Klaus Davi è sempre più legato alla città di Reggio Calabria e oggi, ai microfoni di StrettoWeb, conferma il suo impegno politico anche alle elezioni comunali del prossimo anno dopo la beffa del 2020 quando è rimasto fuori dal consiglio comunale per un soffio, certificato dal riconteggio delle schede. Sarebbe servito eccome, uno rompipalle come lui, in questo consiglio comunale. “Ancora non so in che termini, ma sicuramente farò qualcosa. Adesso è tutto prematuro, manca ancora un anno, ma Reggio è la mia città adottiva, fino a ieri ero lì, e qualcosa farò“. Non è chiaro, quindi, se una nuova candidatura a Sindaco o una lista all’interno di qualche coalizione, molto dipenderà dai candidati dei principali schieramenti.
Klaus Davi non è mai banale: “Falcomatà sta utilizzando quest’ultimo anno per la sua campagna elettorale, pensa di candidarsi alla Regione o eventualmente di andare poi in parlamento, l’Amministrazione di fatto non c’è più e adesso il Sindaco può tornare in gioco se veramente si farà la legge per consentire anche ai Sindaci il terzo mandato. Il governo sta ragionando per i governatori, su pressioni della Lega per ovvi motivi (vedi Zaia in Veneto), ma la lobby dell’ANCI e il Pd vorrebbero estenderla anche ai Sindaci. Molto ruota intorno a questo. Il Centrodestra resta favorito come cinque anni fa, ma non trovino un altro candidato alla Minicuci altrimenti perdono di nuovo: avete visto cos’è successo a Taranto ieri? Di certo io posso dire che sarò della partita, anche se devo ancora decidere in che modo…”
Il Klaus Davi di oggi è molto diverso dal primo giornalista d’assalto che si presentava a Reggio Calabria a caccia dei super boss di ‘Ndrangheta. Frequenta la città a tutto tondo, incontra i cittadini, ne comprende il sentimento. “La nuova vita dell’Aeroporto ha fatto svoltare la città, quel rombo degli aerei che sentiamo alle sei del mattino non ci dà fastidio ma ci fa piacere perchè è segno di vitalità. I commercianti sono meno negativi, in giro si vedono tanti stranieri, è una città più viva grazie a Occhiuto, qualcosa in cui l’Amministrazione Falcomatà non solo non ha avuto alcun ruolo ma sta persino lì a bisticciare con la Regione“.
Le infiltrazioni della ‘ndrangheta a Milano e il caso delle Curve di Milan e Inter
Il noto giornalista, invece, ha seguito la ‘Ndrangheta a Milano: “per scoprire le vicende delle Curve di San Siro c’è voluta la morte di Bellocco, che ha aperto gli occhi scatenando l’attenzione dei media internazionali. E’ un tema che si lega alla credibilità dei movimenti antimafia. Il problema di Milano è che abbiamo scoperto di avere la ‘ndrangheta nei gangli ella tifoseria, dell’economia, della sicurezza, e c’è un’omertà informativa folle. A Milano, poi, c’è società civile totalmente inesistente. Una vera e propria rimozione culturale che è simile al negazionismo su Auschwitz, Peppe, permettimi il paragone u po’ blasfemo, non come contenuti ma come processo è davvero analogo. C’è un’omertà pazzesca, sembrano due Italie. In Calabria sarebbe stato un terremoto, invece a Milano, Milan e Inter sono persino state ammesse come parti civili nel processo dopo che hanno convissuto a lungo con queste realtà. E’ un messaggio grave e sbagliato: a Milano la zona grigia se la cava sempre, a differenza della Calabria. La storia delle Curve è una grande metafora dell’omertà di Milano su questi temi, e chiama in causa tutta la classe dirigente, i giornalisti, tutti quanti noi. Ho intervistato il capo ultrà della curva del Milan, e mi ha detto con trasparenza che rivorrebbero Lucci… In Calabria sarebbe successo il finimondo…“.
Non si può rinunciare la Ponte sullo Stretto per la ‘ndrangheta
Klaus Davi allarga gli orizzonti: “Certo, al Sud c’è l’eccesso opposto. E’ devastante utilizzare l’esistenza della ‘Ndrangheta come alibi per non fare le cose, per non costruire il Ponte sullo Stretto solo per paura di infiltrazioni. Ma allora che viviamo a fare? E’ devastante: a Milano trovano un accordo con l’anti corruzione per prevenire le infiltrazioni, a Reggio perchè non si può fare lo stesso? Lo Stato non può mandare questi messaggi. Non esiste che il Ponte non si fa perchè c’è la ‘Ndrangheta, il Ponte o qualsiasi altra opera di sviluppo. C’è il tema dello scioglimento dei Comuni, tutti al Sud, mai al Nord dove sono infiltrati a tutti i livelli. A partire da Milano. Qualcuno ha detto che il Ponte unirebbe due cosche, ma le cosche stanno a Milano dove c’è il Pd e il Pd non lo toccano. Lo Stato fa il forte con i deboli e il debole con i forti, eppure le istituzioni dovrebbero essere l’opposto. Al Sud e solo al Sud ci sono scioglimenti selvaggi, quando tutti vediamo la realtà di Milano… Se Milan e Inter fossero state squadre calabresi, dopo questa vicenda delle curve sarebbero state interdette e retrocesse. A maggior ragione il Ponte al Sud si deve fare: è un messaggio di svolta, di speranza, di presenza sana dello Stato, oltre che un’occasione di benessere“.
Israele, la guerra a Gaza e la realtà alterata dalla sinistra
Klaus Davi è anche, da sempre, un grande amico di Israele. “Quello che sta succedendo su Gaza – afferma durante la nostra chiacchierata – è l’esempio plastico della capacità di certe élite della sinistra di alterare la realtà. Sono riusciti in un’operazione pazzesca, nascondendo le vere ragioni del conflitto, l’attentato del 7 ottobre, e rimuovendo la questione degli ostaggi, negando la democrazia di Israele. Su Gaza si misura la capacità della sinistra di alterare la realtà. E’ qualcosa di molto pericoloso perchè condiziona la narrazione, influenza tanti settori delle istituzioni. Poi, però, perdono il loro stesso popolo come dimostra il referendum di ieri. Hanno alzato il tono su Gaza per fare strumentalizzazione contro il governo Meloni, ma la vicenda Gaza utilizzata per consolidare i referendum ha fallito, non ha garantito la resa che si aspettavano. Pensavano di mobilitare il popolo della sinistra su questo tema per indirizzarlo sul referendum, anche legittimamente, però il gioco è fallito, e il vero grande schiaffone che ha preso tutto l’apparato della sinistra è il dato del quinto quesito sulla nazionalità. Peppe, è un colpo incredibile: anche il popolo di sinistra, il 37% del popolo di sinistra, ha detto no. Io ero anche favorevole all’accorciamento dei tempi per la cittadinanza, ma parlo da analista, faccio un’analisi. Il loro stesso popolo li ha smentiti, con tutto quello che ruota intorno a loro, intellettuali, movimenti. E’ importante perchè si lega a Israele, a Gaza, alla sicurezza. Se scavi sotto sotto, anche nell’elettore di sinistra le posizioni estreme di Pd e M5S su Gaza non sono condivise, il loro stesso popolo li ha sconfessati. Pensa se non fosse stato un referendum abrogativo e se fossero andati a votare i moderati, il centrodestra: su quel quesito, sarebbe stata una batosta totale. Non è un dato secondario. Gaza è più una parola d’ordine che una piattaforma condivisa nella sinistra. E adesso ci sarà il referendum sulla separazione delle carriere, a Meloni conviene farlo dopo quello che è successo ieri, sa che stravince. Non è un caso che subito il centrodestra ieri ha reagito dicendo che andranno avanti con le riforme. Ne vedremo delle belle“.




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