Non è un volo pindarico se nei propri desideri, anzi progetti concreti e con cognizione di causa, ci si proietta verso la Caput Mundi o Città Eterna. Il bar – gelateria – pasticceria “Caramona” fondato addirittura nel 1884, nonché attrattiva del centro urbano di Messina per i suoi squisiti caffè, granite con brioche ed aperitivi diurni e serali nel tragitto principale che è il Viale San Martino, sta seriamente considerando l’idea di salutare quella sede tanto amata, esplorando nuovi orizzonti e lidi che prendono di mira la capitale d’Italia oppure il Nord d’Italia. Quel punto di ritrovo per tante generazioni dell’Area Metropolitana dello Stretto si è trasformato in un contenitore di prelibatezze, come sempre e comunque, che tentenna nelle vendite e sta soffrendo una riduzione nelle vendite giornaliere. Ma la voglia di investire su questo ramo d’azienda (ristorazione, arte gelatiera e pasticcera e somministrazione bevande) da parte della famiglia Colosi non si è per nulla affievolita, anzi si cerca un’opzione per tamponare e ribaltare il crollo del commercio e risalire la china. A svelarlo in esclusiva, in un servizio video, a StrettoWeb è l’amministratore della società del gruppo Emilio Andaloro che, in effetti, aveva fatto trapelare l’intenzione di chiudere l’attività per molteplici ragioni, legate al comune di Messina ma non si era sbilanciato MAI così esplicitamente e senza filtri.
Il cardine della gestione è la famiglia Colosi con l’imprenditore – patron da cui è iniziato tutto è Gianfranco Colosi che abbiamo intervistato e che dopo anni ha trasferito il testimone ai suoi figli Simona e Giorgio. L’ambizione dei titolari e del patron “emerito” Gianfranco sarebbe riportare la piazza dei consumi all’epoca d’oro di una cittadinanza che, forse, spendeva di più o che poteva permettersi di non badare al portafoglio, se degustare colazione e apericena fuori di casa. Ma al di là delle possibilità economiche del singolo e delle famiglie e delle numerose comitive, c’è una analisi da fare sul perché molti esercizi commerciali, soprattutto ricadenti lungo il viale San Martino, siano già falliti o si trovino e versino in una condizione di difficoltà. Noi abbiamo intrapreso l’inchiesta con le voci del comprensorio (esperti e residenti e turisti) e l’assessore alle Attività produttive del Comune Massimo Finocchiaro e stiamo proseguendo con le associazioni di categoria e gli enti competenti.
La stessa società di “Casaramona”, mediante una confessione di Gianfranco Colosi, ci illustra che il cambiamento della viabilità con l’integrazione di isola pedonale permanente nella parte bassa del viale, di piste ciclabili e parcheggi di interscambio più distanti con la diminuzione dei parcheggi nelle vie limitrofe, ha provocato un distacco e una dispersione dal centro. Il risultato: una quota sempre minore di persone che frequentano il proprio bar, malgrado la qualità di prodotti si mantenga altissima. Il messaggio da far passare, secondo Gianfranco Colosi, “non è essere contrari alle misure di un territorio sostenibile con l’implementazione dei mezzi pubblici bensì disciplinare meglio il transito o esaminare con indagini di mercato cosa sia meglio e cosa funzioni per questa popolazione e per chi ci lavora, oltre a viverci. Occorre credere nell’evoluzione del sistema Città Smart ma forse questa comunità ancora non è pronta”. E poi il carico da novanta arriva con il suo sfogo quando spiega: “Possiamo metterci qui una intera giornata ad osservare quanti monopattini e quante biciclette transitano per comprendere che la cifra è irrisoria e quelli che passano rischiano incidenti negli incroci con altre vie, forse, per un tracciato che non è stato disegnato e realizzato al meglio”. Del resto, le critiche sulle piste ciclabili e i cordoli sono fioccate nelle scorse settimane e ancora sono accese tra le associazioni dei commercianti e gli stessi automobilisti e centauri.
Casaramona nasce con la famiglia omonima due secoli fa per poi nel 1992 andare in fallimento quando i fitti erano troppo onerosi (un’analogia con i nostri giorni) e corrispondevano a 10 milioni di lire al mese. A quel tempo, è intervenuta la curatela fallimentare che stava per riconsegnare ai proprietari; successivamente, con una procedura che portò alla vendita all’asta, il locale si salvò con la società CIPR grazie all’amministratore Paolo Pino e ad approdare a questa attività sono stati lo storico Gianfranco Colosi e il dott. Benedetto Rizzo (anche marito della farmacista Brancato). Così, l’esercizio ha ottenuto una nuova vita, senza essere smantellato. Un ulteriore periodo senza Colosi e il suo socio è stato un po’ altalenante mentre Colosi senior torna fisicamente sul luogo cinque anni fa, riavvicinandosi quando ha visto le botteghe nuovamente sgombre per riaffittarle. Il passaggio di questa nuova era per lui è basilare, in quanto ha voluto i suoi figli al comando della gestione. Certamente, il costo della locazione è sempre incredibilmente alto attestandosi sui 5mila euro al mese, aggiungendo anche le somme delle utenze che ondeggiano da 3500 a 4mila euro (ma non scendono) al mese, più i contributi da erogare al personale.
“Quanto dovremmo guadagnare al mese – tuona tra lo sconsolato e il rassegnato Gianfranco Colosi -. Noi non ci siamo mai persi d’animo, anzi stiamo lavorando per spostarci di molti chilometri, come suggerito anche dal nostro amministratore Andaloro, braccio destro ed amico”. La bontà del ragionamento è pari alla bontà del menù offerto nel ritrovo. Dai meravigliosi cocktails preparati dal bartender Santino Cucinotta al banco ai manicaretti del pasticciere, gelatiere e rosticciere Gaetano Costa che governa la cucina e i lavoratori con il sostegno dei suoi aiutanti. Per apericena o per il brunch da lavoro, ci si può sbizzarrire in questo locale dagli involtini di melanzane a quelli di peperoni dai piatti freddi al fast break di mezzogiorno dove si può assaggiare anche il riso alla marinara insieme ad altri gettonati primi piatti e secondi. Provare per credere, comunque più in là vi faremo conoscere le decisioni e i programmi in quel di Roma e altre mete.










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