Trova le differenze. No, non è una pagina della settimana enigmistica, ma la realtà. La realtà tra due piazze e due mentalità profondamente differenti. Nel calcio, in questo caso, ma non solo in quello. Domenica il Brescia è stato travolto da una vera e propria bomba clamorosa: una penalizzazione di quattro punti per un’irregolarità, ovvero presunti crediti d’imposta considerati inesistenti dall’Agenzia delle Entrate in merito alla scadenza federale di febbraio. La penalizzazione è in attesa di conferma ma, se dovesse arrivare, significherebbe retrocessione.
E’ accaduto il caos, ovviamente. Come accaduto due anni fa, quando dalla parte del Brescia c’era la Reggina. Le reazioni? Completamente opposte. L’ambiente lombardo, infatti, è sceso in piazza per contestare Cellino: centinaia di ultrà si sono riversati in strada, davanti all’abitazione del presidente, per urlargli contro di tutto. Lo stesso è poi accaduto in piazza della Loggia. Qui, accanto agli ultrà, c’era anche qualche esponente politico, e il grido è diventato unitario: “Cellino vattene”. In più, un altro elemento di differenza si è notato nel comportamento del club, che – annunciando di volersi difendere in quanto si definisce innocente – ha altresì comunicato la denuncia per truffa nei confronti della società milanese dalla quale la società assicura di aver acquistato crediti di imposta scontati del 20% per pagare i contributi relativi a novembre, dicembre, gennaio e febbraio per oltre 1 milione e 400mila euro che per l’Agenzia delle Entrate sono però inesistenti.
Insomma, non ci sembra di notare – da parte di tifoseria e società – un qualsivoglia segnale di complotto o vittimismo verso presunti poteri forti, Figc, Gravina, società avversarie mafiose e robetta sentita invece due anni fa a Reggio Calabria. Anzi, sentita tutt’ora. E’ vero, durante la protesta dei tifosi bresciani si è levato qualche coro o si è visto qualche striscione contro Lega e Figc, ma nulla in confronto alla propaganda orchestrata da Saladini e politica locale due anni fa sullo Stretto. A Brescia se la prendono con il principale responsabile di questa situazione, il presidente, così come se la prenderebbero col sindaco qualora non mantenesse la città in uno stato di decoro degno di una città vivibile. A Reggio invece…
Ai soliti smemorati con la memoria corta, lo possiamo ricordare: due anni fa fu la politica locale, come sempre, a trovare il capro espiatorio nella Figc, in Gravina, nella Lega, nei poteri forti, nel Brescia di Cellino e in tutto ciò che in realtà allontanava l’attenzione dal vero colpevole, Saladini e la sua volontà di combattere il sistema senza alcuna “arma”. Ancora oggi, secondo tanti tifosi della Reggina, le colpe del fallimento sarebbero da ascrivere a Federazione e Brescia. Eppure, semplicemente, la società non rispettò le regole. E, solitamente, nel mondo chi non rispetta le regole paga. Ma allora l’ambiente fu condizionato dalla propaganda del club, che instillava alla tifoseria la convinzione che ce l’avrebbe fatta in Tribunale. Un po’ come oggi accade per la propaganda dell’attuale proprietà sul ripescaggio.
Allora però, poi, la verità venne a galla, tutti restarono male e allora cominciò la caccia al complotto e al vittimismo. Semplicemente, però, ribadiamo: la Reggina non rispettò le regole. E’ lo stesso motivo per cui, oggi, la “potentissima” Brescia, con il “mafiosissimo” Cellino, vengono quasi condannate (aspettiamo la sentenza) alla Serie C dopo essersi salvate sul campo. Ma come? Il Brescia non era potente? Non era indistruttibile? Dallo stesso ambiente amaranto, oggi, nessuna parola in tal senso: ma non sarà forse anche qui tutto legato al rispetto delle regole? Se la giustizia confermerà l’eventuale irregolarità, il Brescia sarà condannato, in quanto non ha rispettato una regola. In caso contrario, non cambierà nulla. Intanto la tifoseria bresciana non grida al complotto, né il club apre una battaglia contro la Figc, denunciando invece la società terza. A Reggio Calabria, invece, campeggia ancora lo striscione “Gravina infame” nella Sud e – della vicenda Brescia – silenzio. Anzi no. Ora la società potente è diventata la Sampdoria: secondo tanti tifosi amaranto tutto questo è orchestrato per salvare loro. E intanto la Reggina disputerà il terzo anno di Serie D. E… no, almeno qui Gravina non c’entra niente.



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