“Con l’Ordinanza Balneare 2025 il comune di Reggio Calabria, di fatto, svende Punta Pellaro alla commercializzazione selvaggia a scopo ricreativo con un alto impatto sugli habitat, sulla flora e sulla fauna che vi insistono. Punta Pellaro, infatti, anche nella zona di mare antistante le aree delimitate ad uso esclusivo delle attività di windsport, rientra all’interno della ZSC IT9350172 che comprende i fondali da Punta Pezzo a Capo d’Armi da 0m a -100m. Inoltre, proprio in quell’area, come più volte documentato, insiste un importante sito di riproduzione di Caretta caretta oltre che numerose stazioni di Giglio di mare (Pancratium maritimum L.) una specie protetta a livello nazionale per la quale tutela, di fatto, ogni proposito viene meno. Ubi maior minor cessat”. Lo afferma il Dott. Francesco D’Aleo, Dirigente I livello U.O.C. Microbiologia e Virologia del GOM di Reggio Calabria.
“Stante le unicità che contraddistinguono l’area, risulta incomprensibile come si possa autorizzare lo sfruttamento massivo ed ad alto impatto di quella specifica zona. Numerosi lavori scientifici hanno dimostrato, infatti, i plurimi fattori di disturbo apportati a specie vegetali ed animali proprio dagli sport a vela e quanto siano impattanti e dunque ecologicamente deleteri (On_the_effects_of_kitesurfing_on_waterbirds_-_a_review; 10.1080/09640568.2023.2228475). Sembra che a pochi interessi. Sembra ancora di più incomprensibile se si constata che, di fatto, una spiaggia da sempre adibita ad uso esclusivamente delle famiglie è di fatto trasformata in un’area giochi ad uso degli adulti. Da cittadino prima e da professionista ne prendo atto”.
“Tuttavia, da Pellarese e da Biologo, non posso permettere che un messaggio così forte con connotati anti-ambientalisti e di sfruttamento massivo delle risorse ad uso esclusivamente di pochi, passi in sordina. Tenterò, coinvolgendo anche le istituzioni nazionali, di attivare ogni strumento lecito e che la legge mi consente, per impedire questo scempio, ovvero, quello che un’area unica dal punto di vista naturalistico non abbia le tutele che le sono degne e per impedire che venga svenduta alla commercializzazione del momento”.



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