Non tutti sanno che Cosenza custodisce uno dei misteri più affascinanti d’Italia: il leggendario Tesoro di Alarico, protagonista di un racconto millenario in cui storia e mito sembrano fondersi (e confondersi) per offrire al visitatore di questa splendida città un’esperienza unica da vivere e da rivivere.
La storia del Tesoro di Alarico
Per scoprire le origini di questo mito bisogna tornare al 410 d.C., quando l’Italia subiva le invasioni barbariche. In quell’anno Alarico, il re dei Goti, attraversava la Penisola dopo aver saccheggiato Roma, portando con sé un bottino di inestimabile valore. Ebbene, si narra che questo tesoro comprendesse anche la leggendaria Menorah di Mosè, gli ori dell’imperatore Tito e innumerevoli ricchezze accumulate durante il saccheggio dell’Urbe.
Il destino, però, aveva in serbo una sorpresa per il condottiero goto. Giunto nei pressi del fiume Busento, infatti, Alarico fu colpito da una grave febbre malarica che ne causò rapidamente la morte. Ed è da qui che parte la storia leggendaria e archeologica del suo tesoro.
Secondo la tradizione, infatti, i soldati goti, determinati a dare una sepoltura degna al loro sovrano e a proteggere il tesoro, compirono un’impresa straordinaria: deviarono temporaneamente il corso del fiume Busento nel punto in cui si congiunge con il Crati e, in questo letto asciutto, scavarono una tomba profonda dove deposero il corpo di Alarico, il suo cavallo e l’intero tesoro per circa 25 tonnellate d’oro, 150 d’argento, gioielli, monili e monete di pregio artistico inestimabile.
Una volta completata la sepoltura, i Goti riportarono il fiume al suo corso naturale e, per mantenere segreto il luogo esatto, uccisero tutti i prigionieri che avevano partecipato ai lavori.
Le campagne di scavi
Diverse campagne di scavi hanno cercato di riportare alla luce il leggendario Tesoro di Alarico, ma con scarso esito.
Tra le iniziative che hanno ottenuto maggiore rilievo c’è quella degli anni ‘30 dello scorso secolo, che ebbe come protagonista Marie Amelie Crevolin. La studiosa, sulla base delle sue ricerche e della carta topografica della zona, ritenne di aver trovato il tesoro nella zona di Vadue, una frazione del Comune di Carolei, a pochi chilometri di Cosenza, lungo la valle del Busento. Qui vennero effettivamente rinvenuti dei resti di scheletri umani, ma del tesoro non vi fu alcuna traccia. Si dice inoltre che sul finire degli anni ‘30, incuriosito e interessato dalla vicenda, anche il capo delle SS Heinrich Himmler visitò Cosenza alla ricerca di informazioni sulla ricostruzione effettuata dalla studiosa.
Negli anni, diverse trasmissioni si sono poi occupate del Tesoro di Alarico alla ricerca di indizi e spunti che potessero confermare la sua esistenza e, magari, la sua localizzazione.
Alla ricerca del Tesoro
Consapevole dell’importanza storica di questo mito, Cosenza propone ai visitatori diversi percorsi turistici per ripercorrere la leggenda.
Il punto di partenza ideale per questa esperienza è ad esempio la confluenza tra i fiumi Crati e Busento, il luogo dove secondo la tradizione riposerebbe il tesoro. Qui sorge un’imponente opera d’arte contemporanea dello scultore Paolo Grassino, una statua che rappresenta Alarico in piedi sul suo destriero, entrambi emergenti dalle acque come guardiani eterni del loro segreto.
Come spiegò l’artista, l’idea alla base del progetto scultoreo è la presenza di un cavallo ferito, privo di gambe, reduce da battaglie, sorretto e innalzato come una giostra per i bimbi. Dunque, non trionfo ma la volontà di staccare l’opera e il mito dalla superficie della terra, sradicando così il monumento dal terreno. Il re guerriero è invece in piedi e con i piedi è collegato al suo destriero. La figura emerge dall’acqua ed è rivestita da una pelle di linee in rilievo che rende omogenei tutti gli elementi cardine dell’opera, cavallo, re e struttura che li sorregge.
Passeggiando per Cosenza Vecchia, invece, i visitatori possono ammirare murales e installazioni artistiche ispirate alla leggenda, parte di un più ampio progetto di rigenerazione urbana che ha trasformato il centro storico in un museo a cielo aperto. Non mancano nemmeno caffè storici e botteghe artigiane dove poter acquistare souvenir ispirati alla leggenda: monili che riproducono le presunte ricchezze del tesoro, libri illustrati e prodotti gastronomici a tema.



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