Reggio Calabria e il “ruolo della Chiesa nei moti del ‘70”: storia e aneddoti | VIDEO

I risultati ed il video della conversazione avente come tema "Il ruolo della Chiesa nei Fatti di Reggio del ‘70”, a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”

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Si è svolta nella giornata di mercoledì 5 marzo la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Il ruolo della Chiesa nei Fatti di Reggio del ‘70”. Nel 1970 nascono in Italia le Regioni, organi del decentramento politico e amministrativo già previsti nella Costituzione. Dopo mesi di discussione si decide che il capoluogo della Regione Calabria sarà Catanzaro e non Reggio Calabria, come tutti i reggini si aspettavano. E’ la scintilla che fa scoppiare una delle rivolte urbane più violente e più lunghe dell’Italia repubblicana. Il professor Ernesto Galli della Loggia e Paolo Mieli ripercorrono le fasi cruciali della rivolta di Reggio Calabria. Il sindaco di Reggio, il democristiano Pietro Battaglia, si pone alla testa di un movimento popolare per Reggio capoluogo.

Viene proclamato uno sciopero generale della città a partire dal 14 luglio 1970. La gente scende in piazza, ma la risposta delle forze dell’ordine è di dura repressione. Per giorni la città è devastata da scontri e distruzioni. Ci sono anche morti, feriti e tantissimi arresti. Importante il ruolo svolto, inoltre, dalla Chiesa reggina con a capo l’arcivescovo monsignor Giovanni Ferro che, tra polemiche e feroci attacchi, difese la protesta per il capoluogo, adoperandosi allo stesso tempo per alleviare le sofferenze dei cittadini e calmare gli animi dei più esagitati. ‘Le storiche e dolorose giornate di Reggio per la difesa di incontestabili diritti’. Così titolava L’Avvenire di Calabria sul numero del 25 luglio 1970, il primo all’indomani dello scoppio dei Moti di Reggio che descrive analiticamente quanto stava accadendo in città.

Il cronista Piero Ravenna riavvolge il nastro con una testimonianza giorno per giorno. Il 13 luglio è il giorno di Catanzaro capoluogo: alle 10 ‘si svolge la prima riunione popolare cui partecipa una strabocchevole folla’ a cui, però, non partecipano i consiglieri regionali reggini. Un preludio a quanto accadrà il giorno dopo: ‘Uffici, negozi, banche sono chiusi; da Piazza Garibaldi parte un corteo che si ferma a Piazza Italia dove il sindaco Battaglia ribadisce il diritto di Reggio ad essere il capoluogo della Calabria’. Soltanto monsignor Ferro e diversi sacerdoti “di piazza” come don Nunnari e don Spinelli evitarono che la situazione degenerasse. Se la Rivolta di Reggio non si è trasformata in un bagno di sangue, lo si deve solo alla Chiesa reggina.

Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione, organizzata del sodalizio culturale reggino. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 5 marzo. La manifestazione, organizzata dall’Associazione reggina, ha registrato la presenza, in qualità di gradito ospite, del Monsignor Antonino Denisi (Decano del Capitolo Metropolitano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova).

Chi è Monsignor Antonino Denisi

Nato a Reggio Calabria il 12 febbraio 1931, primo di cinque figli di Paolo Denisi e Margherita Loddo, ha conseguito la licenza ginnasiale al Seminario arcivescovile di Reggio Calabria. Dopo il triennio liceale-filosofico presso il Seminario Pontificio Pio XI, ha conseguito la laurea nelle scienze sacre presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale San Luigi di Napoli, discutendo la tesi di dottorato su “L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto. Arcivescovo di Reggio Calabria (1594-1638)”. È stato ordinato sacerdote il 21 settembre 1953 nella Cattedrale di Reggio Calabria da Monsignor Giovanni Ferro. Gran parte del suo ministero è trascorso svolgendo le mansioni di segretario particolare di Monsignor Aurelio Sorrentino, prima a Potenza dal 1967 al 1977, e poi a Reggio Calabria dal 1977 al 1990.

Dal 1991 è canonico del Capitolo Metropolitano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova col titolo di Arcidiacono. E proprio a Potenza ebbe a conoscere Emilio Colombo, e successivamente a confrontarsi anche con i tanti reggini che vennero processati in quella Città a seguito di quel che avvenne a Reggio Calabria durante i “Fatti del ‘70”.

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