In pochi giorni, la stagione del calcio siciliano si è conclusa nel modo peggiore possibile: mercoledì sera il Catania è stato eliminato dai playoff per la serie B nonostante una bella vittoria in trasferta sul difficile campo del Pescara, vedendo così sfumare l’accesso in semifinale. Ieri sera è toccato al Palermo, battuto a Castellammare di Stabia ed eliminato ad un passo dalla semifinale dei playoff per la serie A che aveva già raggiunto lo scorso anno, quando era stato sconfitto dal Venezia poi promosso nella massima serie. Adesso a passare in semifinale è stata la Juve Stabia.
Sempre ieri pomeriggio si è consumato il dramma del Messina, battuto a Foggia nei playout di serie C e condannato ad una drammatica retrocessione nei Dilettanti. Ma per i peloritani si tratta di un disastro annunciato, e confezionato con grande anticipo dal patron Sciotto che nei mesi scorsi ha inscenato una cessione farsa ad un gruppo di conclamati truffatori internazionali tanto che per l’Acr il peggio deve ancora iniziare. La società è destinata al fallimento e persino l’iscrizione in serie D è qualcosa di molto difficile da immaginare: su StrettoWeb nei mesi scorsi abbiamo raccontato per filo e per segno, con dovizia di particolari, quello che stava succedendo ma la città chiudeva gli occhi, nascondeva la testa sotto la sabbia, l’unica cosa che riusciva a fare era prendersela con StrettoWeb accusandoci di dare “notizie false” che poi invece puntualmente si sono verificate. E la politica è rimasta indifferente, il Sindaco ha lasciato fare, si è continuato a fidare di Sciotto e adesso in una situazione davvero surreale, il calcio è destinato a scomparire definitivamente in una città che arranca già da 17 anni sempre e solo tra i bassifondi della serie C e la serie D. Infatti il Messina non disputa la serie A dal 2007 e la serie B dal 2008: da quel momento appena 7 stagioni in serie C (tutte con l’obiettivo di salvarsi all’ultima giornata, un paio di volte persino agli spareggi), una di serie C2 e ben 9 di serie D.
Il calcio a Messina è già da tempo qualcosa che appartiene al passato e il futuro appare purtroppo ancora peggiore: da dove ripartirà il Messina dopo il fallimento e la mancata iscrizione in serie D? Ed esisterà ancora un Acr Messina? Un gruppo di personaggi senza competenze e senza cuore ha tenuto la società sotto scacco per gestire propri piccoli interessi di potere, e in tanti gli hanno tenuto il sacco. Questi sono i risultati.
Palermo e Catania: prospettive stellari, ma serve tempo
Situazione molto differente a Palermo e Catania, che invece hanno prospettive stellari. Anche loro mancano da tantissimo tempo dalla serie A: il Catania è retrocesso nel 2014 (e dal 2015 manca addirittura dalla serie B), il Palermo ha abbandonato la massima serie l’ultima volta nel 2017. Quella del prossimo anno sarà la nona stagione di serie A consecutivamente senza squadre siciliane. Ma oggi le due principali società calcistiche dell’isola hanno due proprietà importanti, solide e straordinariamente facoltose quali il City Group e Ross Pelligra. Entrambi hanno progetti ambiziosi e la capacità economica per mantenere le big del calcio siciliano non stabilmente in serie A, ma persino in Champions League.
In tanti, in queste ore, fanno demagogia su determinate circostanze secondo cui il calcio siciliano sarebbe in difficoltà per mancanza di soldi e/o per mancanza di passione e attaccamento dei tifosi che preferirebbero seguire le grandi squadre del Nord. In realtà, i numeri dicono il contrario. City Group e Pelligra, quindi Palermo e Catania, non hanno certo limitazioni economiche e infatti da un paio d’anni stanno costruendo nei loro rispettivi tornei (serie B e serie C) autentiche corazzate spendendo più di tutte le altre rivali. E in termini di pubblico e passione, nessuno ha numeri simili a quelli di Palermo e Catania nelle categorie minori. Il Palermo, infatti, quest’anno ha portato allo stadio Barbera – la vecchia Favorita – una media di 20.708 spettatori a partita, nonostante per gran parte del campionato abbia arrancato a metà classifica in serie B, deludendo le aspettative trionfali della vigilia. Era la super favorita per vincere il campionato, invece ha concluso la stagione all’ottavo posto conquistando i playoff per un soffio, ed è stato infatti subito eliminato dagli spareggi. Peggio di un anno fa, quando era arrivato 6° in classifica e poi in semifinale playoff con una media di 22.717 spettatori a partita. Sono numeri straordinari, che negli ultimi dieci anni in serie B hanno avuto analogie soltanto con altre big del calcio italiano quali Sampdoria, Bari e Genoa.
Ancora meglio ha fatto il Catania, che nonostante si trovi in serie C quest’anno ha portato allo stadio in media 16.441 spettatori a partita. Un numero pazzesco: su tre gironi e un totale di 60 squadre, nessun altro ha raggiunto neanche i 10 mila spettatori di media. Quelli del Catania sono numeri davvero incredibili, e non sono isolati. Anche lo scorso anno, sempre in serie C, il Catania ha portato allo stadio 16.960 spettatori a partita.
Pelligra ha preso il Catania tre anni fa. Ha subito stradominato la serie D riportando la società etnea nel professionismo. Lo scorso anno, all’esordio in serie C, è arrivato 13° in classifica ma ha vinto la Coppa Italia di serie C e quindi ha disputato i playoff, fermandosi ai quarti di finale battuto dall’Avellino. Quest’anno è arrivato 5° in classifica e ha disputato nuovamente i playoff, fermato sempre ai quarti di finale battuto dal Pescara. Di certo c’è che il Catania sta crescendo, di anno in anno, e la prossima stagione sarà la squadra da battere per la promozione in serie B.
Così come il Palermo sarà la squadra da battere per la promozione in serie A. Non è questione di soldi o di passione, lo abbiamo visto. Ma di tempo. Le nuove proprietà sono appena arrivate, e hanno bisogno di tempo per costruire la ricetta vincente, inserirsi nei meccanismi del sistema calcistico italiano, scegliere le figure dirigenziali giuste e individuare l’approccio corretto per diventare vincenti. Ma, lo abbiamo già scritto negli ultimi anni e lo ripetiamo oggi, è solo questione di tempo. Catania e Palermo hanno un bacino d’utenza straordinario e con queste proprietà arriveranno non solo in serie A, ma in Champions League. Serviranno cinque o dieci anni, ma sarà così.
Dopotutto anche l’Atalanta nel 2011 era in serie B e nel 2015 ha ottenuto la salvezza in serie A soltanto all’ultima giornata. E il Bologna addirittura nel 2014 era ancora in serie B e fino al 2018 lottava per salvarsi in serie A. Parliamo di squadre che negli ultimi anni si qualificano stabilmente in Champions League e hanno vinto trofei importantissimi, come l’Europa League dell’Atalanta lo scorso anno e la Coppa Italia del Bologna quest’anno. E’ così che ci immaginiamo Palermo e Catania a cavallo del 2030, grazie alle attuali garanzie fornite dalle relative proprietà e alla grande passione dei tifosi che si dimostrano così affezionati persino nelle categorie minori. Per il calcio siciliano, in realtà, sta per iniziare una stagione bellissima.
Trapani e Siracusa: il sogno della serie B da coltivare con operosità e pazienza
A completare il quadro del calcio siciliano, ci sono Trapani e Siracusa che negli ultimi due anni hanno raggiunto la serie C vincendo i Dilettanti e hanno prospettive di grandi crescita. Non sono Palermo né Catania e la serie A rappresenta un sogno proibito, basti pensare che nella loro storia molto raramente hanno giocato in serie B: al Trapani è successo soltanto cinque volte in tempi recenti, tra 2014 e 2020 (sfiorando persino una clamorosa promozione in A negli spareggi); il Siracusa invece ha militato nella serie cadetta per sole sette stagioni in un’altra era geologica, tra 1947 e 1953. Significa che da 72 anni non sa cosa significa essere in serie B. Anche qui, quindi, non servono colpi di testa. Sono appena arrivate in serie C, mai nessuno nella storia ha vinto la serie C da neopromosso dalla D. Serve tempo e pazienza. Basti guardare quanti anni (5!) ci ha messo il Catanzaro di Floriano Noto, e quanti investimenti ha dovuto fare, per raggiungere la serie B. Oggi è la squadra principale dell’estremo Sud nel calcio italiano: nessuno fa così bene da anni tra calabresi e siciliane. Il Catanzaro continua a coltivare il sogno della serie A: è in semifinale playoff di B per il secondo anno consecutivo, e nei prossimi giorni affronterà lo Spezia. Chissà che, in attesa delle siciliane, in serie A non torni una calabrese dopo la splendida esperienza del Crotone che ha dato lustro alla Calabria nella massima serie per tre stagioni tra 2016 e 2021. A proposito del Crotone: è in semifinale playoff di serie C, ha una sfida proibitiva contro il Vicenza super favorito (oggi l’andata allo Scida), ma è ancora in corsa per tornare in B. Chissà…



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