Martedì, la Corte Suprema ha autorizzato l’amministrazione Trump a far rispettare il divieto di servizio per i militari transgender. Il Pentagono, nelle ultime ore, ha annunciato l’allontanamento di circa 1000 militari che si sono dichiarati apertamente transgender e ha concesso 30 giorni di tempo agli altri per dimettersi volontariamente, in base a una nuova direttiva diffusa ieri.
Secondo i dati del Dipartimento della Difesa, aggiornati al 9 dicembre 2024, circa 4.240 militari in servizio attivo nella Guardia Nazionale e nelle riserve risultano diagnosticati con disforia di genere, una quota esigua rispetto ai circa 2 milioni di membri delle forze armate. La nuova direttiva riprende quella emessa a febbraio, poi sospesa per via di diversi ricorsi legali. Da allora, circa mille militari hanno scelto di dichiarare di essere trans.
Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha confermato la linea dura dell’amministrazione, definendo la misura parte di un più ampio piano per eliminare “debolezza e ideologia woke” dalle forze armate. L’iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di restrizioni ai diritti delle persone transgender volute da Trump, che includono anche il ridimensionamento dell’assistenza sanitaria per i veterani Lgbtq+.