Punta Pellaro, la spiaggia dal profilo mutevole

Le due facce di Punta Pellaro: cronaca di una spiaggia che vive e muore tra venti e siccità

Per chi la vive, la conosce o anche solo ne ha sentito parlare, non è un semplice tratto di costa, ma un paesaggio dell’anima, un luogo simbolico in cui si leggono i segni della forza del mare e della natura che cambia. È anche una delle mete più amate per gli sport velici, zona pescosa, quasi un’isola nello stretto di Messina. Negli ultimi vent’anni, questo lembo di terra ha raccontato una storia intensa: una crescita spettacolare fino al 2017, seguita da una ritirata drammatica culminata nel 2022. Oggi, a giugno 2025, Punta Pellaro appare segnata ma in lenta ripresa, come se la spiaggia stesse cercando, ancora una volta, di riscrivere il proprio equilibrio. Ma cosa si nasconde dietro questa dinamica? Non è il caso, né un singolo evento, ma una complessa interazione di forze naturali il cui equilibrio è legato a molti fattori complessi e cicli climatici decennali.

La fonte dei dati: un’analisi meteo ventennale

Per comprendere questa trasformazione, ho svolto un lavoro di ricostruzione meteorologica basato sui dati reali, forniti da Weather Spark, piattaforma che aggrega e rende accessibili gli annali meteo di una vasta rete globale di stazioni meteorologiche. In questo studio è stata analizzata in particolare la stazione meteorologica dell’Aeroporto di Reggio Calabria, la più vicina a Punta Pellaro e di grande precisione.

Sono stati raccolti e confrontati i dati di direzione e intensità del vento dal 2004 al 2024, selezionando gli anni chiave rappresentativi di due cicli ben distinti: una fase di ripascimento (2004–2017) e una fase di erosione (2017–2024). Questo approccio si allinea con metodologie consolidate nel monitoraggio delle dinamiche litoranee, come indicato dallo studio di Bird (2008) sul comportamento costiero globale e da ricerche più recenti come quelle di Vousdoukas et al. (2020) sul rischio di erosione in Europa a causa dei cambiamenti climatici.

Il campo di battaglia: un ecosistema unico

Punta Pellaro non è una spiaggia qualsiasi. La sua esistenza è governata da tre attori principali che ne definiscono il destino:

Le correnti dello Stretto: Le maree tra Ionio e Tirreno generano correnti potentissime. La “corrente montante” (da Sud a Nord) tende a spingere e accumulare, mentre la “corrente scendente” (da Nord a Sud) agisce come un nastro trasportatore che rimuove e disperde.
Questo fenomeno rientra nelle dinamiche descritte da Ferrarin et al. (2013), che analizzano le correnti indotte da vento e marea nello Stretto di Messina.

La fiumara di Pellaro: È la fonte di vita della spiaggia. Solo durante le piene intense, la fiumara trasporta a mare la “materia prima” – sabbia, ghiaia e ciottoli – che costituisce il corpo della spiaggia. Senza questo apporto, la spiaggia è destinata a indebolirsi. Le ricerche di Syvitski et al. (2005) hanno mostrato come il contributo fluviale sia fondamentale per il mantenimento dei litorali a livello globale.

La secca affiorante: A circa 50 metri dalla riva, una roccia sommersa agisce da perno. A seconda delle condizioni, può funzionare come un frangiflutti naturale che protegge e favorisce l’accumulo, o come un ostacolo che accelera le correnti, intensificando l’erosione.

L’età dell’oro (2004–2017): la costruzione della spiaggia

Il periodo fino al 2015 è stato caratterizzato da un equilibrio climatico favorevole, una combinazione fortunata di eventi che ha portato alla spettacolare crescita della punta.

Venti e onde “amiche”: L’analisi dei dati meteo mostra come, in quel decennio, i venti di Scirocco (da Sud-Est) fossero particolarmente frequenti e robusti. Le onde generate da questo quadrante spingevano costantemente i sedimenti verso la punta, agendo come un infaticabile “muratore”.

Rifornimenti costanti: Parallelamente, il regime delle piogge era caratterizzato da eventi intensi e ben distribuiti, capaci di generare le piene della Fiumara. La spiaggia veniva quindi regolarmente nutrita con nuovo materiale. Questi meccanismi sono coerenti con quanto documentato da Cooper & Pilkey (2004) riguardo al naturale bilancio sedimentario delle spiagge.

Effetto della secca: In questo scenario, la secca ha svolto il suo ruolo protettivo. Le onde da Scirocco, frangendosi su di essa, creavano una zona di calma dove i sedimenti, abbondanti grazie alla fiumara, potevano depositarsi. Anno dopo anno, questo meccanismo ha costruito la spiaggia, in un classico processo di formazione di un tombolo.

L’assedio e la ritirata (2017–2024): la tempesta perfetta

Dopo il 2017, lo scenario è cambiato radicalmente. L’equilibrio si è spezzato su entrambi i fronti, scatenando una fase di erosione rapida e aggressiva.

Il crollo dei rifornimenti: Questo periodo è stato segnato da una drastica siccità. La mancanza di piogge intense ha reso la Fiumara di Pellaro inerte. Il flusso di sedimenti verso il mare si è interrotto, lasciando la spiaggia “affamata” e senza la capacità di rigenerarsi.
Tali effetti sono coerenti con gli impatti idrologici documentati da IPCC (2021) nei contesti mediterranei, dove la siccità limita la rigenerazione naturale delle coste.

L’aumento dell’attacco: Nello stesso momento, il regime dei venti è mutato. I dati mostrano una netta e schiacciante prevalenza dei venti da Ovest e Nord-Ovest (Ponente/Maestrale), soprattutto nei mesi più esposti e nelle ore centrali del giorno. Le onde generate da queste direzioni hanno iniziato a colpire la spiaggia con un’azione puramente erosiva. Il ruolo dei cambiamenti nella direzione dei venti sull’erosione costiera è ben documentato, ad esempio da Ranasinghe et al. (2012).

La secca come acceleratore di correnti: In questo nuovo contesto, la secca non è riuscita a proteggere. Anzi, ha agito come catalizzatore dell’erosione: i flussi d’acqua deviati attorno alla roccia sommersa hanno aumentato la turbolenza, contribuendo a trascinare via il materiale smosso dalle onde.

Uno sguardo al futuro

La storia di Punta Pellaro dal 2004 ad oggi è un potente monito su quanto siano dinamici e sensibili gli equilibri costieri. Non è vittima di un singolo fattore, ma di cicli climatici su larga scala che influenzano simultaneamente venti, piogge e correnti. Con i cambiamenti climatici globali che rendono questi fenomeni sempre più estremi, monitorare ecosistemi come questo diventa essenziale.

Tuttavia, gli ultimi rilevamenti lasciano intravedere un segnale positivo: Punta Pellaro sembra lentamente ritrovare la forza per rinascere. Forse è la natura a rimettersi in moto, forse è la spinta invisibile della passione di chi la ama, di chi ogni giorno la vive, la osserva, la protegge.

Forse — con l’aiuto di un nuovo, fragile ma possibile cambiamento nel delicato equilibrio dello Stretto — Punta Pellaro potrà ancora una volta ricostruire la sua forma antica e magnifica, come ha già saputo fare in passato. Perché “La Punta” non è solo sabbia e vento: è memoria, identità e resistenza.

Studio effettuato da Fabio Zema

venti e mari punta pellaro (1)

Riferimenti Bibliografici

  • Bird, E.C.F. (2008). Coastal Geomorphology: An Introduction. Wiley.
  • Cooper, J.A.G. & Pilkey, O.H. (2004). Sea-level rise and shoreline retreat: time to abandon the Bruun Rule. Global and Planetary Change.
  • Ferrarin, C., et al. (2013). Hydrodynamics of the Strait of Messina: Baroclinic response to wind and tide forcing. Continental Shelf Research.
  • IPCC (2021). Climate Change 2021: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I.
  • Ranasinghe, R. et al. (2012). Climate-change impact assessment for coastal land use planning. Journal of Coastal Research.
  • Syvitski, J.P.M., et al. (2005). Impact of humans on the flux of terrestrial sediment to the global coastal ocean. Science.
  • Vousdoukas, M.I., et al. (2020). Sandy coastlines under threat of erosion. Nature Climate Change.