La mortalità per insufficienza renale acuta legata alla sepsi rimane alta con 5mila decessi su circa 20mila casi l’anno soltanto in Sicilia, oltre ad essere la prima causa di morte al mondo nelle terapie intensive. Un problema che stimola i nefrologi, e non solo, ad approfondire le criticità e a porre soluzioni attraverso nuove terapie ma anche frontiere scientifiche. Il gruppo di progetto “Aki” (‘Acute kidney injury’), della società italiana di nefrologia, in collaborazione con l’unità di nefrologia e eialisi dell’Azienda ospedaliera Papardo, riunirà venerdì e sabato prossimi, all’hotel Royal i più illustri specialisti ed esperti del campo per fare un punto sull’ “Aki”, condizione che determina spesso la morte per pazienti in area critica, a volte associata sia alla sepsi che a patologie multiorgano.
E’ prevista la partecipazione di un centinaio di medici tra relatori provenienti da varie città italiane, opinion leader sul tema, e partecipanti. “É indispensabile concentrarsi sull’importanza del corretto timing di inizio della terapia extracorporea e quale scegliere tra le diverse tecniche disponibili – spiega Paolo Monardo, direttore dell’unità di nefrologia e dialisi del Papardo e responsabile scientifico del congresso – e anche quale filtro utilizzare, cercando di personalizzare il più possibile la terapia dialitica e le altre terapie associate. Infatti, nonostante i numerosi progressi in campo diagnostico e terapeutico e le numerose evidenze scientifiche disponibili, molti sono ancora i punti da definire e discutere. Non si può prescindere dal lavoro in multidisciplinarietà, ma la presenza di uno stato settico peggiora notevolmente la prognosi dell’Aki e rende indispensabile la collaborazione tra nefrologi, infettivologi, rianimatori, intensivisti e cardiochirurghi“, conclude Monardo.