La Reggina di Ballarino è come il Paris Saint Germain di Nasser Al-Khelaïfi: lo ha detto il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ci ha regalato l’ultima perla tragicomica della sua lunga esperienza da primo cittadino. E che conferma come sulla Reggina non ne azzecca una: ogni volta che parla, fa danni. Protagonista di tre fallimenti della società in 11 anni di sindacatura (la Reggina non era fallita tre volte neanche nei precedenti 100 anni di vita!), Falcomatà è stato artefice di questo disastro sportivo e sociale senza eguali nella storia della città: ha allontanato Nick Scali dicendo “non vogliamo nuovi Manenti“, poi ha ignorato la telefonata di Tavecchio che ha sancito il primo fallimento; in seguito ha dato la cittadinanza onoraria ad oggi mai revocata ad un personaggio come Luca Gallo, infine ha sposato Nino Ballarino accompagnando la Reggina al momento più basso in assoluto della propria storia ultra centenaria.
Ci è voluto un articolo di StrettoWeb nel giorno dopo la sofferta vittoria dei playoff, ad aprire gli occhi a tanti allocchi che si erano ubriacati di ripescaggio praticamente certo: quella graduatoria con la Reggina al 5° posto, oggi ufficialmente certificata dalla FIGC, ha riportato tutti sulla terra. Ammesso e non concesso che la serie C sia diventata la Luna, in questa derelitta città. Non si capiva per che cosa esultavano, proprio nel giorno in cui si sanciva che la Reggina sarebbe rimasta per il terzo anno consecutivo nei Dilettanti. E continuano, in questi giorni di fine maggio, a parlare ogni giorno come se avessero vinto la Champions League: si atteggiano a grandi dirigenti sportivi o a facoltosi imprenditori di successo, mentre anno dopo anno stanno fallendo ogni ambizione e stanno tradendo una città intera. Senza che alcuno se ne assuma la responsabilità.
La Reggina in D per 3 anni consecutivi e senza un minimo di dignità: mancati tutti gli impegni del business-plan
Eppure se la Reggina si ritrova per il terzo anno consecutivo nei Dilettanti, è tutta colpa della politica che ha preferito un maestro di scuola elementare di un paesino della provincia di Catania e un tecnico radiologo di Melito di Porto Salvo ad una cordata di imprenditori guidata da un multimiliardario. E’ stata una scelta politica, al punto che persino Ballarino ieri ha ammesso di essere stato “scelto da una fazione politica“, e i risultati sono nel totale fallimento sportivo di una squadra sovrastata il primo anno dal Trapani, il secondo dal Siracusa. Non Juve e Milan, ma Trapani e Siracusa. Ballarino e Minniti avevano assunto l’impegno di portare la Reggina in serie B in due anni, cioè subito. Vincendo immediatamente la serie D un anno fa, e la C quest’anno. Lo hanno scritto nero su bianco nei documenti consegnati al comune per ottenere il titolo sportivo. E invece dopo due anni sono ancora in serie D e hanno persino il coraggio barbino di dire che hanno “mantenuto tutti gli impegni“. Ovviamente non hanno mantenuto neanche gli altri, quelli minori: il Centro Sportivo Sant’Agata è in malora, la squadra femminile non esiste. E si permettono anche di rivendicare “uno dei migliori settori giovanili“. Che in realtà non esiste: chi vogliono prendere in giro? Nelle squadre minori della Reggina ci sono soltanto figli e nipoti di vice sindaci, consiglieri e sponsor. E i tecnici assicurano che non fanno bella figura. Un allenatore è persino stato esonerato (!!) ed andato alla Lazio, in una big di serie A, non al Paternò o al Castrumfavara, proprio perchè si rifiutava di far giocare titolare tra i ragazzini chi non lo meritava ma era raccomandato.
I ragazzini si sono ribellati, per qualche giorno hanno saltato gli allenamenti: è questa la “dignità” di cui parlava la politica comunale quando sceglieva questa dirigenza? E che fine hanno fatto gli organi di controllo, il membro del Comune nella dirigenza per “vigilare” che tutto venga fatto nel modo giusto? I collaboratori del club lamentano anche quest’anno, come un anno fa, il mancato pagamento delle retribuzioni. Cosa c’è di dignitoso in queste continue mortificazioni?
La Reggina di Ballarino come il PSG di Al-Khelaïfi
Di fronte a tutto questo, Falcomatà celebra pubblicamente Ballarino e la dirigenza, artefici di un “campionato straordinario” (chissà che termine avrebbe utilizzato in caso di promozione in serie C!) e fa muro intorno al club, contrastando le richieste sempre più pressanti di quella parte ampiamente maggioritaria e più sana della tifoseria che gli chiede a gran voce di allontanare Ballarino, di rimediare all’errore commesso, di fare nuovamente grande la Reggina. Il Sindaco, invece, esalta il club e lo paragona al PSG: “pensiamo che il Paris Saint Germain sono anni che prova a vincere la Champions League“.
Ballarino sarebbe come Nasser Al-Khelaïfi secondo il nostro primo cittadino. Che bomba! Abbiamo dovuto sentirlo più e più volte per avere reale contezza che fosse vero. Che l’avesse detto davvero. Che lo facesse in un momento di lucidità, di sobrietà, e con piena convinzione. Ebbene è proprio così. Era in una trasmissione, non era alterato. E lo ha detto davvero: “pensiamo che il Paris Saint Germain sono anni che prova a vincere la Champions League“.
E invece il PSG da quando è arrivato Nasser Al-Khelaïfi ha vinto tutto quello che poteva vincere. Infatti nel 2011, quando Al-Khelaïfi ha rilevato la squadra parigina, ha presentato un piano quinquennale con lo scopo di portare la squadra di Parigi in cima alla Francia e ai vertici internazionali del calcio. E – a differenza di tutte le promesse di Ballarino – lui lo ha fatto davvero. Fino a quel momento il PSG, un piccolo club dalla scarsa tradizione calcistica, nato nel 1970 e spesso in lotta per non retrocedere in serie B (dove ha anche militato più volte negli anni ’70), aveva vinto due sole volte lo scudetto francese (1986 e 1994), e non era mai stato protagonista in Europa. L’unico trofeo internazionale in bacheca era un Intertoto (2002). Come l’Udinese. Prima di passare agli arabi, il PSG era un club calcistico meno blasonato della Sampdoria.
Invece negli anni successivi, sotto la guida di Al-Khelaïfi, il club parigino ha vinto undici campionati francesi, sette Coppe di Francia, sei Coppe di Lega francesi, e undici Supercoppe francesi, oltre a raggiungere, per la prima volta nella storia del club, la finale della Champions League nel 2020, un traguardo bissato adesso nel 2025 dove la squadra parigina sarà impegnata sabato sera contro l’Inter di Simone Inzaghi. E non abbiamo dubbi sulla squadra per cui farà il tifo Falcomatà, che è milanista incallito.
Secondo Calcio e Finanza, gli arabi in dieci anni hanno fatto crescere il valore del PSG del 2000% portandolo a 4,5 miliardi di euro, dopo averlo rilevato nel 2011 per 200 milioni. E lo hanno fatto investendo 3 miliardi di euro nel club.
Paragonare il PSG di Al-Khelaïfi alla Reggina di Ballarino è qualcosa di blasfemo. Qualcosa di totalmente fuori dalla realtà. Con la proprietà araba, infatti, il PSG ha raggiunto il punto massimo della sua storia; con quella catanese, invece, la Reggina è piombata nel punto peggiore della sua storia. Mai, infatti, il club amaranto nato nel 1914 aveva militato tre anni consecutivi nei dilettanti. E non è un dilettantismo sano, fatto sì con agonismo e dignità. E’ un dilettantismo indegno e vergognoso, imbarazzante nei modi, negli atteggiamenti, nei comportamenti: quello che è successo le scorse settimane con la Vibonese, e prima ancora con il Siracusa, ha umiliato una città intera. E con dichiarazioni fuori posto, il Sindaco Falcomatà, i suoi vice Brunetti e Versace, il patron Ballarino e gli altri dirigenti, hanno mortificato un’intera città che – per quanto appiattita al ribasso – non merita tutto questo.
Vedere la politica così invadente all’interno del club è qualcosa di raccapricciante che non ha precedenti storici: i vice sindaci negli spogliatoi, sempre i primi ai microfoni dei giornalisti nel post partita, testimonia quanto la politica inquini questa Reggina. Quanto la politica due anni fa abbia orchestrato questo piano per avere la Reggina, negandole il futuro migliore come avrebbe avuto con una proprietà più solida, facoltosa e competente.
La vergogna senza fine: vederli agognare il ripescaggio
E adesso, a campionato finito, continuano. Senza alcuna vergogna, ogni giorno agognano pubblicamente il ripescaggio. Lo dicono chiaramente (vedi Praticò e Ballarino nei due giorni scorsi), o lo lasciano intendere (Falcomatà ieri). Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo: è qualcosa di vergognoso, umiliante. E’ da avvoltoi, da parassiti, da vigliacchi. Significa sperare che falliscano altri club, quindi augurare ad altri le sofferenze patite dalla Reggina due anni fa. Proprio la consapevolezza di ciò che significa, dovrebbe portare qualsiasi persona dotata di senno a voler risparmiare questo strazio a chiunque. E in ogni caso, a mantenere il buon gusto di non augurarsi che questo avvenga per averne un beneficio. Un beneficio che subentrerebbe soltanto a mascherare l’incapacità già manifestata in campo. La Reggina non è in grado di vincere la serie D sul campo, e quindi si è ridotta ad augurare il fallimento di altri cinque club di serie C pur di essere ripescata: ma che roba è? Ma ci rendiamo conto di come ci siamo ridotti in questa città? Ma abbiamo il coraggio di guardarci dentro, anziché alimentare assurdi alibi, prendersela con Gravina, con gli arbitri, con il Trapani, con il Siracusa, con la Vibonese, con i folletti?
Quale futuro per la Reggina?
Falcomatà, se davvero avesse un briciolo di passione per la Reggina, oggi non dovrebbe fare altro che ammettere l’errore commesso dalla sua Amministrazione nella scelta di questa dirigenza totalmente inadeguata, e impegnarsi per rimediare. Si dovrebbe infatti spendere per individuare una valida alternativa che possa consentire alla Reggina di vincere subito la serie D il prossimo anno, e può revocare l’incarico pubblico dato a Ballarino per manifesta incapacità e per inadempimento: neanche una virgola del business plan è stata rispettata. Falcomatà, quindi, può negare a Ballarino l’utilizzo dello stadio Granillo e del Centro Sportivo Sant’Agata, che sono beni pubblici, portandolo così a restituire il titolo sportivo che due anni fa riceveva gratuitamente dal Comune. Pensare che qualcuno possa arrivare e rimborsare Ballarino delle spese dovute alle sue scelte sbagliate in questi due anni di mala gestione è follia: nessun club di serie D è mai stato venduto nella storia. Nei dilettanti le società calcistiche si cedono, gratis, si regalano, o falliscono. Ballarino ha avuto la Reggina gratis e non può pensare di specularci sopra, dopo aver mancato tutti gli impegni presi. Lo stesso Falcomatà ha parlato di interessamenti che sono poi svaniti, e – aggiungiamo noi – proprio su questo presupposto. Non ci sarà mai nessuno che darà soldi a Ballarino per una società che sta marcendo in serie D e che quindi oggi non vale un centesimo.
Piuttosto, l’unica cosa di cui oggi Ballarino dovrebbe parlare è cosa pensa di fare per la prossima stagione. Dopo due anni disastrosi, ha finalmente l’intenzione di costruire una super corazzata che possa ripetere quanto hanno fatto il Siracusa quest’anno, il Trapani l’anno scorso, il Catania due anni fa, o si farà battere da Scafatese, Nocerina o addirittura dalla Nissa? Non vincere neanche la prossima serie D significa rimanere per 4 anni consecutivi nei Dilettanti. Ancora lontani, effettivamente, dai “dieci anni di serie D” auspicati pubblicamente da Brunetti: rischia di diventare questa l’unica promessa centrata dalla nuova Reggina e dall’Amministrazione Falcomatà. Una guida politica che mentre la città cade a pezzi, la paragona un giorno alla California e un giorno a Miami, mentre siamo ormai a inizio Giugno e ancora non abbiamo neanche i Lidi sul Lungomare. In fondo, se la Reggina di Ballarino è come il PSG degli arabi, tutto è concesso. Anche che Falcomatà è come George Washington e il Lido Comunale entra nel top-club dei Twiga: Montecarlo, Porto Cervo, Forte dei Marmi e Torre Nervi. Clandestini incendiari inclusi.



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