In un momento cruciale per i negoziati di pace in Medio Oriente, il presidente americano Donald Trump ha ospitato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per una cena ufficiale alla Casa Bianca. L’incontro, terzo da quando Trump è tornato al potere, si è svolto sullo sfondo di una fragile tregua tra Israele e l’Iran e nel pieno dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas, in corso a Doha. Durante la serata, Netanyahu ha annunciato di aver proposto Trump per il Premio Nobel per la Pace, lodandone gli sforzi: “sta riportando la pace in un Paese dopo l’altro, in una regione dopo l’altra“. Lo riporta l’Adnkronos.
Trump si è detto ottimista sulla possibilità di un cessate il fuoco a Gaza, affermando che il movimento islamista Hamas sarebbe pronto a negoziare: “Vogliono un incontro e vogliono il cessate il fuoco“, ha dichiarato. Parallelamente, la Casa Bianca ha confermato l’invio a Doha dell’inviato speciale Steve Witkoff per sostenere i negoziati mediati da Qatar, Egitto e Stati Uniti. Le discussioni si concentrano su una possibile tregua di 60 giorni, lo scambio di ostaggi israeliani con detenuti palestinesi e le modalità di implementazione dell’accordo.
Netanyahu ha ribadito la sua opposizione alla creazione di uno Stato palestinese pienamente sovrano, sottolineando che Israele manterrà “sempre” il controllo della sicurezza su Gaza. Intanto, sul terreno continuano le vittime: almeno 12 palestinesi sono morti in nuove incursioni israeliane. A Tel Aviv, parenti degli ostaggi hanno manifestato chiedendo a Trump di “fare la storia” e porre fine alla guerra.
Trump e Netanyahu in sintonia su ‘migrazione volontaria’ palestinesi da Gaza
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito, al fianco del presidente statunitense Donald Trump, la volontà di portare avanti il controverso piano di “migrazione volontaria” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Parlando alla Casa Bianca prima della cena ufficiale, Netanyahu ha affermato che “Gaza non dovrebbe essere una prigione, ma un luogo aperto“, sostenendo che se i palestinesi vorranno andarsene, “dovrebbero poterlo fare“.
Trump ha espresso pieno sostegno al piano, parlando di “grande cooperazione” da parte di Paesi vicini per accogliere i gazawi. Un alto funzionario israeliano, citato dal Times of Israel, ha dichiarato dopo l’incontro: “Sono convinto che Trump sia serio su questo progetto. Il piano è vivo. Ora serve coordinamento operativo: non solo sugli obiettivi, ma su come raggiungerli. È ciò di cui abbiamo discusso. La volontà politica c’è“. Il progetto, già criticato come tentativo di pulizia etnica, è stato rifiutato in passato sia dalle autorità palestinesi sia da molti governi della regione.



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