Tra ritardi cronici, mezzi obsoleti e investimenti a singhiozzo, la situazione rimane difficile, soprattutto per pendolari e cittadini delle periferie. In un momento storico in cui la sostenibilità è una priorità globale, il trasporto collettivo dovrebbe essere il pilastro della mobilità urbana. Eppure, nel nostro Paese, sembra ancora un treno da prendere al volo… se passa.
Un sistema a due velocità
La prima grande criticità è l’enorme divario tra Nord e Sud, ma anche tra aree urbane e aree interne. Se in alcune città del Centro-Nord il trasporto pubblico funziona in modo accettabile (si pensi a Milano, Bologna o Torino), in altre zone del Paese il servizio è carente, discontinuo o addirittura inesistente. Le isole e le aree montane sono spesso escluse da qualunque forma di trasporto moderno ed efficiente.
Molti autobus e treni regionali italiani sono vecchi, inquinanti e soggetti a guasti frequenti. Secondo un rapporto di Legambiente, l’età media degli autobus supera spesso i 12 anni, mentre numerosi convogli ferroviari regionali risalgono agli anni ’80 o ’90. Questa situazione non solo compromette il comfort dei passeggeri, ma rende difficile rispettare orari e frequenze.
Ritardi e mancanza di integrazione
I ritardi sono uno dei problemi più sentiti dagli utenti. Le cause sono molteplici: guasti tecnici, infrastrutture obsolete, carenza di personale. A ciò si aggiunge una scarsa integrazione tra i diversi mezzi: biglietti non unificati, orari non coordinati, mancanza di sinergia tra autobus, treni, tram e metropolitane rendono il viaggio un’odissea quotidiana per molti pendolari.
Negli ultimi anni sono stati annunciati vari piani di rilancio, soprattutto con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che prevede fondi per rinnovare flotte e infrastrutture. Tuttavia, la burocrazia, la lentezza nell’attuazione dei progetti e la discontinuità politica rendono difficile trasformare i finanziamenti in risultati concreti.
Un’occasione per cambiare
Un trasporto pubblico efficiente è essenziale per ridurre il traffico, l’inquinamento e la dipendenza dall’auto privata. Ma perché questo accada, servono scelte coraggiose: potenziare i collegamenti suburbani, digitalizzare i servizi, incentivare l’uso dei mezzi pubblici con tariffe vantaggiose e comunicazione chiara.
Il trasporto pubblico italiano ha potenzialità enormi, ma è ancora lontano dagli standard europei. Migliorarlo non significa solo offrire un servizio più dignitoso ai cittadini: significa investire in un futuro più sostenibile, equo e moderno. Il tempo delle scuse è finito: è ora di far ripartire davvero il sistema, e stavolta senza più ritardi.



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