No, Bruno Barranco non è diventato un fenomeno per nessuno. Non era un fenomeno quando è arrivato a Reggio, non lo era diventato in maglia amaranto e tantomeno lo sarà adesso che è andato via. La verità è esattamente al rovescio: chi per un anno ha raccontato Barranco come il super bomber che avrebbe trascinato la Reggina in serie C, chi aveva raccontato Barranco come l’attaccante giusto per vincere il campionato, chi aveva raccontato che la Reggina sarebbe ripartita da Barranco per la prossima stagione, adesso lo sminuisce smentendo se stesso soltanto perchè ha l’esigenza di proteggere la società.
E nonostante Barranco non sia un fenomeno, il suo addio è un macigno enorme sulla Reggina per tre motivi fondamentali.
Il primo motivo
Il primo è un motivo tecnico. Barranco non è un fenomeno, infatti a 28 anni suonati non gioca tra i professionisti e da quando è in Italia, dal 2022, ha sempre e solo giocato nei Dilettanti e non ha mai vinto un campionato. Se ti chiami Reggina e ti trovi in serie D, per vincere il campionato avresti dovuto scegliere altri profili. Ma Barranco è comunque uno che in serie D il suo lavoro lo fa, con pregi e difetti. Ha alcune virtù e tanti limiti che ha mostrato anche lo scorso campionato con la maglia della Reggina, ma nei suoi tre anni in Italia ha segnato 11 gol il primo anno a Stresa, 20 gol il secondo anno tra Albenga e Carate Brianza, e 15 gol quest’anno con la Reggina (tra campionato e Coppa). Inoltre ha sempre giocato titolare: 38 presenze stagionali a Stresa, 37 l’anno scorso tra Albenga e Folgore Caratese, 36 quest’anno con la Reggina: significa che è un calciatore affidabile sotto il profilo atletico. Insomma, in una squadra che vuole vincere il campionato può rappresentare un’ottima carta per l’allenatore, soprattutto se rappresenta la riserva, o l’alternativa al centravanti principale – possibilmente più titolato, esperto e navigato – a cui sostituirsi all’occorrenza in caso di infortuni, squalifiche, turnover, senza far pesare l’assenza del bomber principale.
A maggior ragione nel caso della Reggina, Barranco si era ambientato molto bene, e avrebbe disputato la seconda stagione consecutiva nello stesso gruppo con lo stesso allenatore, particolare non indifferente che gli avrebbe consentito di rendere ancora meglio.
Insomma, Barranco non è un fenomeno ma per vincere la serie D non servono fenomeni e lui era proprio uno dei pochi che della Reggina dello scorso anno potevano rimanere anche in un organico più forte costruito per vincere la serie D. Magari non da titolare, non da bomber di riferimento. Ma poteva e anzi doveva rimanere. Sarebbe stata, insomma, un’ottima riserva per una squadra che deve vincere il torneo, anche solo da tenere in panchina per evitare che giocasse in una diretta concorrente (la serie D si vince anche così, basta chiedere al Siracusa…).
Il secondo motivo
Secondo motivo, probabilmente il più importante di tutti: che sia Barranco o che fosse chiunque altro, la società aveva ampiamente annunciato che avrebbe confermato in blocco tutto il gruppo-squadra dello scorso anno, “da puntellare con 2-3 rinforzi di livello” avevano testualmente dichiarato i dirigenti amaranto nelle scorse settimane. Barranco è sempre stato considerato un intoccabile, a partire da mister Trocini che aveva ricevuto garanzie in tal senso in sede di trattativa per rinnovo contrattuale. L’addio di Barranco, invece, smaschera l’ennesima serie di menzogne del club, scopre il vaso di pandora di una società che non ha un briciolo di programmazione, una società che a questo ragazzo aveva fatto un contratto di un solo anno perché evidentemente neanche loro erano convinti di fare un grande acquisto un anno fa, e che poi ha aspettato fine giugno per proporgli il rinnovo, rinnovo che una società seria avrebbe ampiamente blindato in primavera, a campionato in corso. L’addio di Barranco svela l’ennesima bugia, seriale, della dirigenza della Reggina: non era vero che avrebbero confermato tutti, non era vero che sarebbero ripartiti dalla squadra dello scorso anno, non era vero che avrebbero fatto soltanto acquisti e nessuna cessione. Siamo al 30 giugno e non hanno fatto nessun acquisto ma soltanto cessioni, smantellando la squadra di un anno fa. E infatti Trocini è incazzato come una belva e spera nel cambio societario, altrimenti medita di andare via: ha fatto i miracoli negli ultimi due anni a Reggio, ma brutte figure alla guida della Reggina non ne vuole fare.
Il terzo motivo
Il terzo motivo riguarda le circostanze su cui è maturato l’addio di Barranco. Parliamo esclusivamente di soldi. Non è andato via perché non rientrava nei piani della società, non è andato via neanche perché a Reggio o nella Reggina non si trovava bene. E’ andato via solo ed esclusivamente perchè la Reggina non poteva permetterselo economicamente. E, lo ripetiamo, non parliamo di un fenomeno, ma di un attaccante di categoria che fin qui questo campionato non lo ha mai vinto. L’accordo è saltato per una cifra davvero irrisoria: parliamo di 10 mila euro. Il fatto che la Reggina non si possa permettere neanche gli attaccanti di seconda fascia di questa categoria, dimostra che il problema delle inadeguate disponibilità economiche della proprietà è il punto cruciale. E infatti è l’unica ragione per cui dal primo giorno, dall’alba della Fenice Amaranto, su StrettoWeb scriviamo a chiare lettere che con questa proprietà la Reggina potrà marcire in serie D. L’unico modo per scappare dalla serie D è spendere soldi. Tanti soldi. Servono almeno 2 milioni e mezzo di euro in un anno, per vincere il campionato: basta chiedere a Siracusa, Trapani e Catania, tanto per fare riferimento agli ultimi tre campionati. Una cifra irrisoria per chi vuole fare calcio in modo serio, e che invece Ballarino non ha investito neanche sommando il totale delle spese dei primi due anni.
L’addio di Barranco, quindi, non è dovuto alla preferenza del club per un altro attaccante. Non sta andando via Barranco perchè domani arriva Retegui. L’addio di Barranco sottintende che la Reggina non può permettersi calciatori del suo livello, e quindi quelli che arriveranno non saranno neanche all’altezza di Barranco. Infatti si parla di Luca Ferraro dal Sambiase, tanti anni in Promozione ed Eccellenza e modesto exploit l’anno scorso con il Sambiase: 11 gol nella squadra arrivata quarta in classifica. Inferiore a Barranco, insomma. Sempre che non salti anche lui, e allora i nostri eroi andranno a pescare ancora più in basso.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: questa società non è in grado di fare un’altra stagione. Se Ballarino non accetterà di cedere il club (il gruppo di Luca Gallo attende una risposta da oltre due settimane, fino ad oggi invano), stavolta non supererà davvero dicembre. Lo scenario è ormai chiaro persino agli allocchi, quindi una Reggina con ancora Ballarino al comando dopo questi ennesimi disastri rimarrà senza sponsor e senza tifosi. Che sono stati l’unico carburante economico per sopravvivere (mancando sempre l’obiettivo dichiarato) nelle ultime due stagioni.
Adesso la misura è colma e difendere l’indifendibile è diventato grottesco. I quattro servi che all’improvviso, da ieri, si sgolano sostenendo che Barranco era scarso mentre fino al giorno prima dicevano il contrario, sono imbarazzanti. No, Barranco non era un fenomeno prima e non lo diventa ora. C’è soltanto il fatto che questa Reggina, con questa proprietà, non può più permettersi neanche i calciatori con cui ha già perso il campionato.



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