“Durante il Conclave, anche il Vaticano deve fare i conti con l’evoluzione tecnologica ed è costretto ad adottare misure straordinarie per proteggere la riservatezza dell’evento. Non si tratta solo di individuare eventuali microspie o registratori nascosti, oggigiorno vi sono tecnologie ben più sofisticate e difficili da identificare: dispositivi di ascolto passivo laser, strumenti di captazione ambientale a distanza, malware installati su dispositivi personali, tecniche di captazione delle vibrazioni di vetri e superfici solide, sono solo alcune delle minacce“. Lo dichiara Matteo Adjimi, Presidente del Cda di Argo Spa, azienda leader nel settore dell’intelligence specializzata in consulenze strategiche per imprese.
Il Vaticano ha rafforzato il proprio apparato di sicurezza attraverso bonifiche elettroniche, schermature elettromagnetiche, controlli biometrici
“Negli anni, il Vaticano ha rafforzato il proprio apparato di sicurezza attraverso bonifiche elettroniche, schermature elettromagnetiche, controlli biometrici, contromisure RF e jammer, sigilli fisici e digitali ma, come per molte organizzazioni complesse, rimane una vulnerabilità: il fattore umano. Il punto d’accesso più esposto a eventuali fughe di notizie è rappresentato proprio dai partecipanti al Conclave e dal personale autorizzato nelle aree riservate. Una parola fuori posto o la complicità – anche inconsapevole – con un attore esterno, sono sufficienti per compromettere la segretezza dell’evento”, rimarca.
“Le misure di sicurezza implementate possono schermare e bloccare, ma non possono garantire la discrezione personale. Per questo motivo – conclude Adjimi – la formazione, la selezione rigorosa del personale e l’adesione morale al giuramento di segretezza, sono elementi tanto importanti quanto le barriere fisiche ed elettroniche”.



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