Il giornalista di Cosenza è un pluripregiudicato, fermato dalla Polizia perchè non ha voluto mostrare i documenti. E i comunisti gridano al “governo fascista”…

I giornali di sinistra come Repubblica e Fanpage, e il partito politico di estrema sinistra AVS provano a montare un caso sul fermo del giornalista Gabriele Carchidi a Cosenza. Ma dicono il falso e non raccontano la verità
StrettoWeb

Monta il “grande scandalo” e rimbalzano sui social le immagini del giornalista Gabriele Carchidi, titolare del controverso blog Iacchitè noto per raccontare quotidianamente storie false e inventate contro imprenditori, politici, magistrati. Carchidi nei giorni scorsi è stato fermato e portato in Questura dagli agenti della Polizia a Cosenza. Ad alimentare il caso sono i giornali di sinistra come Repubblica e Fanpage, e il partito politico di estrema sinistra AVS: i comunisti cercano di speculare su un banalissimo episodio in cui le forze dell’ordine hanno fatto egregiamente il loro lavoro, alimentando la stucchevole retorica del “governo Meloni fascista“. E ovviamente lo fanno raccontando il falso.

Carchidi, infatti, è stato fermato e portato correttamente in Questura perchè si è rifiutato – per l’ennesima volta – di mostrare i documenti ad un posto di blocco. Gli agenti della Polizia si trovavano in una zona di Cosenza nota per lo spaccio quando, incrociando casualmente Carchidi, gli hanno chiesto i documenti come fanno quotidianamente con centinaia di cittadini. Carchidi, però, si è opposto, non ha consegnato i documenti e ha fatto resistenza. A quel punto è stato fermato e portato in Questura per l’identificazione, come le forze dell’ordine sono tenute a fare: sarebbe stato molto grave se lo avessero lasciato andare via senza fermarlo. Carchidi, inoltre, ha fatto resistenza ai pubblici ufficiali e adesso rischia una pesante denuncia. Che sarebbe l’ennesima.

Si tratta di un pluripregiudicato, tanto che basta scrivere il suo nome su Google per leggere tutte le condanne che ha avuto per aver diffamato centinaia di persone. Eclatante il caso di Monsignor Nunnari, contro cui aveva avviato una campagna di odio. Ma le condanne sono numerose. Il noto giornalista Lino Polimeni, in un recente video, ha raccontato molto bene chi è il soggetto in questione spiegando come soltanto presso il Tribunale di Cosenza risultano essere stati iscritti ben 291 procedimenti a carico di Carchidi, con 198 istanze di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ovviamente siamo tutti molto sensibili al tema della libertà di stampa. Ma siamo anche tutti consapevoli del fatto che essere giornalisti non significa avere l’immunità e poter scavalcare le regole. Anche i giornalisti, se fermati per strada dalle forze dell’ordine, devono farsi identificare e consegnare i documenti, come tutti gli altri professionisti e come tutti gli altri cittadini. E anche i giornalisti, se non consegnano i documenti e si oppongono alle legittime richieste delle forze dell’ordine, vengono fermati, portati in Questura, denunciati, se è il caso arrestati. Essere giornalista non significa poter fare ciò che ci pare.

Stucchevole quello che scrive oggi in un comunicato stampa il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto del Senato. Comunista napoletano, De Cristofaro capovolge i fatti e ribalta la realtà scrivendo che “Il clima di crescente repressione e controllo che si sta diffondendo nel Paese è allarmante. L’episodio avvenuto ieri a Cosenza nei confronti del direttore del blog ‘Lacchitè’, Gabriele Carchidi, rappresenta un grave campanello d’allarme per lo stato della libertà di informazione in Italia. Il giornalista è stato fermato per un controllo, gettato a terra e ammanettato da quattro agenti della Polizia di Stato mentre passeggiava per le vie della città: una scena che, documentata in un video, solleva seri interrogativi sul rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie costituzionali. Con la destra al governo si respira un clima pesante e di controllo, e la prossima approvazione del ddl Sicurezza aggraverà la situazione. Presenterò un’interrogazione urgente al Ministro Piantedosi per sapere i motivi di questo fermo, per fare piena luce sulla vicenda e che siano accertate eventuali responsabilità. Episodi come questo non possono e non devono diventare la norma“.

L’esponente comunista aggiunge che “I giornalisti, soprattutto quelli che conducono inchieste scomode, devono poter lavorare senza timore di abusi o ritorsioni. Il DDL Sicurezza di prossima approvazione rischia di aggravare ulteriormente la situazione, perché contiene norme securitarie che mettono a rischio il diritto di manifestare, la libertà di stampa e le più elementari garanzie costituzionali. Non è possibile che questo Paese sia diventato un porto franco per i torturatori libici e un pericolo per le libertà fondamentali dei cittadini. Ci opponiamo a qualsiasi deriva autoritaria e difendiamo con fermezza i principi dello Stato di diritto. La libertà di stampa è un pilastro essenziale della nostra democrazia

Insomma, per i comunisti le “notizie false” diventano “inchieste scomode“, e la realtà di un pluripregiudicato che si rifiuta di presentare i documenti ad un posto di blocco dovrebbe essere “tutelato“, insinuando il dubbio che sia stato fermato per altri motivi riconducibili alla “libertà di stampa“. E invece se Carchidi avesse consegnato i documenti, i poliziotti avrebbero controllati come fanno ogni giorno con ognuno di noi e non sarebbe successo niente.

Menomale, invece, che a Cosenza così come nel resto d’Italia ci sono ancora poliziotti che fanno il loro dovere, nonostante vengano etichettati come pericolosi squadristi e guadagnino uno stipendio misero per garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Gli unici a meritare vicinanza e solidarietà per questo episodio sono loro, mentre la CGIL organizza addirittura manifestazioni di piazza per il pluripregiudicato calpestando per l’ennesima volta i principi e i valori su cui si fonda uno Stato di Diritto. Che probabilmente loro vorrebbero trasformarsi in una giungla di inciviltà e anarchia.

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