Messina sprofonda, l’incubo è realtà: KO a Foggia e retrocessione in D. Sciotto, AAD, politica: così hanno ucciso il club

Il Messina crolla, la città resta sola davanti al fallimento sportivo e politico: ACR in Serie D dopo il KO a Foggia, ma la squadra non ha colpe
StrettoWeb

Delusione, amarezza, rabbia, tristezza, dolore, frustrazione. Un mix di sentimenti, tutti negativi, avvolgono la Messina calcistica oggi, sabato 17 maggio, un giorno che potrebbe passare alla storia – ma sempre in negativo – come quello della fine. La fine dell’ACR Messina, la fine calcistica, la fine sportiva, la fine societaria. Impresa doveva essere, impresa non è stata. Vittoria doveva essere, ma è stata sconfitta. Il Foggia vince il ritorno dei playout di Serie C e condanna il Messina alla retrocessione nella stagione più assurda, amara, incredibile della sua storia. Il pari all’andata costringeva i peloritani ai tre punti, in virtù della peggior posizione in classifica.

E la squadra ci credeva. E la città ci credeva, alla luce della vittoria recente in campionato. Oggi, però, tutto l’opposto: Messina spento, lento, compassato, senza mordente, meritatamente sconfitto. La D ritorna a quattro anni di distanza dalla promozione. E la D significa, anzi significherebbe, almeno sul campo, nuovamente derby dello Stretto, nel desolante scenario dilettantesco. Ovviamente in caso di miracolo societario del Messina e in caso mancato ripescaggio della Reggina, ad oggi difficile.

Tornando al Messina, cosa dire però alla squadra? Come poter pensare di condannare un gruppo di calciatori che già il suo miracolo l’aveva compiuto? Raggiungere i playout, nonostante tutto, era già stato un miracolo e lo avevamo scritto in tempi non sospetti. La sconfitta di oggi, la retrocessione di oggi, è figlia di tanti padri, ma tra questi non c’è sicuramente la squadra, i calciatori, lo staff. La sconfitta di oggi parte da lontano, da molto lontano.

Il primo colpevole: Pietro Sciotto, che oggi gioca a fare la vittima, dopo aver usato il suo giocattolo a piacimento, ora aggiustandolo e ora disfacendolo in base ai momenti, ai contesti, agli umori, abbastanza altalenanti e spesso in contrasto con una piazza che – giustamente – non lo ha mai amato. Ci ha messo qualche anno a raggiungere la Serie C, celebrata come fosse la vittoria della Champions League. E già questo è triste. Poi, però, dalla tristezza si è passati all’anonimato: stagioni anonime, continue rivoluzioni invernali, esoneri, tanti allenatori, salvezze all’ultima giornata, poche centinaia di tifosi allo stadio. Per Messina, per il Messina, un fallimento.

Ciliegina sulla torta, la “porcata” con AAD Invest: una cessione “fantasma” che ancora oggi nasconde tante ombre. E qui arriva uno degli altri padri di questa retrocessione, il fondo straniero con tale Doudou Cissé a capo e tale Stefano Alaimo a fare da portavoce. Grandi annunci, grandi proclami, tutti fasulli: prima scadenza bucata, poi bugie, silenzi e ancora oggi misteri. StrettoWeb aveva avvisato da tempo, sin dagli inizi di questa “strategia”, prendendosi anche qualche insulto dagli stessi allocchi che “inquinano” i giudizi anche dall’altra parte dello Stretto.

E poi c’è la politica, terzo padre del risultato di oggi. Una politica passiva, troppo passiva, che ha sempre assecondato le stagioni anonime di Sciotto e che non ha vigilato a dovere su un passaggio di quote che non poteva di certo far stare tranquilli. Il sindaco Basile ha stretto la mano a Cissé, ha sorriso a Cissé, ha indirettamente assecondato – di nuovo, dopo averlo fatto con Sciotto – la strategia orchestrata per far fallire il Messina. Che oggi, appunto, potrebbe aver terminato la sua storia, per l’ennesima volta.

Già in Serie C sarebbe stata difficile, ma non impossibile, una nuova vita societaria dopo i disastri sopracitati, con una penalizzazione certa (per le mancate spettanze federali di aprile) e tanti debiti. In D lo è ancor di più. E da difficile rischia di diventare improbabile, se non impossibile. Qualche giorno fa l’imprenditore Peditto è uscito allo scoperto affermando che sarebbe disposto a rilevare il club sia in C che in D, a patto che AAD faccia la sua parte. Vediamo gli sviluppi, ma sarà veramente difficile.

La cronaca della partita

Messina spento e apatico, dicevamo. Il mordente visto nelle ultime settimane si è inaspettatamente perduto, forse per la tensione di una sfida troppo importante. E’ il Foggia a fare la partita, sin da subito. Scatenato l’ex Emmausso, che fa le prove del gol e poi lo realizza al 18′, mettendo la gara in salita per gli ospiti. Che non reagiscono. Zero idee, zero intensità, ma piuttosto tanto nervosismo e qualche giallo di troppo. Il Foggia abbassa i ritmi e gestisce, nonostante ciò è l’unico a rendersi pericoloso tra le due squadra, anche se il primo tempo si chiude così.

Ritmi bassissimi anche a inizio ripresa, ma ai padroni di casa sta bene così. Non agli ospiti che – e questo la dice lunga – la prima vera occasione la costruiscono all’ora di gioco, con Garofalo che fallisce un pari che avrebbe di certo cambiato i piani del match. Il gol alla fine arriva ma è del Foggia, proprio nel momento migliore dei siciliani: segna Mazzocco, ma il Var – che in Serie C è stato istituito per gli spareggi – annulla tutto. In questa fase della sfida succede praticamente di tutto in pochi minuti. Al gol annullato, infatti, segue un’altra possibile chance per il Messina, invitante: De Sena entra in area e viene atterrato, è rigore. Nuova occasione per i siciliani, ma Luciani sbaglia e si fa parare il penalty da Perina. E’ il sintomo di una giornataccia, è l’emblema di un pomeriggio nero e di una stagione ancora più scura. Un pomeriggio e una stagione che si chiudono difatti dopo questo episodio, dopo 8 minuti di recupero e un rosso a Costantino per una gomitata: la fine è servita, il Messina si arrende e l’incubo è realtà.

Condividi