E infine si è concluso per la Reggina anche questo campionato. La seconda posizione è una piazza onorevole e merita certamente un applauso, ma in un campionato dilettantistico arrivare secondi significa solo che il campionato lo si è perso. Perché quel campionato, anche se a partecipare si è in venti, in realtà a contenderselo sono solo due o tre squadre. Le altre sono presenti solo per coreografia. Né potrebbe essere diversamente, ché alcune squadre, quelle che un terreno di gioco adeguato se lo possono permettere, e la cosa non è scontata, o quelle che danno garanzia di terminare il torneo, e non è detto, spesso sono l’espressione di una realtà territoriale certamente dignitosa ma socialmente modesta e che non potrebbe permettersi di andare oltre.
Mondo degli inferi
Un tifoso della Reggina si sarà certo domandato, in questi ultimi due campionati, dove si recasse esattamente a giocare la squadra quando affrontava, dico e pluribus, il Real Casalinuovo o il San Cataldo. In questo mondo degli inferi di tanto in tanto capita anche qualche squadra blasonata i cui dirigenti si sono messi a scherzare un po’ troppo (l’anno scorso per esempio è capitato all’Ancona) con la gestione economica o hanno creduto di essere al di sopra di certe problematiche societarie che poi li hanno travolti. Capita, e bisogna ripartire dopo una salutare purga. Purché, appunto, la purga sia salutare e non si porti dietro i veleni e le contraddizioni gestionali che hanno portato a squadra fin lì.
Reggina sempre dietro
Ora, per l’appunto, a contendersi gli ultimi due campionati sono state squadre espresse da forti realtà urbane, quali Trapani, Siracusa e Reggina. E la Reggina è sempre arrivata dietro. Si possono fare tantissime recriminazioni sul perché certe squadre debbano giocare in campionati che le stanno stretti, e sempre valide, non ultima la pessima gestione di un campionato di serie C che di fronte a squadre sane che chiedevano lo scorso anno di essere iscritte ha preferito ammettere squadre con bilanci fallimentari che poi hanno abbandonato tutto a metà strada e lo hanno falsato, o lo squallido modus agendi di alcune squadre milionarie del Nord che lo usano solo come terreno di allenamento per le loro giovanili. Tutto vero e tutto corretto. Resta il fatto che, sul campo, la Reggina questo campionato non riesce a vincerlo, e si tratta di un campionato di livello modestissimo.
Non considero il calcio un banale diletto domenicale
Avevo già scritto che non considero il calcio un banale diletto domenicale, ma un forte settore identitario per una società e la perdita di una categoria sportiva un fatto abbastanza grave per una città di un certo livello. E adesso si aspetta un altro anno a sgambettare in oscuri anfratti dell’entroterra siculo e campano da ricercare sulla carta geografica, e tutti i tifosi si sono anche disillusi sul fatto che, se anche questa benedetta promozione arriverà (prima o poi dovrà arrivare anche per noi), la serie B promessa in così veloce tempo due anni fa sarà comunque un’illusione: altro è vincere a Sant’Agata o a Pompei, altro sarà poi trovarsi di fronte squadre di un certo spessore come Catania o Benevento. Insomma, a fronte di facili e fatue promesse, la rivedranno un giorno i figli dei figli.
Condanna puramente politica
Ma noi non incolpiamo di tutto questo l’attuale dirigenza, che un paio d’anni fa fece una domanda all’amministrazione comunale per farsi assegnare la squadra, se la vide accogliere e ha costruito una squadra dignitosa e onorevole, in grado se non di vincere certo di combattere fino all’ultima giornata. Ognuno fa quello che è nelle sue possibilità, e certamente gli imprenditori attuali, se hanno promesso troppo e troppo in fretta, lo hanno fatto per leggerezza, non conoscendo quanto sia infingardo il mondo del calcio contro cui si sarebbero scontrati. La nostra condanna è invece puramente politica. Ci sembra infatti di ricordare che l’attuale amministrazione comunale che la squadra a loro la concesse tra le alternative ne aveva anche una di ben diverso spessore, sia di natura economica sia di natura tecnica, con figure che in questo mondo infingardo del calcio sono inserite da tempo e da tempo sono abituate a navigarlo. E tutti infatti erano certi che la squadra sarebbe stata affidata a loro.
La scelta di Brunetti su Ballarino lasciò esterrefatto e attonito il mondo sportivo cittadino
A suo tempo la scelta di Brunetti (se ricordiamo bene) lasciò esterrefatto e attonito il mondo sportivo cittadino. Ma lui, che era deputato a prendere la decisione e che aveva ben visionato tutte le proposte, si limitò a far sapere che per lui questa era la decisione corretta. In città, di fronte a una scelta che sembrò scriteriata, si mormorò a lungo, molti mugugnarono, molti sospettarono, qualcuno imprecò. Noi, più candidamente, ci limitammo ad aspettare che i fatti maturassero prima di giudicare. In fondo, lui diceva di sapere quel che faceva. Adesso di anni ne sono trascorsi un paio, e il tempo e il campo hanno dato il loro responso: la scelta si è rivelata sportivamente disastrosa. Questo non vuole dire che affidando la squadra agli altri adesso ce la saremmo trovata in serie B, o magari in serie C; sulle deviazioni della storia nessuno può discutere. Noi possiamo parlare solo di quel che è stato, e possiamo dire solo che la decisione, come tutti (tranne lui) pensavano, si è dimostrata fallimentare.
Noi non vogliamo accodarci ai sospetti e al chiacchiericcio
Ma, ci sembra di capire, forse la stessa amministrazione comunale se ne è andata accorgendo se da tempo alcuni suoi esponenti, andando ben oltre il loro ruolo, percependo un nuovo insuccesso andavano rilasciando commenti giustificativi sulla squadra e sul campionato che sembrano odorare tanto di autoassoluzione per una situazione a cui hanno dato l’incipit. Noi non vogliamo accodarci ai sospetti e al chiacchiericcio che si porta dietro la delusione di un altro campionato andato al macero, ma crediamo anche disgustoso il fatto che questa amministrazione cerchi di giustificare la sconfitta di un campionato con scuse da bar sport quali la sfortuna o le sviste arbitrali. E crediamo che un sindaco non debba infilarsi in beghe simili (e altrettanto dovrebbe fare quello di Siracusa, e il livello infimo di questi dibattiti tra due sindaci indica quanto sia sceso il livello della politica meridionale).
Domande
Crediamo tuttavia, poiché ogni scelta comporta una responsabilità e a maggiore ragione chi pretende di assumersi quelle politiche, cioè quelle a carico dell’intera comunità sociale, di avere il diritto di fare un paio di domande, a ragion veduta ora che gli eventi si sono conclusi. Per quale motivo a suo tempo chi aveva la possibilità di scegliere non ha visto quello che tutti vedevano e si è incapricciato in una scelta talmente sciocca e presuntuosa? E, ancora peggio, se già in una scelta così banale e ovvia si è presa la strada che si è dimostrata così sbagliata e che adesso è la Reggio calcistica a pagare, è davvero convinta questa amministrazione di sapere poi prendere decisioni più serie per fatti che poi saranno più complessi? Vorremmo qualche risposta che non sia autoassolutoria come quella di qualche arbitro non all’altezza o un po’ di sfortuna. Pretenderemmo di più.



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