San Luca, Bombino: “lo Stato e la retorica da palcoscenico”

Il docente dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria, il Prof. Giuseppe Bombino, fa un'analisi sulla situazione che sta vivendo San Luca

Il docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, il Prof. Giuseppe Bombino, fa un’analisi sulla situazione che sta vivendo San Luca. “Sant’Iddio, devo essere rimasto troppo indietro se, frammezzo ai molti pensieri di questi giorni, mi ritrovo sul mio tavolo quadrato ancora queste pagine. Non il centesimo, e neanche il millesimo io sono tra gli intellettuali; semmai l’ultimo della classifica, se proprio voleste definirmi tale. Ma i meridionalisti di fine Ottocento e quelli del primo cinquantennio del Novecento li conosco bene. Eccome! Li ho letti, li ho studiati, fino al nostro Pasquino Crupi. Eppure, laddove non ci riuscirono neanche gli antimeridionalisti ad “infettare” la questione meridionale, per farla diventare questione criminale, vi provvede lo Stato, ancora una volta”, rimarca Bombino.

“Io non mi consegno alla logica apparente”

Io non mi consegno alla “logica apparente”. Non ce la faccio a semplificare; non riesco a mettere il Popolo, la ‘ndrangheta, la Storia, gli Scrittori, le Madri e Figli e le Madonne in un unico recinto. Ma come fate voi …? Come ci siete riusciti? Ve lo di co io, mentre tengo la penna in una mano, e nell’altra il bastone di legno di gelso, ben curvato e coi nodi imbruniti, che mi fu regalato in Aspromonte. Voi applicate la “logica apparente” dei parlatori di teatro. È una logica di palcoscenico, e resiste fino a che l’orrenda commedia non è terminata. Funziona così: si annunciano tre allusioni, si aggiungono due colpe per traslocazione cromosomica e quattro peccati per vicinanza di sangue, e la rappresentazione, magicamente, postula una dimostrazione convincente”, sottolinea Bombino.

“La realtà vera rimane fuori”

“E noi? Noi vediamo riprodotte le proiezioni della realtà, le sue ombre, ma non la realtà. Insomma, è un giuoco di luci per mostrare al pubblico ciò che vuole vedere. Un giuoco, nuovo e vecchio, che vuole formare un animo collettivo che guardi a quella realtà aspettata, creata parola per parola, raccontata da abili banditori. E la realtà vera? Essa rimane fuori, sullo sfondo lontano, incompresa per scelta, elusa d’ufficio, rimandata. E, quando il pubblico si sarà avveduto, gli attori, ormai, saranno lontani, come maghi che si procurano da vivere fabbricando tradimenti, burocrati che gonfiano le loro carriere recitando copioni di quinto ordine. Ma è proprio qui, dico io, la dichiarazione di impotenza, del fallimento dello Stato: la volontà di ingigantire il dramma mentre con la chiusura del sipario si promette di sanarlo”, spiega Bombino.

“Quante generazioni dura questo peccato?”

“Siamo tutti infettati, noi che abbiamo il sangue di Ulisse mentitore, che discendiamo da quelli che con l’inganno fecero cadere le mura di Troia. Diteci ora: quante generazioni dura questo peccato? E quanta lontana deve essere la stirpe del sangue per dirci purificati? Sant’Iddio, devo essere rimasto troppo indietro se, frammezzo ai pesanti pensieri di questi giorni, mi ritrovo sul mio tavolo quadrato la lista di Oskar Schindler“, conclude Bombino.