Il prossimo 5 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Il ruolo della Chiesa nei Fatti di Reggio del 1970”. L’incontro, organizzato dal sodalizio culturale reggino, registra la presenza, in qualità di gradito ospite, del Monsignor Antonino Denisi (Decano del Capitolo Metropolitano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova). Continua la programmazione in remoto del Circolo Culturale “L’Agorà con un nuovo incontro che dà inizio ad una serie di appuntamenti relativi ai “fatti del ‘70”. A far data dal 2000, in occasione del trentennale della Rivolta di Reggio, il sodalizio culturale reggino si è reso promotore di diversi momenti di riflessione su tale periodo storico, proponendo un ciclo di incontri aventi come tema “Reggio 1970-2000: trent’anni dopo” ed in quella occasione scaturì l’idea del museo della Rivolta, successivamente altri incontri sono stati organizzati dal Circolo Culturale “L’Agorà.
Momento riflessione
Ogni incontro organizzato dal sodalizio culturale reggina, sul tema in argomento, rappresenta un momento di riflessione, tenuto conto anche della presenza di svariate scuole di pensiero sul tema in argomento. Sin dal 1948, inizia la protesta per il capoluogo: i Consigli Provinciali e Comunali di Catanzaro e di Cosenza in data 11 ottobre, all’ordine del giorno dicono « … si affermava che Reggio non aveva alcun requisito per essere designata come sede di uffici regionali … ». Comitati di cittadini sorsero sin da allora in difesa di tale diritto, accogliendo esponenti di tutti gli schieramenti politici che si riunirono in un’assemblea di sindaci della provincia reggina, convocata nella sede del Comune capoluogo, in data 21 ottobre (da notare che già in data 31 dicembre dell’anno precedente vi era stata un’altra assemblea presieduta dall’avvocato Malavenda nel salone dell’Amministrazione Provinciale della città dello Stretto) per difenderne la causa.Il 14 luglio del 1970, scoppiava in riva allo Stretto, nella parte più meridionale della Penisola italiana, la rivolta urbana più lunga del novecento nel vecchio continente europeo. Durante i moti i partiti si divisero, anche al loro interno.
La DC locale (guidata dal sindaco Pietro Battaglia che, pur prendendo le distanze dalle forme di violenza, aveva infiammato gli animi con il suo Rapporto alla città) sosteneva la causa di Reggio capoluogo. Il PSI e il suo segretario nazionale, Giacomo Mancini, insieme al democristiano Riccardo Misasi, entrambi di Cosenza, avevano supportato la “designazione” di Catanzaro e venivano accusati di tradimento dai rivoltosi perché considerati gli ispiratori dello “scippo”. Per il PCI e la CGIL i moti erano populisti e fascisti. Per questo le sedi del partito e del sindacato vennero prese d’assalto e, per difenderle, dirigenti e militanti le presidiano giorno e notte, a rischio della loro vita.
Pietro Ingrao, durante un comizio in città, subì una dura contestazione. Importante il ruolo svolto, inoltre, dalla Chiesa reggina che con i suoi esponenti evitò che la situazione degenerasse sfociando in un bagno di sangue. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 5 marzo.




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