“Museo del Male”. Falcomatà, l’arte dell’incoerenza: oggi si prende i meriti, 10 anni fa firmava lo stop

Falcomatà annuncia trionfante l'inizio dei lavori del Museo del Mare, l'opera che lui stesso ha fermato nel 2015. Quando l'incoerenza diventa opera d'arte

Meglio tardi che mai. Reggio Calabria è la città simbolo di questo adagio, nella quale tempistiche e promesse non hanno data di scadenza e vengono, sempre e comunque, giustificate dal fatto una volta compiuto. Che vuoi che siano 10 anni di attesa per il Museo del Mare… l’importante è che si faccia.

Per carità. Si tratta di un’opera straordinaria, presentata trionfalmente sotto l’Amministrazione Scopelliti, divenuta simbolo del famoso “Modello Reggio” nonostante sia, in pratica, immaginaria. Ne è rimasto il sogno, l’idea che troverà concretezza a partire dal 22 febbraio 2025, 10 anno dopo, con l’inizio dei lavori. E il sindaco Falcomatà dopo aver bloccato l’opera nel 2015, oggi sta cercando (chi lo avrebbe mai detto…) anche di prendersene i meriti.

Il Museo del Mare a Reggio Calabria: l’annuncio di Falcomatà

Ci siamo! Quello che per anni è stato solo un bellissimo render, a breve sarà realtà! Il sogno di Zaha Hadid si concretizzerà il prossimo 22 febbraio con la posa della prima pietra del Museo del Mare“. Inizia così l’annuncio social di Falcomatà che parla di “un bellissimo render“, riuscendo nell’impresa di lanciare una frecciatina a se stesso. Il progetto è rimasto, fin qui, astratto perchè è stato lo stesso Falcomatà a bloccarlo nel 2015 negando il “sogno di Zaha Hadid“, architetto che ha realizzato il progetto, morta nel 2016 senza vedere nemmeno l’inizio dei lavori.

In questi anni abbiamo lavorato tanto per individuare una linea di finanziamento sicura, grazie al Ministero della Cultura che nel 2021 ha inserito l’opera tra i 14 attrattori culturali a livello nazionale per 53 milioni, che negli anni sono diventati 61 milioni, e raddoppiare le risorse nel 2024, con la programmazione Pn Metro Plus, per ulteriori 60 milioni di fondi europei. Complessivamente adesso lo stanziamento è di 121 milioni di euro, il più alto mai destinato a Reggio nella storia della Città. E servirà a realizzare la più grande e più bella opera del Mezzogiorno d’Italia, tra le più importanti in Europa e nel Mediterraneo“. Un lavoro straordinario, senza alcun dubbio, necessario dopo aver scelto deliberatamente di definanziare l’opera rinunciando ai 72 milioni (Decreto Reggio e PISU) già stanziati.

“Museo del Male”: l’arte dell’incoerenza (de) libera

Nei giorni scorsi abbiamo consegnato definitivamente le aree all’impresa, la Cobar Spa, e tra qualche settimana, tutti insieme, daremo il via al cantiere, che avrà un’importante ricaduta culturale ed economica sul territorio e che sarà anche un luogo di visita per studenti, ricercatori, giovani architetti ed ingegneri.

Sarà un’opera straordinaria, la ciliegina sulla torta per una città, proiettata al futuro, che in questi anni è cambiata tanto. Dieci anni fa Reggio abbiamo iniziato una scalata che sembrava impossibile, adesso siamo ad un passo dalla vetta e dobbiamo continuare a salire insieme. E poi dalla cima goderci lo spettacolo e guardare all’orizzonte il prossimo traguardo“. La parte finale dell’annuncio è un’opera d’arte da inquadrare nella corrente “incoerentista” nella quale Falcomatà è artista apicale.

Il sindaco parla di “importante ricaduta economica sul territorio” utile per turisti, studenti, ricercatori. Sottolinea come 10 anni fa abbia “iniziato una scalata che sembrava impossibile” e afferma, come un novello Reinhold Messner di essere “a un passo dalla vetta“. Sarà che l’aria rarefatta durante la scalata gli avrà dato alla testa. Nella delibera del 9 giugno 2015, firmata dallo stesso Giuseppe Falcomatà, eletto come sindaco pochi mesi prima, viene imposto lo stop al Museo del Mare in quanto “non rientra più negli obiettivi strategici prioritari“.

La stessa persona che ha posto il veto sui lavori per cancellare ogni traccia della gestione Scopelliti, oggi parla di “ciliegina sulla torta“, di progetto in grado di trascinare l’economia cittadina e volano di turismo, “la più grande e più bella opera del Mezzogiorno d’Italia, tra le più importanti in Europa e nel Mediterraneo“.

delibera Museo del Mare

Il tentativo dello studio di Zaha Hadid di far cambiare idea a Falcomatà

Lo studio di Zaha Hadid, una volta venuto a conoscenza della volontà di bloccare la realizzazione dell’opera, aveva tentato di far cambiare idea al sindaco con una lettera. Si parlava di “strategia di rilancio turistico“, di “attrarre l’interesse dei grandi vettori turistici (crocieristici e low-cost)“, di trasformare “Reggio Calabria in una capitale culturale quale possibile centro di attrazione turistico economica nello splendido scenario dello Stretto“.

Era stata tirato in ballo la società inglese “Lord Cultural Resources” che vanta collaborazioni con Centre Pompidou, Museum Du Louvre di Parigi, Tate e National Gallery di Londra, Salomon Guggenheim Foundation di New York, che aveva sottolineato l’importanza straordinaria dell’opera. Ma Falcomatà, che probabilmente avrà nel consigliere Quartuccio la sua “Lord Cultural Resources”, ha ribadito il suo no.

L’appello all’allora Premier Renzi

Oreste Romeo, nel 2016 esponente di AN, scrisse una lettera all’allora Premier Renzi chiedendo di intervenire personalmente per non perdere l’opportunità di realizzare un’opera “la cui mission prevalente è quella di esaltare il connubio tra storia e cultura, ambiente e paesaggio, mediante la messa in posa della Prima Stella Marina del Mediterraneo, con al Suo interno il Museo del Mare, dedicato alla cultura del territorio ed intitolato al reggino illustre Gianni Versace, ammirato e conosciuto nel tempo e nel mondo, è destinata a consegnare al futuro il ricco patrimonio della Storia del Sud“.

La funzione sociale e il legame con Messina ignorato

Nel 2016, l’architetto Antonella Postorino sottolineava la funzione sociale e culturale dell’intero progetto: “il Waterfront potrebbe diventare il simbolo della Città Metropolitana, rafforzerebbe anche i legami con la città di Messina, rafforzando altresì la cultura uomo-mare nella città dello Stretto. Si punta, come si vede, sulla riqualificazione del porto e della stazione centrale: si andrebbe a risanare un’area della città che viene male organizzata“.

Per poi aggiungere che “all’interno del Museo del Mediterraneo sono previste tutta una serie di attività che possono attrarre l’interesse dei giovani, che molto spesso in questa città non trovano alternative né per aggregarsi né per fare cultura. È prevista, tra le altre cose, una sala auditori, un ristorante e la sicurezza assorbirebbe almeno 20 persone“.

Falcomatà (!) diede priorità a strade e spazzatura…

Dopo aver più volte spiegato di aver dato priorità a strade e spazzatura (incredibile ma vero), emergenze che hanno fatto passare Waterfront e Museo del Mare in secondo piano, Falcomatà nel 2019, sul finire del primo mandato, si disse favorevole al progetto.

Ernesto Siclari (FdI) lo incalzò duramente: “i reggini ricorderanno bene che cinque anni or sono questi signori procedettero ad un definanziamento che sancì la sconfitta della speranza di sviluppo per questa città. Il Decreto Reggio rimodulato – e decurtato di parecchi milioni dal Governo “amico” Renzi – per fare fronte alle emergenze, alla situazione già allora catastrofica in cui si trovavano le strade cittadine, dopo due anni di inerzia assoluta di manutenzione durante il festeggiato commissariamento del Comune. Strade che, tuttavia, oggi, a fine sindacatura ed oltre, si ritrovano in condizioni ancor più gravi e di vera e propria pericolosità per l’incolumità pubblica“.

Il ponticello profetico

Nel 2021, mentre la Sinistra reggina rispolverava il progetto, Pasquale Morisani, già assessore ai Lavori Pubblici, si lanciava in una critica profetica parlando del ponticello del Calopinace: “considerato che hanno impiegato tre anni solo per appaltare cinquanta metri di ponte di collegamento dal Calopinace al Parco Lineare Sud (lavori ancora fermi), come e con che tempistica funzionerà la cabina di regia per la gestione dei Recovery Fund? Dopo gli ultimi sette anni queste forse sono domande retoriche, ma possiamo dire che il grande progetto Regium Waterfront, che tra dire e non fare ha perso dieci anni e milioni di euro, quantomeno sta riuscendo a evidenziare senza possibilità di appello il vuoto di chi continua a far finta di guidare la nostra amata città“.

Il taglio del nastro e il karma

Concludiamo con una riflessione. Il Sindaco ha commesso un errore imperdonabile: ha fatto male i calcoli. La sua Amministrazione vedrà l’inizio dei lavori ma non la fine. Falcomatà, tanto affezionato alle cerimonie di taglio del nastro, sempre in prima fila e forbici alla mano, modello Edward di Tim Burton, non potrà stare sotto i riflettori. Il voto democratico dei cittadini assegnerà questo privilegio a un nuovo sindaco, forse di destra. E il cerchio, di quanto iniziato con Scopelliti, si chiuderebbe definitivamente nel segno del karma.