Barcellona Pozzo di Gotto, la denuncia di Azione: “prosegue lo sversamento di liquami fangosi e maleodoranti in mare”

Barcellona Pozzo di Gotto, la denuncia di Azione: "prosegue lo sversamento di liquami fangosi e maleodoranti in mare attraverso il torrente Patrì"

  • Mare inquinato Barcellona Pozzo di Gotto
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  • Mare inquinato Barcellona Pozzo di Gotto
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“Sono passati mesi dalle prime segnalazioni. Mesi da quando, con chiarezza e senso di responsabilità, denunciammo uno sversamento continuo di liquami fangosi e maleodoranti che si riversavano in mare attraverso il torrente Patrì, tingendo le acque costiere di un grigiore torbido e malsano“. E’ quanto denuncia Fabrizio Zingales, Segretario di Azione di Barcellona Pozzo di Gotto. “Oggi, a distanza di tutto questo tempo, nulla è cambiato. Anzi, la situazione si aggrava. Da settimane non piove, eppure il torrente continua a trasportare liquidi dall’origine ignota. Come se fosse normale. Come se ci fossimo assuefatti all’anomalia. Colpisce, in queste ore, l’attenzione suscitata da una circolare dell’ASP che segnala la proliferazione anomala di un’alga tossica. Una segnalazione doverosa, certo. Ma sorprende che un’allerta legata a un fenomeno naturale e tutto sommato transitorio riesca a mobilitare più attenzione del flusso continuo di liquami che da mesi intorbidisce il mare e si riversa alla foce del Patrì senza alcuna apparente spiegazione. È una sproporzione che lascia interdetti. Il rischio percepito supera quello reale, mentre i rischi reali sembrano diventare invisibili”, puntualizza Zingales.

“Manca un’iniziativa strutturata”

“Quello che manca non è solo l’informazione: manca un’iniziativa strutturata, coordinata e trasparente per capire cosa stia accadendo. Davvero nessuno ritiene necessario andare a fondo? Per questo rivolgiamo un appello semplice, ma urgente, alle amministrazioni comunali del comprensorio: avviare indagini tecniche puntuali per accertare l’origine degli sversamenti; attivare un sistema di monitoraggio costante e trasparente delle acque, in collaborazione con enti come ARPA, ASP, Guardia Costiera; informare con chiarezza la popolazione, perché la verità ambientale non può più essere materia di supposizioni o passaparola”, rimarca Zingales.

“Non si tratta di polemiche. Si tratta di rispetto per il territorio, per la salute pubblica, per il buon senso. Il mare è un bene comune. E oggi ci sta dicendo qualcosa. Facciamo in modo di ascoltarlo, prima che sia troppo tardi. Possiamo discutere a lungo su cosa si intenda per “colore del mare”. Ma quel marrone lattiginoso e stagnante che da mesi cola dal Patrì non appartiene a nessuna tavolozza marina“, conclude Zingales.