Viola, decidi cosa vuoi essere. Il gioco delle colpe, le risposte ai tifosi e un’altra B2 intollerabile

Morale a terra, tifosi delusi, Playoff regalati. La stagione della Viola rischia di finire male. E un'altra B Interregionale sarebbe intollerabile

Ma che cos’è successo alla Viola? Ce lo chiedono in tanti, se lo chiedono in tanti. L’interrogativo è di quelli da sfera di cristallo, oracolo, psicologo se preferite. Come può una squadra da 16 vittorie in 16 partite ritrovarsi quasi fuori dai Playoff? La risposta sfugge alle letture più semplici e superficiali. È una crisi che parte da lontano, dalle prime settimane del nuovo anno, insinuatasi lentamente: qualche muso lungo, vittorie in rimonta diventate poi strane sconfitte, primi campanelli d’allarme silenziati dalla posizione in classifica. Poi il ko di Fernandez, il mercato complicato, l’inizio del crollo e il disastro ai Play-In.

La Viola ha ricevuto i Playoff in regalo da Bisceglie, vincitrice su Matera mentre la Viola annaspava ad Avellino conquistando un insperato overtime nel quale ha alzato comunque bandiera bianca. Fra i tifosi serpeggia tanta delusione. Sembrano passati anni da “Aundi imu sunamu“. La Viola oggi ha la chitarra scordata e si dimentica lo spartito. Si finisce a fare i solisti e la band si scioglie. Forse a dar più fastidio è proprio questo: vedere che in campo c’è difficoltà, nervosismo, una difesa che funziona a intermittenza e un attacco che fa enorme fatica a costruire, prima ancora che a finalizzare.

Di chi è la colpa? Non di Traore…

Facciamo il gioco delle colpe. E facciamo il primo nome: Sadio Soumaila Traore. Ecco, lui non ha colpe. E smettetela anche di dargliele. Traore è il parafulmine della Viola perchè viaggia a una media di 1 punto e 1.3 rimbalzi a partita, fa qualche errore grossolano e tira con il 30% da 2 e il 14.3% (perchè contro Monopoli gli è entrata una tripla con rimbalzo sul ferro a dir poco fortunata, altrimenti sarebbe uno 0%, come ai liberi). Vedere il ragazzo che resta a terra dopo un canestro facile sbagliato e Idiaru che lo deve scuotere faccia a faccia, mentre Avellino riparte e segna una tripla, la dice lunga sul momento dei reggini. Fa comodo attaccarlo, fischiarlo, chiederne il cambio.

Traore Viola
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Ma cambiamo prospettiva. Traore chi l’ha scelto? Il GM Vita ha fatto un ottimo lavoro in estate, l’unico che non ha reso come ci si aspettava è stato Ivanaj. Vogliamo trovare il pelo nell’uovo? Qualche giocatore esperto (anche in là con l’età) e smaliziato, abituato a campionati di vertice e magari a categorie superiori, avrebbe fatto parecchio comodo in campo e nello spogliatoio. Nel mercato di riparazione, invece, le cose non sono andate altrettanto bene. L’infortunio di Fernandez ha scombinato i piani, sono arrivati in 4, complice l’addio di Ivanaj:

  • Boniciolli non ha ancora le qualità per fare il play titolare (infatti è stato promosso Bangu, atletico e difensivo, non di certo un passatore vicino al livello di Manu);
  • Dell’Anna ha fatto la differenza nelle prime gare, poi si è spento lentamente, soprattutto da 3 (gira a 1.8 triple a partita, per essere uno specialista è un po’ poco);
  • Stamatis è arrivato ritardo di condizione, ha talento, ma probabilmente non è il tipo di giocatore (soprattutto in difesa) che si adatta al gioco di coach Cadeo, diciamo che ci si aspettava potesse portare un bel po’ di punti extra e cacciare le castagne dal fuoco quando le cose non andavano per il verso giusto. Fin qui, in lento miglioramento, troppo lento;
  • e Traore… 

A proposito: chi lo fa giocare Traore? Nella Viola ci sono 11 giocatori senior, uno deve restare fuori a giro. Traore fa parte di questo gruppo, ha giocato 9 partite. Le ultime due è rimasto fuori Cessel, giocatore spesso dominante nella scorsa stagione, decisamente meno quest’anno, ma che merita sicuramente più spazio e fiducia. Coach Cadeo, timoniere navigato, fa le sue valutazioni e le sue scelte guardando i ragazzi in settimana. Ma Traore continua a esserci. Evidentemente il ragazzo dà garanzie, almeno in allenamento… o c’è dell’altro?

Coach Giulio Cadeo
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

La squadra e le risposte da dare ai tifosi

Gli interrogativi dei tifosi della Viola sono tanti. Il più grande è: ma come stiamo giocando? La difesa, a tratti, funziona ancora, seppur Stamatis non sia propriamente il massimo e perdere l’energia di Bangu con la ‘second unit’ sia un peccato. In attacco c’è da mettersi le mani nei capelli. Peggiorati i numeri dei 5 che risentono della mancanza dell’asse play-pivot con Fernandez. Poca lucidità, timore di prendersi qualche tiro e voglia di prendersene troppi. Le percentuali da 3 punti nei Play-In si assestano al 26%, diventato 22% nelle ultime 4 sconfitte consecutive.

A proposito di sconfitte: sono 8 i ko nella seconda fase della stagione al netto di 4 sole vittorie arrivate contro Bari, Brindisi (2) e Molfetta, le ultime 3 della classifica, le uniche che hanno vinto meno della Viola, rispettivamente 2, 1 e 3 partite, 2 delle quali proprio contro i neroarancio (Bari e Molfetta).

Uchenna Ani
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Si può approcciare una gara da dentro o fuori, come quella contro Avellino, in quel modo? Ci si giocava tutto, contro una squadra già qualificata e con metà del pubblico già al “Partenio” per festeggiare la promozione in B dell’Avellino Calcio. Eppure, la Viola è andata sotto tutta la partita, nervosa (Ani ha sorpreso anche il telecronista avellinese per i suoi gesti di stizza continui), ha ripreso il match per i capelli con un buzzer beater di Idiaru e poi si è arresa all’overtime. Avrebbe meritato l’eliminazione, come qualsiasi squadra che da 1ª in classifica finisce 8ª e perde anche l’ultima gara da dentro o fuori. Matera ha fatto peggio.

Sono Playoff, ma viene da chiedersi: la Viola li voleva davvero questi Playoff? Da come è stata giocata la postseason sembra di no. La sconfitta a Bari, già fuori dai giochi, non si spiega. Bisceglie, dopo aver fatto 90 punti all’andata, è stata avanti per 3 quarti al ritorno. Monopoli ha dominato al PalaCalafiore iniziando sul +23 il 4° periodo di totale garbage time.

A Monopoli non saranno contenti di aver pescato la Viola? Fosse la “vera Viola”, saremmo anche d’accordo. Ma questa Viola sembra aver perso l’anima e il sorriso, insieme al fattore campo in tutti i Playoff (l’eventuale Gara-3 si giocherà sempre fuori, ndr). Quantomeno, eliminare la favorita Monopoli sarebbe una grande iniezione di energia in un gruppo che ne avrebbe tanto bisogno. Due gare per dare una sterzata.

L’ultimo interrogativo riguarda proprio il gruppo ed è più un check generale. Capitan Simonetti, promosso di grado dopo l’infortunio di Fernadnez, ce la mette tutta; Ani e Idiaru sono i termometri offensivo e difensivo della squadra, anche quelli caratteriali, le vittorie passano da loro; Bangu porta tanta energia ma ha anche molti limiti, seppur gli si possa dire poco; Paulinus ha le sue lune: a volte decisivo, altri indisponente, come contro Bisceglie, quando è uscito nervoso verso gli spogliatoi, discutendo con Simonetti a distanza. Intorno poco altro. 

Ilario Simonetti
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Un’altra B Interregionale sarebbe intollerabile

La formula dei Playoff non aiuta, lo sappiamo da tempo. Proprio per questo serviva fare il possibile per staccare l’unico pass per lasciarsi alle spalle una categoria che alla Viola non compete. La B Interregionale è il punto più basso toccato dalla Viola nella sua storia dai tempi della fondazione. Lo è perchè è arrivata sul campo, retrocedendo due anni fa. E se l’anno scorso è stato l’anno della ripartenza, dell’entusiasmo, questo doveva (deve… dovrebbe?) essere l’anno della promozione, quello in cui capitalizzare l’incremento di pubblico della prima parte di stagione, complici le difficoltà della Reggina di questi anni e tanta gente che si è riappassionata al basket.

Lo stesso discorso che su StrettoWeb facciamo da due anni con la Reggina, vale anche per la Viola: la quarta serie e Reggio Calabria non hanno nulla in comune. Non ci si può accontentare di ‘averci provato’ in B Interregionale, quando in passato hai festeggiato la promozione in Serie A, hai scoperto Ginobili, hai scartato Ben Wallace perchè ancora grezzo, ammirato fior fior di campioni e respirato l’aria dei Playoff Scudetto. No, non è tollerabile.

Tifosi Viola
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Servono più soldi? Bene, allora ipotizzare un cambio ai vertici della società non deve essere un tabù. Carmelo Laganà è un uomo, prima ancora che un presidente, dai valori straordinari e ci mette sempre la faccia, anche nelle difficoltà. Lo abbiamo visto asciugare il parquet, suonare il tamburo e organizzare la ‘curva’ come un capo ultras. Se oggi la Viola esiste è soprattutto grazie a lui. Però più di questo non può fare.

Resti presidente onorario, a rappresentare i valori della Viola, al fianco di qualcuno con una disponibilità economica maggiore che permetta il salto di categoria e possa dare continuità a un progetto gode di una storia blasonata e un palazzetto da Serie A. È arrivato il momento in cui la Viola scelga cosa vuole essere: l’avversaria di Marigliano e Castanea in quarta serie o una delle grandi piazze del basket italiano.