Negli ultimi anni, il dibattito sulle grandi infrastrutture italiane ha spesso messo sotto i riflettori il Ponte sullo Stretto di Messina, suscitando accese polemiche e divisioni politiche. Al contrario, opere come la Superstrada Pedemontana Veneta, pur presentando criticità significative, sembrano ricevere un’attenzione mediatica e politica molto più contenuta.
La Pedemontana Veneta: un progetto controverso
La Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), inaugurata nel 2024, è stata realizzata con un investimento pubblico-privato di circa 2,3 miliardi di euro. Tuttavia, i dati economici sollevano preoccupazioni: nei primi nove mesi di apertura, la Regione Veneto ha versato al concessionario 140,9 milioni di euro a titolo di “canone di disponibilità”, incassando solo 93,6 milioni di euro dai pedaggi, con un disavanzo di quasi 50 milioni di euro. Secondo la Corte dei Conti, il saldo complessivo tra canoni versati e incassi da pedaggi potrebbe risultare negativo per quasi mezzo miliardo di euro nel periodo di concessione, pari a 39 anni. Ma c’è chi ipotizza, come rivela “Milano Finanza”, che tale cifra possa superare, 2 miliardi di euro.
Nonostante queste criticità, le reazioni politiche sono state relativamente contenute. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha annunciato sconti per i pendolari, definendo l’iniziativa come un segnale di vicinanza ai cittadini. Le opposizioni regionali hanno criticato la misura, definendola un’operazione di facciata, ma il dibattito non ha raggiunto neanche lontanamente l’intensità di quello sul Ponte sullo Stretto.
Il Ponte sullo Stretto: un progetto sotto la lente d’ingrandimento
Il Ponte sullo Stretto di Messina, con un costo stimato di circa 14 miliardi di euro, è oggetto di un costante, acceso dibattito nazionale con finalità soprattutto politiche. Le critiche, che non hanno tralasciato alcun aspetto dell’opera (costi, fattibilità tecnica, impatto ambientale, gestione del progetto) sono state avanzate a piene mani dalle opposizioni all’attuale Governo, che sono arrivate a definire l’opera come “arrogante e fallimentare”.
Tuttavia, alcuni studi indicano che il ritorno complessivo stimato del progetto è pari a 1,4 euro per ogni euro investito. Si consideri, a tal proposito, che uno studio dell’Istituto Prometeia commissionato dalla Regione Siciliana ha stimato in 6,5 miliardi di euro i costi dell’insularità pagati dai siciliani ogni anno: oltre 7 punti di pil regionale.
Si potrebbero considerare altri benefici (treni AV in Sicilia, collegamento dei porti siciliani alla rete europea ad Alta Capacità, migliore mobilità pendolare tra le due sponde…) ma i numeri citati, da soli, azzerano qualsiasi dubbio sui benefici che si otterrebbero dalla realizzazione dell’opera.
Una questione di coerenza politica
La disparità di trattamento tra la Pedemontana Veneta e il Ponte sullo Stretto solleva, pertanto, forti interrogativi sulla coerenza delle posizioni politiche. Mentre il Ponte è sottoposto a un intenso scrutinio, la Pedemontana, nonostante le evidenti criticità economiche, riceve un’attenzione relativamente minore. Questo doppio standard potrebbe essere interpretato come una forma di “doppia morale infrastrutturale”, dove le opere al Sud sono più facilmente oggetto di critiche rispetto a quelle al Nord.
In un Paese serio, invece, sarebbe fondamentale che il dibattito sulle grandi opere sia guidato da analisi oggettive e coerenti, indipendentemente dalla collocazione geografica dei progetti. Per garantire, quanto meno, un approccio equo e trasparente ed un’efficace pianificazione infrastrutturale.



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