingaggio rispetto alle proprietà dei vari club? Oggi – purtroppo – sono rimasti pochi grandi imprenditori italiani ad avere una squadra di calcio del nostro Paese: Claudio Lotito alla Lazio e Aurelio De Laurentiis al Napoli. E hanno grande successo. Sono gli ultimi eredi di un mondo meraviglioso e oggi rimpianto i cui protagonisti principali erano l’Avvocato – Gianni Agnelli – e il Cavaliere – Silvio Berlusconi – ma c’erano anche Massimo Moratti, Franco Sensi, Sergio Cragnotti, Vittorio Cecchi Gori, Luciano Gaucci, Calisto Tanzi. Per non parlare dei meravigliosi, coloriti e folkloristici proprietari delle squadre di provincia, dei club minori (pensiamo a Costantino Rozzi ad Ascoli, Romeo Anconetani a Pisa, Angelo Massimino a Catania, Maurizio Zamparini da Venezia a Palermo, lo stesso Massimo Cellino dal Cagliari al Brescia). Il film cult di quella stagione, “L’allenatore nel pallone”, era ispirato proprio a queste figure emblematiche di un mondo iconico. È chiaro a tutti che non fossero propriamente dei sacerdoti, ma dovevano gestire squadre di calcio non parrocchie di quartiere. E avevano costruito la serie A delle sette sorelle: è stato il momento più glorioso per il nostro calcio, quando il campionato italiano era diventato il più importante e ambito al mondo e le squadre italiane dominavano tutte le competizioni europee. Che non si trattasse di preti lo abbiamo già scritto, anche se qualche bella marachella nei curriculum dei parroci non manca di certo. Ma hanno fatto grande il nostro calcio nel corso della storia. Nessuno si è mai preoccupato di andare a guardare le inchieste a loro carico, tra l’altro in molti casi poi cadute in un nulla di fatto. E a confronto Luca Gallo è davvero un pivello, proprio in termini di inchieste giudiziarie.

Ecco perché è davvero assurdo che oggi, ribaltando la storia, con la Reggina per il terzo anno consecutivo in serie D, c’è un maestro di scuola elementare di un paesino della provincia di Catania che non riesce neanche a costruire la squadra e però si permette di dire che non può darla a questo e non può darla a quello per i loro presuntiprocedimenti giudiziari“. Proprio lui, che ha avuto la Reggina in regalo quando il Comune di Reggio Calabria era guidato dal vice Sindaco Brunetti perché il Sindaco Falcomatà era sospeso proprio per i suoi processi giudiziari! Ballarino, lì, non si è opposto né sdegnato né nauseato ad avere la squadra da un’Amministrazione politica condannata in blocco in primo e secondo grado. Ma Falcomatà poi è stato assolto ed è tornato, proprio come vuole fare Gallo. In attesa della liberatoria morale del nostro novello podestà.

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