Sabina Radu, 40 anni, a cui è stata diagnosticata la SLA alcuni anni fa, vive a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, dimostrando grande coraggio e determinazione in una malattia che provoca tanta sofferenza. In una lettera ha voluto ringraziare una persona molto cara per Sabina, Mina Raso, autore della raccolta di poesia dal titolo “Piogge di Versi”. “Cara Mina, desidero – dal profondo del cuore e pubblicamente – congratularmi per questa preziosa pubblicazione. Si tratta di un libro che é certamente capace di farsi spazio nell’animo di quanti lo leggeranno, in modo particolare di coloro che saranno disposti ad aprirsi alla ricerca di un valorizzante senso dell’esperienza interiore”, scrive Sabina Radu.
“Un’opera che sa dinamicamente intrecciare riflessione e sentimento, contribuendo a illuminare la dimensione – che si rivela essere spesso complessa – dell’esistenza. Ti esprimo allo stesso tempo il più vivo sentimento di gratitudine, perché con le poesie che hai voluto dedicarmi hai saputo cogliere la mia sofferenza, riuscendo in modo particolare a darle voce con una sensibilità del tutto rara. Nei tuoi versi infatti mi sono pienamente riconosciuta, sentendo che il mio dolore non è più solo, ma empaticamente condiviso e pienamente compreso. Grazie ancora, dunque, per aver trasformato un’emozione così profonda in versi capaci di toccare l’anima, non solo mia, ma anche quella delle innumerevoli persone che vivono la medesima condizione. Concludo, esprimendo l’auspicio che la tua straordinaria sensibilità possa estendersi anche alla politica, un ambito – ti assicuro – che avrebbe tanto bisogno di uno sguardo solidale come il tuo”, conclude Sabina.
La poesia di Sabina Ionela Radu
Letto di spine (Sabina)
Guardo il soffitto
e ripenso a quando,
dopo aver lavorato tanto,
il mio unico pensiero
era quello di raggiungere il letto
e buttarmici sopra pensando:
“Non voglio alzarmi mai più!”
Tornassi indietro…
non esprimerei quel desiderio…
Da anni ormai sono qui,
su questo letto che non è più comodo,
ma un giaciglio di spine,
me lo avevano detto che qui sarei arrivata
e ci sarei rimasta,
ma in fondo, in fondo non ci credevo.
Pensavo che ci avrei messo tempo, tanto tempo,
prima di finire nel letto di spine.
E invece no.
Ci sono arrivata in fretta…
e ci sono rimasta.
All’inizio mi sono adattata,
a muovermi in modo diverso,
a mangiare in modo diverso,
poi… basta.
Semplicemente basta.
Il rumore del respiratore
ha preso il posto delle parole,
le mani di altri
hanno preso il posto
delle mie mani e dei miei piedi.
Non posso regalare loro
neppure un sorriso,
solo con gli occhi
cerco di ringraziare
chi lotta per me,
chi cerca di allontanare
le spine da questo letto,
ben sapendo che è una battaglia persa,
perché quando il letto di spine arriva…
rimane.
Tra l’indifferenza della gente,
che si allontana sempre di più
da chi mi ama,
tra l’amore che circonda me
e la solitudine sempre più
grande di chi mi sta accanto,
tra le mie lacrime silenziose
e sorrisi che non posso più donare,
e rimangono impigliati
tra le spine di questo letto.